10. Notte in montagna

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Appena entrarono nella stanza assegnata, David si precipitò sullo spazioso divano letto appoggiato alla parete destra. Sabrina lo seguì senza esitare. Ale si accasciò sul materasso ai piedi del letto a una piazza e mezzo che troneggiava al centro della stanza. A Rosa non rimase alcuna scelta e si adagiò, con lieve imbarazzo, sul letto principale. Ci salì sconfortata, delusa per la lontananza di David e a disagio per la centralità della sua posizione.

«Sabrina, questo posto è il tuo. Sei la cognata del padrone di casa, il letto più comodo spetta a te» provò a blandirla.

«Non preoccuparti, preferisco stare qui. Sei proprio un tesoro» ribatté secca l'amica.

Stettero qualche minuto in silenzio.

«Scusami se insisto, ma non vorrei che tua sorella vedendomi sul letto più confortevole della camera si infastidisse. So quanto ci tiene a te. Io tra l'altro non dovrei neanche essere qui.»

«Dai vieni a dormire con me, qui per terra non ci vede nessuno...» biascicò Ale.

«Sta' zitto maiale, prima che ti mandi a dormire nel cesso» intervenne David divertito.

Ale ripose con un grugnito e cominciò a russare.

Si spensero le luci e con esse il vociare dei ventitré ospiti sparpagliati per la casa. Ogni tanto si udiva un risolino, poi qualcuno seguì l'esempio di Ale e partì per il mondo dei sogni.

Scese il silenzio.

Rosa si mise in un angolino del letto. Abituata com'era a dormire in un letto singolo, non sapeva cosa farsene di tutto quello spazio. Si sforzò di non muoversi, anche se l'istinto l'avrebbe portata a rigirarsi di continuo, come avrebbe fatto in una qualunque notte insonne, ma nella stanza si sarebbero accorti della sua inquietudine e le avrebbe dato fastidio. Ascoltò il respiro degli amici, qualcun altro oltre Ale aveva ceduto al sonno. Avrebbe voluto vedere il volto di David, ma il buio era totale. Fu tentata di accendere l'abatjour accanto a lei, ma non voleva disturbare nessuno. Rimase in ascolto di quei respiri, per non lasciarsi sopraffare dall'angoscia che quel buio così profondo le trasmetteva, in attesa che il sonno avesse la meglio.

D'un tratto udì un leggero fruscio. Il suo letto dondolò appena, le lenzuola vennero scostate. Con quel buio fitto non si vedeva nulla, ma riconobbe il profumo di David.

«Com'eri sexy quando ballavi con Sabrina...» sussurrò alle sue spalle.

Poi le sfiorò i capelli.

«Volevi farmi morire» continuò.

Le sue mani dalla nuca scesero sulla schiena asciutta di Rosa, e iniziarono a carezzarla ovunque.

Rosa non capiva cosa c'entrasse Sabrina con la propria sensualità, ma smise di pensare quando David la ruotò verso di sé e cominciò a baciarla.

La baciò come Lucio non era mai stato capace di fare, e continuò a baciarla e ad accarezzarla fino all'alba, quando la voce stridula di Silvia li riportò alla realtà.

«Sveglia gente! Siamo in ritardo sulla tabella di marcia!»

Iniziò così la loro storia d'amore, avvinghiati in mezzo a un mucchio di gente, senza alcun pentimento né un briciolo di vergogna.

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