18. Nani

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Tom: «È arrivata.»

Tim: «Guarda che fiore. Chissà cosa la porta quaggiù?»

Tom: «L'amore, Tim. Guai indicibili, collega.»

Tim: «Non essere pessimista. Guardala, ha un'aria così lieve. Potrebbe essere un amore felice il suo...»

Tom: «L'amore non ti sradica dalla tua terra senza un bisogno reale. Non avrebbe potuto amarla in Italia? Cosa è tornato qui a fare?»

Tim: «Lasciamela guardare così. Addormentata e serena. Sembra un angelo. Lasciami sognare!»

Tom: «E lui? Ti sembra un angelo anche lui?»

Tim: «Se devo essere sincero, non l'ho ancora visto b...»

Tom: «Non l'hai visto bene, Tim? Sai che le bugie non sono un lusso del nostro mondo. Neanche quelle bianche.»

Tim: «E va bene l'ho visto, l'ho visto! E comunque questo è un luogo di confine, Tim. Non dimenticarlo.»

Tom: «Quindi non l'hai notato, certo. Ti sei perso quel suo sguardo torbido. Le labbra che si sforzano oltremodo di ridere per dissimulare quella specie di... ghigno.»

Tim: «Era il suo primo volo, ha sudato molto questa rosellina.»

Tom: «Lui non mi piace. Non mi piace per niente.»

Tim: «Lei mi piace moltissimo, invece.»

Tom: «Allora l'hai notato.»

Tim: «Notato cosa?»

Tom: «Hai detto: 'invece'...»

Tim: «Io? Invece? Impossibile.»

Tom: «Tim!»

Tim: «E va bene. Lo ammetto: odora di carogna. Ma lasciami riempire gli occhi di lei. Guardala, ride nel sonno. È senza dubbio una rosa

Tom: «Delle più pure. Lui invece è un grigio pericoloso.»

Tim: «Ti prego Tom, parliamone domani. Lasciami ricaricare. Lasciamela guardare.»

Tom: «Shhhhh si sta svegliando...»

Due grandi occhi grigi albeggiarono su quel viso sfiorato dalla luna. Rosa scostò con grazia il ciuffo castano dagli occhi. Li strinse per mettere a fuoco quella figura alta poco più di un metro che la fissava.

«David, cosa fai...» balbettò. «David!»

Il corridoio si illuminò quasi all'istante; poco dopo apparve una sagoma in controluce.

«Tutto bene, bambolina?»

«Chi... cosa sono quei...»

David accese le luci della camera da letto, sorrise.

«Sono solo due nani di marmo.»

Assomigliavano così tanto alle allucinazioni che la tormentavano da bambina e che la facevano svegliare di soprassalto in piena notte...

«Non li avevo notati ieri, quando siamo arrivati. Scusami.»

«Eri così impegnata a lamentarti di tutto, che non hai notato nulla. Guarda che buffo quello nel bagno, con lo sturalavandini in testa e il naso turato.»

Rosa forzò un sorriso. «Sono proprio carini, hai ragione, ma mi mettono un po' a disagio. Hanno uno sguardo inquietante, non trovi?»

Sembrava la guardassero davvero.

«Mi ci abituerò. Sono così graziosi» mentì.

Erano tali e quali a quelli che le avevano interrotto i più bei sogni fino all'adolescenza.

«Non vorrai chiedere a Paul di spostarli, mi auguro.»

«Non lo farei mai.»

Osservò il suo ragazzo, così determinato. Poi notò l'ora tarda.

«Quando vieni a letto? È la nostra seconda notte di 'nozze'» arrossì.

«Appena finisce il film, bambolina. Aspettami sveglia.»

Le strizzò l'occhio, spense prima la luce della camera da letto e poi quella del corridoio in cui si dileguò.

Quando si svegliò, ed era pieno giorno, David non era accanto a lei.

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