26. La quiete dopo la tempesta

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Tom: «Si è addormentata piangendo.»

Tim: «No, non piangeva. Era solo stanca. Ha camminato molto oggi.»

Tom: «Ti dico che piangeva.»

Tim: «Senza lacrime però.»

Tom: «Da quando c'è bisogno di lacrime per piangere? Anzi...»

Tim: «Anzi.»

Tom: «Come può continuare a fidarsi di un grigio?»

Tim: «Shhhhhhhhh»

Tom: «Shhhhhhhh»

Tim: «Credo si sia camuffato molto bene. Una rosa non abbandonerebbe tutto per uno così. Non l'ha riconosciuto.»

Tom: «Una rosa che si rispetti riconosce un grigio a un miglio di distanza!»

Tim: «Sono pur sempre umani, non dimenticarlo. E quando incappano in un sentimento così potente, i colori si confondono. Avrà trovato del rosa in quella montagna di grigio. Magari il proprio, riflesso su di lui. Te l'ho detto: non l'ha riconosciuto. Non ha molti anni ed è solo alla sua terza rinascita; è in piena formazione.»

Tom: «Dici che lo ama?»

Tim: «Certo. Sennò non si troverebbe in questo pasticcio, ma lo amerà ancora per poco. Non temere.»

Tom: «Zitto, si sta svegliando.»

Rosa guardò l'orologio con le lancette fosforescenti che portava al polso. In Italia era mezzogiorno, dunque a Los Angeles erano le tre di notte e David non era accanto a lei. Si era addormentata come sempre senza accorgersene e lui doveva essere uscito. Forse era anche già rientrato e non lo aveva sentito, in fondo i locali chiudevano alle due in California. Uscì dalla stanza così com'era andata a letto, con le mutandine e una canottiera leggera. Paul non c'era - c'era forse mai stato? - avrebbe girato per casa in assoluta libertà. Passò accanto alla sua stanza, sbirciò dentro, vide che era vuota. Andò in cucina, la luce della cappa era accesa. David doveva essere rientrato, ma non era nemmeno lì. Entrò in un soggiorno traboccante di immaginette sorridenti, ma oltre alle innumerevoli fotografie non scorse alcuna presenza. Tornò verso la sua camera da letto e notò una fioca luce proveniente dallo studio di Paul.

Spinse piano la porta.

«Bentornato, amore.»

David spense in fretta il computer.

«Pensavo dormissi. Ciao bambolina.»

Rosa avvertì gli occhi di David addosso. Percepì la sua eccitazione. Gli si avvicinò.

«Perché mi hai lasciato solo con Giselle? Mi sei mancata. Lo sai?»

Puzzava di alcool e marijuana, ma non le sembrò il momento di farglielo notare. Si lasciò baciare e condurre tra le sue braccia nella camera degli ospiti che Paul aveva messo a loro disposizione.

Il mattino dopo si svegliarono nello stesso letto.

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