27. Guerra e pace

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David si svegliò con Rosa avvinghiata al suo corpo. Ricordò che il giorno prima era tornata a casa tardi.

Quando anche lei si destò, lo trovò con gli occhi lucidi.

«Pensavo te ne fossi andata.»

«E dove? I biglietti li hai tu.»

«Vieni qua, sciocchina.»

Rosa si accovacciò sul suo petto e si lasciò avvolgere dalle sue forti braccia.

«Sono tornato» le sussurrò.

«Grazie al cielo. Mi sei mancato tanto.»

Per quanto la riguardava, avrebbero potuto ripartire da lì.

Quella sera per cena David aveva preparato, come spesso faceva, il riso allo zafferano. A sorpresa, preparò anche il dolce: il suo famoso tiramisù.

«Scusa se non so cucinare, se non so fare una lavatrice. Non ho mai vissuto senza mia madre, ha sempre pensato a tutto lei. Ecco i risultati» si giustificò.

«Sai che ti amo, bambolina. Ti insegnerò io a cucinare. In questi primi giorni di convivenza ho capito che devo avere molta pazienza con te; dovrò insegnarti così tante cose...» sorrise malizioso.

«L'unica cosa che non so fare è occuparmi delle faccende domestiche» puntualizzò. «In realtà non so neanche parlare inglese. Non vedo l'ora che arrivi lunedì per iniziare a frequentare il corso. Forse avrei già potuto andarci oggi... non ricordo più come siamo rimasti d'accordo.»

«Non mi riferivo all'inglese, non fingere di non capire. Sono ben altri gli insegnamenti a cui mi riferisco.»

«Tipo a farti i succhiotti?» rispose indicandogli quello che da qualche ora era comparso sul suo collo.

«Tipo a farti lasciare il convento immaginario che ti imprigiona, suorina del cazzo.»

«Ti detesto quando mi chiami suora!»

«Perché? Non è così? Avresti dovuto dirmelo prima di partire che avevi sposato Dio! "Questo non lo faccio, quello non lo faccio, che schifo qui, che schifo lì", ma svegliati per favore e inizia a goderti la vita.»

«Cosa diavolo avrei dovuto fare? Baciare Giselle per farti felice? Quella donna mi fa schifo, le donne mi fanno schifo, mi scoperei due uomini insieme piuttosto che baciare una donna! Invece dimmi, da quando hai questa ossessione? Non mi sembra che tu me ne abbia mai parlato prima di mettere piede in questo inferno.»

David cominciò a dirgliene di tutti i colori, ma Rosa smise di ascoltarlo. Ingurgitò il riso giallo che si freddava nel piatto - era dal giorno prima che non toccava cibo - e mentre osservava David diventare paonazzo e sbraitare, si prese anche la sua fetta di tiramisù, ostentando un'impassibilità che lo mandava sempre più in bestia.

«Matilde deve averti abituato bene a queste porcherie. Purtroppo per te, non sono lei. Mettitelo bene in testa: a me le donne non piacciono. Le sopporto a malapena come amiche, figurati se potrei mai portarmele a letto. Vedrò di trovarmi un amante nei prossimi giorni, così ti dimostrerò che non sono una suora, faccia di culo. Buona notte.»

Voltò i tacchi e andò in camera. Chiuse la porta a chiave, preparandosi a dormire sola per l'ennesima notte.

«È iniziato bene il matrimonio» sorrise amaramente.

Si spogliò, si guardò allo specchio.

«Mi basterebbe schioccare le dita per scegliere tra una fila di spasimanti» mormorò.

Guardò il nano aspettandosi una reazione. E in effetti le parve che strabuzzasse gli occhi.

«E tu dimmi, chi sei?» chiese sottovoce.

Lo baciò sulle labbra.

«Mi ha tradita, vero?»

Il nano arrossì.

«Sto impazzendo, parlo con le statue adesso.»

Rosa si appoggiò sulla montagna di cuscini che ricoprivano il letto e si addormentò.


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