11. Lucio, lo studente di architettura

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Tornata a casa, non provò alcun senso di colpa nei confronti di Lucio. Anzi, la divertiva l'idea di aver trascorso una notte tra le braccia di un altro, certa che la stessa cosa l'avesse fatta lui chissà quante volte. Era sempre stata convinta che avesse un'altra relazione in Toscana, altro che malinconia familiare. Possibile che a trent'anni fosse così legato ai suoi genitori da non rinunciare a un solo fine settimana con loro? L'estate prima si era degnato di presentarglieli, premurandosi di presentarla come 'l'amica di Milano'. I suoi genitori avevano avuto l'aria di conoscere anche l'amica di Bologna e quella di Perugia.

In quell'ultimo periodo però le sembrò che qualcosa stesse cambiando in lui. Un giorno, dopo avere trascorso la notte a vomitare a seguito di una sbronza, le aveva confessato di iniziare a desiderare di mettere su famiglia. Che l'immagine di lei incinta gli aveva alleviato il malessere procuratogli dalla nausea. Nello stesso periodo le aveva anche fatto un regalo, il primo da quando avevano iniziato a frequentarsi. Era un dono virtuale: un prototipo di blog personale sul quale avrebbe potuto scrivere tutto ciò che le passava per la mente, comprese le sue poesie. Un microscopico spazio nel mondo infinito di internet, proprio per questo intimo e tutto suo. Un posto introvabile che anche chi lo conosceva, come il suo creatore, si guardava bene dal visitare.

Così Rosa si sentì libera di scrivere in quello spazio, privatissimo e pubblico allo stesso tempo, tutto ciò che le passava per la testa, nel modo che preferiva. Pensò che proprio così doveva sentirsi una stella: persa nell'infinito, in compagnia di milioni di altre stelle, con il dono dell'invisibilità pur nella sua effettiva esistenza.

La vita sembrava procedere normale anche se ogni tanto provava uno strano sfarfallio nello stomaco. Soprattutto quando ripensava a quella notte tra le braccia di David... quanto la lusingava quel ricordo. Si sentiva così fiera di aver conquistato le attenzioni di un ragazzo così attraente, anche se solo per una notte. Anche se poi quella notte non rimase unica, ma si replicò tre, cinque, dieci notti.

Ciononostante lei aveva il suo Lucio e David la sua, seppur lontana, Matilde. Nessuno dei due chiariva la propria posizione sentimentale nei confronti dell'altro; durante i loro incontri non si parlava di amore, anche se dagli sms di David si intuiva che volesse qualcosa in più da lei. La voleva sempre più sola, sempre più sua. E in fondo anche lei sapeva che Lucio non era, né sarebbe diventato, l'uomo della sua vita, il padre dei suoi figli. Insomma, fosse andata male con David, non avrebbe certo rimpianto Lucio.

Così, un pomeriggio di metà dicembre, prese coraggio e gli parlò. Non accennò alla passione per David, non voleva umiliarlo, ma ammise di non amarlo più.

«In effetti questo rapporto non ci avrebbe portato lontano» convenne Lucio. «A dirla tutta non so nemmeno se ti ho mai amata davvero, anche se con te ci stavo bene. Mi mancherai.»

Lucio scelse di non dirle che si stava innamorando davvero di lei proprio allora. Preferì tenerlo per sé. Si congedò a testa alta, seppur a malincuore, con gli occhi umidi ma privi di risentimento.

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