4. Nel posto sbagliato.

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"Signorina Bennet, vorrei che la smettesse di distrarsi. Guardi me, non la finestra!" Mi rimproverò la professoressa di matematica. Che altro ci mancava?

"Si, scusi" Biascicai, imbarazzata.
Ovviamente, i miei compagni non poterono fare a meno di sghignazzare. Non capivo cosa ci fosse di così divertente, così, ormai sconfitta, sospirai e cercai invano di concentrarmi sulla lezione.

"Prof. cerchi di capirla, la finestra è la sua unica amica!" Sputò con cattiveria quella ragazza inspiegabilmente crudele.

Giuro, cercai di non cadere nell'ennesima trappola di Jenna, cercai di resistere, di lasciar perdere le risate che riecheggiavano nell'aula, di fingere almeno di essere forte, ma ancora una volta, non ce la feci

Mi alzai, ed uscii dall'aula, senza dire niente. Non mi importava più neanche dei richiami ripetuti della professoressa.

Entrai nel primo bagno che trovai e sciacquai il viso, con l'intento di cancellare la debolezza dipinta sul mio volto.
Presi un profondo respiro, prima di imbattermi di nuovo nel corridoio.

Non volevo ancora tornare in classe, così decisi immediatamente di svoltare verso la parte del piano opposta ad essa.

Ma le gambe si fermarono, come paralizzate, quando udii delle voci dietro l'angolo, in fondo al corridoio.

Le mie orecchie si aguzzarono per poter carpire quanto più riuscissero a sentire.
"D'accordo. Ma voglio ciò che mi spetta"
Il corpo prese a tremare quando riconobbi quella voce, come quella di Caleb Moore.

"S-si" Farfugliò un ragazzo che non conoscevo.
"Bene, perché sai cosa succede altrimenti"
"Non preoccuparti, sono di parola"
"Mi fa piacere, adesso tornatene in classe"
Ringhiò infine.

Santo Cielo, dovevo andarmene immediatamente.

Feci per voltarmi, ma il mio telefono squillò, segnalando l'arrivo di una notifica. Perfetto. Avevo scordato di impostare il silenzioso.

Chiusi gli occhi, e senza avere neanche il tempo per accorgermene, sentii una mano chiudersi attorno al mio polso.

Quel corpo imponente, mi spinse contro la parete, portando le mie mani ai lati della mia testa.
"Che cazzo stavi facendo qui dietro, eh?"
"I-io niente, v-volevo solo tornare in c-classe"  Balbettai impaurita.
"Ah sì? Non mi sembra che ci siano delle aule qui" constatò con un tono saccente.

"Ascoltami bene, non ti conosco, non so cosa trovi Dylan in te, ma una cosa è certa: gli impiccioni mi stanno sui coglioni. Per cui fatti i cazzi tuoi, intesi?"
Annuii flebilmente.
Non avrei avuto il coraggio di contraddirlo. Ancor meno dopo quanto Chloe mi aveva raccontato.

Si allontanò di colpo, lasciandomi libero il passaggio. Senza neanche guardarlo,  tornai in fretta in classe, con il corpo che ancora tremava.

***

"Kylie, che ti prende? Sei strana"
"Sono solo stanca, Chloe" Mentii.
"Mhm, non dovresti essere stanca. Stasera andiamo ad una festa!"
Mi ricordò entusiasta. Giusto, la festa.

"Ecco, io non me la sento, credo che resterò..." non ebbi il tempo di terminare.
"Non se ne parla, abbiamo fatto un patto, ricordi?"
Aveva ragione, lei mi aveva confessato ciò che sapeva, e non sarebbe stato corretto da parte mia, non rispettare la promessa fatta.

"Va bene"
Un enorme sorriso si allargò sul suo volto. "Perfetto. Alle nove, io e Dylan passiamo a prenderti" Mi informò eccitata.
"Ah, quasi dimenticavo...vestiti bene, ti prego" Annuii, ma non avrei indossato niente di speciale come invece mi aveva chiesto. La salutai ed entrai in casa.

Con mia somma sorpresa, trovai mio padre seduto sul divano, ad attendermi.
"Kylie, sei tornata." constatò impassibile.
"Già" Feci per andarmene ma la sua voce arrestò i miei passi.

"Oggi, non avevo molto da fare a lavoro, pensavo di mangiare qualcosa insieme stasera" Mi voltai lentamente verso di lui. "Mi dispiace, non sarò qui per cena. Sono ad una festa" Lo informai, poco felice.

"Una festa? Non credevo ti piacesse questo genere di serate" ricordò sorpreso.
"Infatti non mi piace, ma Chloe ci tiene molto" gli spiegai, con tono basso.
"D'accordo, non fare tardi"
Annuii e iniziai a salire le scale che portavano al piano superiore.

Decisi di fare una doccia, mi avrebbe aiutato a smaltire la tensione accumulata in quella giornata. Quella festa non ci voleva proprio, volevo soltanto rilassarmi. Uscii dal box, e mi guardai allo specchio.
Non avevo un bel aspetto, i miei occhi celesti erano spenti e assonati, ma decisi di sorvolare.

Aspettai circa un altro paio d'ore prima di iniziarmi a preparare, sapevo che non avrei avuto bisogno di molto tempo.

Chloe, intanto, mi aveva mandato decine di messaggi nei quali mi chiedeva consigli su cosa indossare.

Io mi ero limitata a dirle che le stavano bene tutti, dal primo a l'ultimo ed era vero, anche se lei si ostinava a non credermi. Non me ne intendevo molto, ma era una bella ragazza, e sarebbe stata bene anche con un sacco della spazzatura.

Aprii l'armadio, e tirai fuori un semplice vestitino blu notte.
Era uno dei pochi che possedevo, lo avevo indossato soltanto una o due volte.
Lo infilai, andava bene così.

Dopo un quarto d'ora, sentii il campanello di casa suonare. Salutai frettolosamente mio padre ed uscii fuori.

La macchina di Dylan mi stava aspettando.

La tempesta che mi ha travolto.Where stories live. Discover now