76. Cuori che tremano.

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Riaprii lentamente gli occhi, nel buio di quella fredda mattina invernale. Dovevo aver dormito un paio d'ore, non di più.
Diedi un'occhiata alla parte destra del letto, non sorprendendomi affatto di trovarla vuota.
Caleb non era riuscito a chiudere occhio.

Mi alzai a fatica, ancora scombussolata dalla nottata insonne, e soprattutto dagli eventi accaduti meno di ventiquattr'ore prima.

Con addosso una maglia bianca di Caleb ed un paio di pantaloncini sportivi, uscii dalla camera da letto e mi recai a piccoli passi nella zona giorno.

"Bret" esclamai, quando mi accorsi della sua presenza dietro il bancone della cucina.
"Buongiorno"
accennai un sorriso mesto, mentre, tristemente, prendevo consapevolezza dell'assenza di Caleb in casa.

"Dovrebbe tornare da poco. Aveva delle questioni da sbrigare" mi informò Bret, cogliendo al volo il motivo della delusione che mi aveva dipinto il volto.
"Che tipo di questioni?" chiesi, con un sopracciglio inarcato.
"Ne so praticamente quanto te, ma credo si tratti di qualcosa che ha a che fare con il fratello di Aron" Sospirai, portandomi nervosamente una mano alla fronte.

"Santo cielo, ha intenzione di peggiorare ulteriormente le cose?!" si strinse nelle spalle.
"Sai come è fatto. Quando si mette in testa una cosa, non dà ascolto a nessuno" riempii le guance d'aria nervosamente.
"Volevo accompagnarlo, ma mi ha letteralmente ordinato di restare qui ed aspettare il tuo risveglio"
annuii, divorata da ansia e paura.

"Chloe è stata davvero male" mi confessò, dopo qualche minuto di silenzio.
"Mi dispiace così tanto" mormorai sincera. Avrei tanto voluto abbracciarla. "Tranquilla, adesso sta decisamente meglio" mi rasserenò.
"Bene, è la cosa più importante"

In quel momento, la porta dell'appartamento si aprì.

"Cal" mi catapultai all'ingresso, assicurandomi che stesse bene. "Buongiorno" esordì, rubandomi un bacio a stampo.

"Dove sei stato?" chiesi, senza alcuna esitazione.
"Dalla famiglia di Aron"
strabuzzai gli occhi.
"Sei impazzito? Che accidenti è successo?" Ero in pieno delirio.
"Volevo solo chiudere questa storia" affermò, con tono pacato.

"Ho parlato con sua moglie e suo fratello" aggrottai la fronte.
"Dannazione, non dirmi che ti sei davvero rivolto a Bryan! Quel tipo è pericoloso" scosse la testa.
"Bryan non era davvero suo fratello, ma soltanto un ragazzo indebitato con lui. Ha semplicemente fatto tutto ciò che Aron gli ha chiesto per ripagarlo e adesso che quest'ultimo è morto, sembra sparito dalla circolazione" spiegò.

"In quanto alla famiglia, ho lasciato loro una discreta somma di denaro per andare avanti. Ho pensato che aiutarli in qualche modo avrebbe potuto alleggerire il peso che ho sulla coscienza" cinsi le mie braccia attorno alla sua schiena, stringendolo più forte che potevo.
"Poteva succederti qualcosa" mormorai, con la guancia premuta contro il suo petto.

"Va tutto bene, Ky. Non devi preoccuparti per me" soffiò al mio orecchio, procurandomi una scia di brividi sulla schiena.
"Dobbiamo andare a casa, per prendere le tue cose" disse, allontanandosi leggermente così da poter guardarmi direttamente negli occhi.

"Starai qui per un po'. È sicuramente più sicuro. Potrebbero sapere che quella è la casa di tuo padre e compiere qualche gesto inaspettato" annuii pensierosa.
In pochi giorni, ero passata dall'essere una studentessa come altre, ad una sorta di fuggitiva in pericolo di vita, figlia di un padre assassino.
Così assurdo da non sembrare vero.

Salutammo Bret, e dopo essermi cambiata i vestiti, raggiungemmo la casa a bordo dell'auto di Caleb.

"Che cazzo succede?" Frenò di colpo la macchina, una centinaia di metri prima del vialetto che conduceva alla mia abitazione.

La tempesta che mi ha travolto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora