53. Protettore e professore.

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"O mio Dio!" Strillò Chloe, attirando l'attenzione dei presenti.
"Altro che santarellina!"
Distolsi lo sguardo imbarazzata.
"È successo tutto in modo naturale..." farfugliai.

Non stavo mentendo, era stato spontaneo per me abbandonarmi al tocco delle sue mani su parti che nessun altro aveva mai sfiorato.

"Chi lo avrebbe mai detto? Il bad boy della scuola, che da anni ignora qualsiasi ragazza non intenzionata al sesso, adesso se la fa con la mia migliore amica?" Suonava strano, molto strano.
"Sono meravigliata quanto te, ma non sono così sicura di interessargli quanto sembra" scosse la testa.

"Caleb è sempre stato uno stronzo con il sesso femminile, e per quanto la cosa possa piacermi o meno, so per certo che non ha mai guardato nessuna come guarda te" arrossii al sol pensiero che forse anche lui potesse provare qualcosa per me.

In ogni caso, sapevo bene che sarei dovuta restare con i piedi per terra per non ritrovarmi con le gambe spezzate in un futuro non molto lontano.

"Vorrei che ti piacesse anche solo un po'" il suo sguardo si addolcì.
"Se ti rende felice , allora tutto il resto non conta" le sorrisi.
"E adesso è meglio che vada"
inarcai un sopracciglio confusa, ma la risposta alla mia perplessità arrivò non appena mi voltai.

Caleb stava venendo nella mia direzione. Presi un respiro profondo, ma evidentemente non servì, perché la figura di Jenna si interpose tra noi.
"Caleb" squittì.
Ero abbastanza vicina da poter sentire.

"Non ho tempo per le stronzate"
Replicò quest'ultimo, sospirando rumorosamente.
"Non è una stronzata" promise lei.
"È solo che da quando non ci vediamo più, mi sento così triste"
Caleb scosse la testa con un sorriso sconsolato stampato sulle labbra.
Ormai quasi tutti i ragazzi nel cortile stavano ascoltando la conversazione.

"È che vorrei che ci frequentassimo ancora, come facevamo un tempo" sussurrò, posando le mani seducenti sul suo busto.

Mi morsi un labbro, nervosa.
Ero gelosa, in un modo incontrollabile.

Cal, portò bruscamente le dita di Jenna lontane dal suo corpo.
Poi incrociò il mio sguardo per attimi che sembrarono infiniti.

"È per quella là?" Scattò lei, voltandosi nella mia direzione. Deglutii.

"Non dirmi davvero che non scopi più con nessuno per colpa di quella troietta?" Sgranai gli occhi. Avevo sentito bene?

Il suo braccio venne afferrato con forza dalla mano nel moro.

Era arrivato anche Bret, che confuso e preoccupato assisteva alla scena.

"Ascoltami bene" il suo sguardo sarebbe bastato ad incenerirla, ma quella volta Caleb non sembrava disposto a restare in silenzio. 

"Dalle un'altra volta della troia e giuro che qui, davanti all'intera scuola, dirò cose così sporche e squallide di te, che nessuno, e giuro nessuno, riuscirà più a guardarti senza provare disgusto"
Il volto di Jenna assunse il colore del latte. Era sbigottita.

"Caleb, basta così" Intervenne Bret, allontanandolo da lei.
Il cuore mi batteva a mille.
La situazione mi aveva scossa, ma dall'altro lato, non riuscivo a non pensare al modo in cui mi aveva difesa, a quello che aveva detto.

Davvero non era più stato con nessuna?

Caleb si liberò dalla presa dell'amico, rivolgendosi verso di me.

"Ti accompagno a casa, lontano da questa gente di merda" non ebbi il tempo di rispondere: mi trascinò con sé, ed io non battei ciglio.

Lo avrei seguito in ogni dove, se solo me lo avesse chiesto.

"Ti ringrazio per quello che hai fatto" esordii, salendo in macchina.
"Non devi ringraziarmi, nessuno può permettersi di chiamarti in quel modo, nessuno. Capito?" Annuii, mordicchiandomi l'interno guancia. "Neanche una delle tante ragazzine come lei in cerca delle attenzioni che non le vengono date" aggiunse.

"Domandina!" Inarcò un sopracciglio, ridacchiando.
"Con quante ragazze sei andato a letto?" Fece le spallucce.
"È difficile dirlo, sarebbe impossibile ricordarle tutte" alzai le mani in segno di resa. "Ok ok, Latin lover"

"È forse colpa mia se faccio questo effetto alle ragazze?" Si inumidì il labbro e mi resi conto ancora una volta di quanto quell'effetto lo conoscessi bene.
"A cosa stai pensando?" Chiese con un sorriso malizioso.
"Ehm niente" Farfugliai imbarazzata.

"Tranquilla, non c'è bisogno che tu me lo dica, ormai mi sembra abbastanza chiaro che abbia colpito anche te"

"No no, io...cioè è ovvio che tu sia particolarmente sexy ma questo non vuol dir..." La sua risata risuonò nell'abitacolo.

"Maledetta lingua, perché non stai al tuo posto?" sussurrai tra me e me. Evidentemente tra noi, visto che, dal modo in cui mi aveva guardata, lo aveva sentito anche lui.

Scoppiai a ridere anch'io, tra il divertimento e la disperazione.
"Sexy?" Tossicchiai in preda al panico. "Mhm sì...insomma adesso non montarti troppo la testa" borbottai.
"Chissà quante altre te lo avranno già detto poi" schioccò la lingua contro il palato, fermandosi davanti casa.

"Sentirlo uscire dalle tue labbra..." ammiccò "È un'altra cosa"
Cercai di placare il calore che premeva contro le mie guance, inutilmente.

"Oh cavolo"

"Che c'è?"

"Domani ho il compito di fisica" sbuffai.
"Non ho capito un dannato accidente!"
Mi portai la mano alla fronte, piagnucolando.

"Posso darti una mano" affermò serio. Sollevai lo sguardo confusa.
"Ti intendi di fisica?"
"Mi intendo di molte cose"
Sì, quel ragazzo era la perfezione fattasi uomo.
"Non vorrei rubarti troppo tempo" scosse la testa.
"Non importa. Di solito sono io quello che ruba" Alzai gli occhi al cielo, sorridendo.

"Allora approfitterò della tua gentilezza.
A casa non c'è nessuno, possiamo stare tranquilli"

"Bene, perché sappi che sarò molto severo"

La tempesta che mi ha travolto.Where stories live. Discover now