41. Le labbra da dipendenza.

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Caleb's pov.

Il film, per mia fortuna, era finito e Jacob si era già rintanato in camera con la bionda coscia lunga. Non avevo ancora sentito niente, nessun rumore provenire dalla sua stanza e ciò mi fece sperare che le mie parole fossero state ascoltate.

"Che hai intenzione di fare?" Domandò Bret, indicando la ragazza al mio fianco. Se ne stava rannicchiata in un angolo del divano, con le ginocchia piegate contro il petto così da sembrare ancora più piccola.

Le labbra rosee erano divise da una piccola fessura dalla quale fuoriuscivano leggeri respiri, e la guancia destra era schiacciata contro il divano.
Tutto ciò le conferiva un'aria così angelica che dovetti rimpiangere maledettamente l'istante in cui la mia bocca da diavolo si era posata sulla sua.

"La porto nella stanza vuota, suo padre non c'è" fece un'incomprensibile smorfia per poi aprire una bottiglia di birra. "Come se il padre fosse il problema..." aggrottai la fronte.

"L'hai baciata?" Distolsi lo sguardo. "Certo che lo hai fatto, eri sopra di lei, cazzo" sospirai.
"Non ho voglia di ascoltare ancora una volta le tue raccomandazioni da vecchio saggio" alzò gli occhi al cielo.

"Dovevi essere a lavoro, ed invece ti troviamo qui, insieme a lei. Non lo hai mai fatto" scossi la testa, stufo.
"E allora? Che importanza ha?" replicai. "Sai che non sono stupido. Ho visto come la guardi" insistette.

"Ma qual'è il tuo problema?" Sbottai. "Quel che faccio con Kylie non ti riguarda" aggiunsi innervosito.
"È vero, forse dovrei sbattermene, ma sei il mio migliore amico, e tengo a te così come tengo a Kylie, se ti dico tutto questo è solo perché non voglio che vi facciate del male"

Troppo tardi ormai.

Tacqui, non volevo che la conversazione proseguisse oltre.
"Avete venduto qualcosa?" Domandai, dopo qualche istante di silenzio.
"Poco, cavolo, molto poco"
Mi passai una mano tra i capelli.

"Il locale ha imposto delle nuove regole, dicono che la polizia abbia richiesto anche l'installazione di alcune telecamere lungo il perimetro, tutto ciò è alquanto strano" socchiusi gli occhi.

"Pezzi di merda" ringhiai.
"Qualcuno ha fatto una soffiata! Vogliono spostare l'attenzione su di loro, e la zona nuova" Mi massaggiai nervosamente le tempie.

"Dovremmo dirlo a tuo padre, stanno rompendo gli equilibri accordati" Annuii, la situazione andava risolta, con le buone o con le cattive.
"Ne riparliamo domani mattina, adesso andiamo a dormire" mi diede una pacca sulla spalla per poi ritirarsi in camera sua.

Mi voltai verso Kylie, sperando non si fosse svegliata, ma a quanto pare la ragazza aveva il sonno pesante.
Raggiunsi il divano e la sollevai con poco sforzo.

Inutile dire, che nel tragitto fino alla stanza, il mio sguardo cadde più volte sulla sua gonna di jeans, risalita lungo le cosce snelle e lisce.

Dio solo sapeva le cose che avrei voluto fare con quelle gambe, cazzo.

La posai sul letto e decisi che avrebbe potuto dormire anche così vestita, non l'avrei toccata senza il suo permesso, mai.

La coprii con una leggera coperta e la guardai un ultima volta.
Quelle labbra stavano diventando un problema, un problema serio.

E non serviva negarlo ormai, baciarle, era stato l'errore più grande che avessi fatto, l'inizio di una dipendenza dalla quale non mi sarei liberato facilmente. 

Potevo anche dirlo davanti a lei, che erano solo stupidi baci, ma gli altri, paragonati, non valevano niente, ed io questo lo sapevo bene.

Ero un coglione sì, ma lei era così vicina, così bella, ed io così affamato, da non riuscire a fermarmi.

No, non potevo più sbagliare, quello sarebbe stato l'ultimo, dovevo mettermelo in testa.

***

Quando mi svegliai di soprassalto, l'orologio segnava circa le sei del mattino. Avrei preferito di gran lunga dormire qualche ora in più, ma anche quella notte, i demoni avevano deciso di non lasciarmi andare.

Mi alzai dal letto, e mi diressi in cucina, avevo bisogno di bere dell'acqua.

Aprii il frigorifero, e solo allora mi accorsi dell'arrivo di Kylie.
Mi guardò con i capelli scompigliati e lo sguardo assonnato.

"Mi dispiace davvero, avresti potuto svegliarmi, sarei tornata a casa" farfugliò, strofinandosi gli occhi.
"Non importa, tranquilla"

Mi voltai, ed le sue guance assunsero il colore di un pomodoro, quando realizzò che addosso avevo solo un paio di boxer.
Sul mio volto si formò un sorriso malizioso.

"Se continui così mi consumi" la schernii. Sbatté le palpebre ripetutamente.
"Ehm no io non..." si interruppe, scuotendo la testa.

"In ogni caso, ti ringrazio davvero, per avermi fatta dormire qui" afferrai i jeans appoggiati sul divano.
"Mi vesto e andiamo" dissi e lei annuì.

Indossai i vestiti e rapidamente lasciammo l'appartamento, senza proferire parola.
Ero nervoso, molto e questo doveva averlo notato anche lei dal modo in cui mi guardava di sottecchi.

"Io non ho molta fretta, se vuoi posso offrirti qualcosa per colazione intendo" esordì, scendendo le scale di corsa, nel tentativo di rimanere al mio passo.
Pressai le labbra tra loro.

"Ho da fare" risposi freddo.
Avevo bisogno di riflettere, e la sua presenza non mi avrebbe aiutato.

Salimmo in auto.
"Oh capisco" mormorò in tono dispiaciuto.
"Ma non ti ruberei molto tempo, un quarto d'ora soltanto" aggiunse con un mezzo e dolce sorriso.

"Ti ho già detto che non posso" ribadii. "Che ti prende adesso?" Domandò, voltandosi verso di me.
"Niente, non mi prende niente, ti sto solo rispondendo" replicai, alzando il tono.

"Non c'è bisogno che tu sfoghi la tua rabbia su di me, volevo soltanto trovare un modo di ringraziarti" continuò.

"Ed hai rotto il cazzo, ok? Tutti questi ringraziamenti non servono" proruppi.

Quelle furono le ultime parole che ci scambiammo, prima di separarci nell'ombra del silenzio.

Promesso.

Ti trascino con me,
e non so come fermarmi,
Quel bacio è stato soltanto
l'ennesimo dei miei sbagli.
Non potevo più sbagliare
doveva essere l'ultimo,
ma mi sbagliavo già,
nel dire che sarebbe stato l'unico.
Quelle labbra, cazzo,
mi mettono alla prova,
ogni volta che ti avvicini
la sfida si rinnova.
È che sei bella da fare male,
La tua bellezza è illegale,
ma non meriti questo,
Non puoi finirci di mezzo.
Ti salverò piccola,
già te l'ho detto,
Non mi seguirai all'inferno,
ormai l'ho promesso.

La tempesta che mi ha travolto.Where stories live. Discover now