39. L'ennesima fuga a due.

14.7K 434 86
                                    

Caleb's pov.

"È parecchia roba!" Esclamò Jacob, osservando i due zaini che avevo riposto nel furgone.
"Proprio per questo, niente deve andare storto"  Ribadii ancora una volta.

"Dietro il Lion's pub, ci aspettano da giorni, non sarà difficile vendere" replicò con una punta d'eccitazione.
"O forse si sta spargendo la voce che la piazza vicino al bosco è tornata zona di spaccio" strinsi con forza le mani al volante.

"Non devi preoccuparti per quello, la nostra clientela non ci abbandonerà" non risposi. Niente era certo.

"Bret mi ha detto cosa ha combinato quella Jenna" I nervi si scaldarono.
"Ha dei fottuti problemi" Asserii a denti stretti.

"Te la saresti presa così tanto se il cellulare fosse stato di qualsiasi altra ragazza della scuola?" Frenai bruscamente, davanti all'appartamento. "Tu e il tuo amico avete rotto il cazzo con queste insinuazioni" Palesai, alzando il tono della voce.
"Non ti scaldare, sei stato...gentile" lo guardai in cagnesco.

"Gentile?" Scoppiò a ridere.
"Un colpo basso per un uomo virile come te?" Respirai profondamente ed uscii dal furgone.

Gentile, era l'ultimo degli aggettivi che mi avrebbero mai attribuito.

***

Guidai fino al pub, con la testa sul punto di scoppiare. Continuavo a ripetermi che sarei dovuto rimanere concentrato sul lavoro, ma era difficile con mille pensieri per la mente.

Non avevo idea di cosa fosse successo quel giorno a scuola, ma la verità era che a me non importava altro che sapere cosa avesse fatto nel frattempo la piccola impicciona.

Il suo essere, a mio parere, così incapace di difendersi mi mandava in bestia.

Me lo chiedevo spesso, perché mai il destino avesse deciso di abbandonarla in un mondo in cui la bontà a stento poteva essere considerata un pregio.

Sapeva di Melanie, per questo aveva detto quelle cose.

Mi destabilizzavano.

Lei, con le sue maledette parole, era la più letale delle armi.

Occhi come mirino puntato dritto al petto, lettere come munizioni, bocca come grilletto.

Scesi dall'auto ed entrai nel locale ignorando la fila alle mie spalle.
Trovare Jacob e Bret in mezzo a quella bolgia di gente non sarebbe stato facile.

Mi guardai intorno e quando i miei occhi caddero su uno dei tavoli del pub, le mie mani si strinsero in due pugni serrati.

Cosa cazzo ci facevano insieme?

Il petto iniziò a sgonfiarsi in modo irregolare.

Dylan, quell'idiota, le diceva qualcosa con un mezzo sorriso sulle labbra, mentre lei ascoltava distratta, concentrandosi più sulle patatine avanzate che sulle sue parole.

Mi sedetti al bancone. La ricerca dei miei due compagni era passata in secondo piano.

Accesi una sigaretta, e la portai alla bocca. Quel bastardo doveva averla convinta con qualche stronzata.
La osservai dire qualcosa, per poi alzarsi.

Senza pensare, gettai la sigaretta, e la seguii. In poche falcate mi portai alle sue spalle, e la afferrai per un braccio, non molto delicatamente.
Il suo busto ruotò scontrandosi con il mio.

"Cal" mi accigliai.
"Cal?" Abbassò lo sguardo.
"Mi è uscito così" rispose imbarazzata. "Non male"

"Non sei venuto oggi" mi ricordò.
"Perché sei con lui?" il mio volto assunse tutt'altra espressione.
"Mi ha chiesto di poter rimediare"
Sorrisi amaramente.

"Non hai capito niente di lui" sentenziai.
"Può darsi, ma a te che importa?"

"Andiamocene di qui"

Iniziai a spostarmi rapidamente tra la gente, con la presa salda sul suo polso.

Il fatto che lei si lasciasse trascinare dalle mie follie era ancora più preoccupante dei miei comportamenti.

"Entra dentro" le ordinai quando raggiungemmo la macchina nel parcheggio.
"Non posso" alzai gli occhi al cielo.
"Mi starà aspettando, non posso andarmene così senza dire niente" farfugliò.

Mi avvicinai, portandomi a pochi centimetri dal suo viso.
"Sappiamo entrambi che non te ne frega un cazzo di quello dice" si mordicchiò un labbro, confermando silenziosamente quanto avevo affermato.

Aprii la portiera dell'auto.
"Prego" le indicai platealmente il sedile. Lei sospirò ma alla fine cedette ed io corsi a mettere in moto prima che potesse pentirsene.

"E togliti quell'espressione soddisfatta dalla faccia" borbottò, facendomi sorridere.

"Dove stiamo andando?"
Domandò incuriosita.
"Non lo so'" Si voltò lentamente nella mia direzione ma non disse niente.
Lo sguardo preoccupato parlava da sé.

"Gira e rigira finiamo sempre insieme" mormorò accennando un sorriso.
Aveva ragione, ma per quanto mi riguardava, non sapevo se vederla come una cosa così positiva o meno.

A dire il vero, mi sentivo un coglione.
Le avevo chiesto ancora una volta di venire con me, di scappare con me, quando io ero il primo a ripetermi quanto cazzo fosse sbagliato.

Afferrai il cellulare dalla tasca, sentendo uno squillo rimbombare nell'abitacolo.
Il nome di Bret lampeggiava sul display.

"Pronto" gli occhi di Kylie scattarono rapidi ed ansiosi sul mio profilo.
"Dove diavolo ti sei cacciato?" Sospirai. "Siete abbastanza svegli da riuscire a vendere qualche bustina anche senza di me" Mi voltai verso la ragazza al mio fianco, solo per gustarmi il suo viso divenire sempre più bianco.

"Di' a Kylie che Dylan la sta cercando" mi guardò con occhi sbarrati e le mani disperate tra i capelli. Non avevo impostato il viva voce, ma il silenzio creato era tale da consentirle di sentire la conversazione.
"Perché pensi che sia con me?"

"Perché non è la prima volta che sparite e sparite insieme" Nessuno dei due fiatò.
"Ci vediamo dopo" terminai alla svelta la chiamata.

"Siamo arrivati comunque"
Si guardò intorno.
"E...dove siamo?" Domandò spaesata.

"A casa, a casa mia."

La tempesta che mi ha travolto.Where stories live. Discover now