19. Non aver dimenticato.

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Caleb's pov.

Mi staccai bruscamente dalla ragazza avvinghiata al mio collo, quando la porta del bagno si aprì.

Sollevai lo sguardo, e non riuscii a trattenere le risate, quando vidi le guance di una moretta ormai conosciuta diventare sempre più rosse.

"I-io...scusate" Balbettò imbarazzata fino alle punte dei capelli.
Si voltò, intenzionata ad andarsene, ma il mio braccio fu più veloce ad afferrarle il polso.

Che stavo facendo?

Con un cenno della testa, invitai la bionda ad andarsene, e questa, senza farselo ripetere due volte, corse via, con il viso in fiamme.

"Non volevo disturbarti"
Mormorò Kylie, riavviandosi una ciocca dei capelli castani dietro l'orecchio.
"Ah si? Pensavo volessi unirti a noi!" Sghignazzai, facendo spalancare la sua bocca.

"Perché hai detto quella cosa prima?" Domandò poi, torturandosi un labbro.
"A cosa ti riferisci?"
Mi avvicinai ulteriormente a lei, fingendo di non sapere ciò di cui stesse parlando. Sentii il suo respiro farsi pesante.

"Si insomma, a quello che hai detto a Dylan, riguardo la scorsa settimana" Biascicò, distogliendo lo sguardo.
"Avevo voglia di farlo" risposi soltanto.

Freddo e conciso, come sempre.

Alzò lo sguardo, immergendolo nel mio, ed io mi presi qualche secondo per scrutare i suoi occhi, incredibilmente luminosi.

Erano di un colore simile al mio, ma i suoi erano il cielo sereno, ed i miei il mare in tempesta.

***

"Sei pronto?"
Mi chiese Jacob, uscendo dall'edificio.
Non risposi. Non avevamo tempo da perdere. Sbloccai l'auto e salii a bordo di essa.

"Si può sapere perché sei così nervoso?" Sbottò d'un tratto sedendosi al mio fianco.
"Ho solo evitato di rispondere ad una domanda inutile" Borbottai, mettendo in moto.

Sperai di averlo zittito definitivamente, ma riuscii a tenere la sua bocca chiusa solo per cinque miseri minuti.

"Hai risolto con quella ragazzina?"
Mantenni lo sguardo sulla strada.
"Non è mai stato un problema"
La sua testa scattò nella mia direzione.
"Bé, non direi! Ci ha visto mentre massacravamo di botte lo stronzo e non solo" Sospirai pesantemente.

"Ti ho già detto che non ci darà nessun fastidio. Pur volendo, non ne sarebbe capace" La mia bocca si allargò in un sorriso amaro. Bastava guardarla per capire quanto potesse essere innocua.

"D'accordo" Mormorò poco convinto, prima di mettere i piedi fuori dall'auto. "Andiamo"
In pochi secondi fummo all'interno del palazzo grigio che si innalzava imponente davanti a i nostri occhi.

Posto di merda.

Salii le scale, gradino per gradino,
fin quando non mi ritrovai difronte la porta dell'ufficio che m'interessava.
Entrai senza curarmi di bussare.

"Eccovi"
Esclamò mio padre, non appena ci vide. "Sedetevi" Jacob si accomodò su una delle poltroncine davanti alla scrivania, mentre io rimasi in piedi, con le braccia incrociate al petto, guadagnandomi così un'occhiata torva che ignorai tranquillamente.

"Mi hanno detto che c'è stato uno scontro, pochi giorni fa" Inziò, schiarendosi la voce. "Di che si tratta?"

"È tutto risolto" Affermai deciso.
"Cosa doveva essere risolto, Caleb?"
incalzò, con un sopracciglio inarcato.
"Non è successo niente di importante. Alcuni uomini di Gloomy, ubriachi, sono venuti nel nostro pub" Risposi con tono piatto.
"Ed hanno alzato le mani.
Ma sono sicuro che stiano peggio di noi, adesso" Aggiunse Jacob, soddisfatto.

"Questa volta vi è andata bene, ma potrebbe non andarlo la prossima. Non deve più succedere una cosa del genere." Affermò con fare autoritario. Poi i suoi occhi si posarono sui lividi che contornavano il mio viso.
"La tua faccia non è messa così bene"
Mi strinsi nelle spalle.

Nessuna di quelle ferite avrebbe bruciato più di quello che sentivo dentro.

"Avete scoperto qualcosa su Gloomy?" Scossi la testa.
"Abbiamo bisogno di tempo" Intervenne il mio compagno.
"Lo so. Ma quell'uomo deve soffrire. È ciò che si merita" Sputò acido in risposta.
La mascella mi si serrò.

Sentivo la rabbia diffondersi nelle vene, ogni qualvolta che qualcuno accennava anche solo minimamente a quello che era successo.

Sentivo l'adrenalina diffondersi nel mio corpo, il buio farsi sempre più fitto, come a voler ricordarmi che nessuna luce lo aveva ancora illuminato, che non avevo dimenticato.

Avrebbe pagato, lui, e chissà chi altro.

"Di questo non devi preoccuparti, sai già come la penso." Risposi, attento a non lasciar trapelare nessuna emozione.

Sei sempre stato così apatico? Mi aveva chiesto quella ragazza, Kylie.
Avrei voluto rispondergli che non era così, che apatico, mi ci aveva reso la vita, ma infondo a nessuno importava, neanche a lei.

Dio, era così curiosa, e tremendamente ingenua per questo mondo.

Forse era quello il motivo per cui sentivo un profondo fastidio nel vedere Jenna prendersi gioco di lei.

Jenna.

Inutile dirlo, in quel periodo, la sua presenza mi irritava. Ero convinto che la mia fosse semplicemente voglia di cambiare abitudini, e per tale motivo, la sera prima avevo trascinato in bagno la prima bionda che mi era capitata sotto gli occhi.

In quel bagno, avevo avuto tutte le intenzioni di soddisfare i miei bisogni ma ancora una volta, ero stato interrotto.

Lei, mi aveva interrotto.

La piccola impicciona.

Per la prima volta, nei pensieri di Caleb Moore

La tempesta che mi ha travolto.Where stories live. Discover now