32. Il problema non è l'alcol.

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I miei occhi si scontrarono con i suoi solo per un attimo. Mi aveva delusa, e questo al mio cuore dovevo costantemente ricordarlo.

Se ne stava seduto su una poltroncina, circondato da ragazzi e ragazze che ero sicura di non conoscere.
Accidenti, non si perdeva neanche una festa.

"Kylie, ci dovrebbero essere anche le altre" Affermò Chloe al mio fianco.
"Non le ho viste ancora, forse staranno facendo la fila" Risposi, con la mente altrove.

"Mi ha appena inviato un messaggio Maddie. Vogliono una mano per evitare le tre ore di attesa qui fuori" ridacchiò.
"Le vado a prendere, vieni?" Mi chiese, mentre mi sedevo su uno sgabello.
"No tranquilla, tengo il posto occupato" replicai, roteando su di esso.
"Ok, non muoverti, due minuti ed arriviamo" Annuii e lei scomparse immediatamente tra la folla.

Dieci minuti dopo, nessuna traccia.

Non avevo intenzione di restare tutta la serata da sola, così mi guardai intorno, in cerca di qualcuno che potesse farmi compagnia, ma in quell'esatto istante vidi le labbra di una ragazza posarsi su quelle di Caleb.

Socchiusi gli occhi, quel giorno qualcuno voleva spezzarmi in due.

Non era la prima volta che lo vedevo baciare una ragazza diversa, ma quella era la prima che davvero mi aveva infastidita.

Dannazione, come poteva una come me anche solo competere con le modelle che gli si paravano davanti?

"Cosa posso offrirti, dolcezza?"
Sgranai gli occhi. Un barman che offre da bere a Kylie Bennet?
Era un'idea pazza, ma che in quel momento fece scattare qualcosa in me.

"Quello che vuoi" accennai un sorriso.

Che diavolo mi era preso non lo sapevo, ma probabilmente la frustrazione aveva preso il sopravvento.

Pochi attimi dopo, lo stesso ragazzo mi posò sotto gli occhi un bicchiere colmo di qualche strana sostanza.
In fondo tutti dicevano sempre, che l'alcol fa dimenticare i problemi, forse avrebbe potuto funzionare anche con me.

Afferrai con audacia la cannuccia e risucchiai il liquido che dal bicchiere iniziò bruciarmi la gola. Lo feci di nuovo, la seconda volta sarebbe stato meglio, ed effettivamente così fu, per quella ed i successivi cinque-sei sorsi.

Niente male! pensai.

La testa non connetteva più ormai, anzi, iniziava a girare vertiginosamente.
"Hey, u-un altro per f-favole" esclamai, alzando la mano verso il ragazzo che mi aveva servita.
"Ma certo!" Mi sorrise, prima di iniziare la preparazione del secondo cocktail. "Ecco qui, piccola!"

Osservai con brama ciò che mi aveva appena consegnato, ma non feci in tempo ad assaggiare.

"Direi che per stasera hai già dato"
Esordì una voce alla mie spalle.

E chi poteva essere se non lui?

Il cuore aveva già iniziato a saltellare ma non potevo far finta che niente fosse accaduto.

"E questo chi lo ha deciso?"
"Scommetto che è la prima sbronza" affermò, trascinando il bicchiere verso di lui.

"Ehi! Ma che fai?" Battei una mano sul bancone.
"Perché io non posso bere e tu sì?"
Sorrise malefico.
"Io posso" Incrociai le braccia al petto.

"No, non puoi. Devi andare via, sei un criminale. Potrei anche chiamare la polizia!" Lo provocai, ondeggiando sullo sgabello.

"Smetti di avvicinarti se vuoi allontanarmi"
Tornai seria, con quella che poteva sembrare quasi una supplica.

"Sono qui perché non reggi l'alcol" si giustificò con tono piatto.
"Nessuna delle persone che ci circonda regge l'alcool!" Esclamai a gran voce.

"Pensi di poter venire qui come se questo pomeriggio non mi avessi detto niente? Non sono un robot come te, mi hai fatto male!" Sbottai con voce tremolante.
Lui non fiatò, mi guardò soltanto con gli occhi spaesati ed i loro ghiacci sfregiati.

"Kylie" La voce di Chloe, mi fece sobbalzare.

"Tutto apposto?" Domandò spostando lo sguardo da me a Caleb.
"È andata, assicurati che non faccia cazzate" posò gli occhi su di me, un'ultima volta, prima di perdersi nella folla.
"Poi ti spiego" balbettai, strofinandomi il viso stanco.

"La mia Kylie si è davvero ubriacata?" Chiese retorica strabuzzando gli occhi. "Dove eri finita?" Le domandai.
"Il locale è pieno, non le hanno fatte entrare, e non volevano far entrar più neanche me" mi spiegò.
"Direi che conciata così non ti reggerai in piedi fino a casa"

"Vuoi andare già a casa? Noi balliamo" mi alzai e barcollai fino alla pista.
"Ok, vado a cercare un passaggio. Siediti o ti romperai una gamba"
Annuii, consapevole del fatto che non avrei seguito il suo consiglio.

Iniziai a muovermi qua e là, in modo del tutto scoordinato, oscillando il bacino di fronte ad un ragazzo qualunque almeno fin quando non rischiai di cadere.

Due grandi mani mi afferrarono saldamente i fianchi.

"Andiamo" ordinò il moro autoritario, dimezzandomi il fiato.
"Non vengo da nessuna parte"

Capii il grande errore che avevo commesso solo quando la realtà mi apparve immediatamente capovolta.

Sicuramente quella volta la colpa non era certo dell'alcol, ma soltanto di quel ragazzo che aveva la brutta o bella abitudine di fare sempre ciò che voleva.

La tempesta che mi ha travolto.Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt