17. Questione di tempo.

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Rimasi di stucco, quando la porta si chiuse con irruenza alle sue spalle.
Perché mai aveva avuto una reazione simile?

Il professore si lasciò andare ad un lungo sospiro, prima di riprendere la lezione.
La scuola, sempre così rigorosa e rigida riguardo al rispetto delle regole, davvero passava al di sopra di un simile completamento se si trattava di lui?

***

Dopo all'incirca un'ora mi ritrovai nel cortile della scuola, con l'intento di ritornare a casa, e rintanarmi in camera mia.

"Ehi scusa!"
Un ragazzo biondo e alto, dagli occhi chiari, mi si parò di fronte.
Lo avevo già avvistato un paio di volte al corso di fotografia ma non gli avevo mai rivolto la parola.

"Hai scordato questo"
Disse porgendomi il quaderno che, solo allora, mi accorsi aver dimenticato.
"Grazie mille" lo afferrai dalle sue mani.
"Figurati" Feci per voltarmi e andarmene, ma la sua voce mi fermò di di nuovo.

"Sono Derek comunque" Sfoderò un sorriso a trentadue denti, che ricambiai timidamente.
"Io sono Kylie" mi presentai, per poi salutarlo e dirigermi verso la mia fermata.
Ero sorpresa: per la prima volta qualcuno si avvicinava a me senza l'intento di ridermi in faccia.

***

Giunta a casa, ad aspettarmi davanti all'entrata, trovai l'ultima persona con cui avrei voluto parlare quel pomeriggio.
"Kylie" Sospirai, torturandomi un labbro.
"Dylan, io...." non mi lasciò terminare.
"Ti prego, fammi parlare" mi supplicò.

Mi presi qualche istante per riflettere ed alla fine decisi di accettare. Avrei ascoltato quello che aveva da dirmi e poi avrei stabilito se dargli un'altra chance oppure no.

"Solo cinque minuti" Lo avvertii.
"Entriamo dentro? Tuo padre non c'è.
Ho già bussato" tirai un sospiro di sollievo. Potevo solo immaginare cosa sarebbe successo se i due si fossero incontrati.

"D'accordo" Lo feci entrare, e lasciai che si sedesse sul divano del salotto.
Io rimasi a debita distanza, accomodata sulla poltrona di mio padre.
"Ascolta, è vero. Ho detto a Jenna quello che ti era successo, per fare bella figura su di lei, ma è stato molto tempo fa. Ero ancora un'idiota. Ci conoscevamo ancora da poco" Aggrottai la fronte.

"Eri mio amico!"
Gli ricordai. Non era certo una scusa valida per giustificare il suo comportamento.
"So che forse la mia è una reazione esagerata, ma mi sento ferita"
Aprì la bocca come per dire qualcosa, ma si fermò, lasciandomi continuare.

"Non è stato facile per me aprirti, condividere con te una parte del mio dolore, della mia sofferenza e...e tu hai riferito ogni cosa a Jenna, l'ultima persona che meritava di sapere"
Mi resi conto solo dopo, della lacrima che aveva lasciato le mie palpebre.

"Mi dispiace, davvero" Si avvicinò, lasciando che la sua mano
accarezzasse la mia guancia.
Era un gesto dolce, eppure in quel momento mi sembrò quasi fastidioso.

In ogni caso leggevo sincerità nei suoi occhi, onesto pentimento. Speravo solo di non sbagliarmi ancora una volta.
"Ti credo, solo lasciami un po' di tempo" Accennò un sorriso, impacciato.
"D'accordo, io ti aspetto sempre"
Mi scrutò qualche istante, per decidere di andarsene.

"Grazie" Mormorò, una volta giunto alla porta di casa. Non risposi, lasciai che capisse da solo cosa mi passasse per la testa.
"Ci vediamo" Annuii e lasciai che la sua figura scomparisse a bordo dell'auto parcheggiata di fronte.

Non mi ero dimenticata la faccenda sentimenti per lui e nella mia testa iniziava a farsi spazio in modo sempre più prepotente l'idea che quanto accaduto con Jenna fosse solo un modo per nascondere una me che non riusciva a provare niente da mesi, per un ragazzo che ci aveva provato in tutti i modi.

Poi, come da qualche giorno a quella parte, i miei pensieri corsero a lui.

Qualcuno lo aveva picchiato, ma lui sembrava non importare minimamente di essere stato ferito. Era vuoto.

Io lo conoscevo appena, erano passati solo pochi giorni dal nostro primo incontro, eppure il pensiero che qualcuno potesse fargli serialmente del male mi risucchiava in una marea di preoccupazioni.

Decine di domande vorticavano nella mia mente, ma purtroppo, sapevo bene che lui non avrebbe risposto neppure ad una di queste.

Per me, sarebbe rimasto soltanto un incredibile mistero.

***

"Quindi hai intenzione di startene rintanata in casa tutto il weekend?"
Strillò Chloe, costringendomi ad allontanare il telefono dall'orecchio. "Cos'altro dovrei fare? Venire ad un'altra di quelle feste dove la gente ride ed io piango?" Borbottai innervosita. Non mi sarei lasciata convincere un'altra volta.

"D'accordo. Niente festa. Ciò non significa che non puoi uscire!" Sentenziò.
"Ci sono altre cose che possiamo fare: shopping, cinema, cena al lume di candela!"
"Ok, potremo cenare insieme in qualche locale." Azzardai.
Sapevo bene che Chloe non mi avrebbe lasciata andare fin quando non avessi accettato di uscire con lei.

"Perfetto! Emily e Maddie saranno sicuramente d'accordo." Squittì.
"Penso che anche a Dylan farebbe piacere" Aggiunse in un sussurro, quasi spaventata da quella che poteva essere la mia reazione.
"Ne ho già parlato anche con lui. Ho bisogno del mio tempo, ma aldilà di questo, è tuo fratello, ed hai il diritto di invitarlo" risposi sincera,

"Ti ringrazio Kylie, davvero, per tutto quello che fai." Mi elogiò dolcemente
"Non è niente" ridacchiai arrossita.
"Invece per me è molto. Comunque adesso ti lascio. Ci vediamo domani!
Locale all'angolo vicino la scuola!"

La tempesta che mi ha travolto.Where stories live. Discover now