59. Andare avanti.

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S/A
Ho aspettato molto ad aggiornare e mi scuso ma penso che ne sia valsa la pena.
Ho pubblicato di fila tutti i capitoli che mancavano per arrivare al tanto atteso finale. Vi auguro una buona lettura.
Fatemi sapere se la storia vi sta piacendo!

Caleb's pov.

Rockford. Due ore di auto e mi ritrovai per le strade di quella città che per qualche strano motivo odiavo.
Non era altro che il posto in cui mia madre era nata, lo stesso posto in cui si era rifugiata da allora, come un animale in letargo. Un letargo più lungo del previsto.

Bussai al campanello di quella piccola villetta, con le dita vibranti.
Dio, quanto tremavo. Non la vedevo, né sentivo dall'inizio della scuola.

Udii il lento rumore della maniglia della porta che si piegava sotto la sua mano, e poi la sua apparizione.
"C-Caleb" pronunciò il mio nome con un enorme sorriso sulle labbra e gli occhi lucidi. Sembrava stentare a credere che io fossi lì, davanti a lei.
"Mamma" mi afferrò per le braccia, stringendomi in una presa ferrea che sapeva maledettamente di casa.

"Giochi ancora a fare il duro? So benissimo che non vedevi l'ora di vedermi" ridacchiai. Ero felice, è vero.
Ma non lo avrei mai ammesso, non era da me.

"Vieni a sederti" disse, mentre scappava in cucina per recuperare un paio di tazze di caffè. Nel frattempo, mi sedetti sul divano blu del salone.
"Dimmi allora, come stai?"
Chiese, entrando nella stanza con un vassoio tra le mani.
"Normale" risposi soltanto.

"Oh santo cielo, raccontami qualcosa!
Che diavolo significa 'normale'?"
Mi strinsi nelle spalle con aria vaga, ma sorridendo.
In quel momento mi ricordò tanto Kylie. Avrebbe avuto la sua stessa identica reazione.

"Significa che procede tutto come al solito" le dissi per farla breve.
Per un attimo, ripensai alla mia nanetta preferita. Non le avevo detto niente riguardo alla mia assenza a scuola, e potevo ben immaginare cosa si stesse scatenando nella sua testolina.
Estrassi il telefono fuori dalla tasca. Sicuramente mi aveva già tempestato di telefonate.
Mia madre si sedette accanto a me come un avvoltoio, pronta ad immischiarsi nei miei affari.

"Quattro chiamate perse e un messaggio: che fine hai fatto, Cal? Sono preoccupata per te! Dimmi subito chi è questa Kylie" mi voltai di scatto verso l'impicciona.
"Sei troppo invadente, mamma" fece una smorfia e continuò imperterrita. Non era una donna che si arrendeva facilmente.
"Allora? Chi è?"
"Una curiosona come te" sbuffò.

"Tanto lo so che è la tua ragazza"
scossi la testa, con disappunto. Da dove usciva fuori una simile idiozia?
"Io e lei non stiamo insieme" asserii, meravigliato da quella sua affermazione.
"Perché no?" Chiese, guardandomi con una punta di delusione.
"E perché dovremmo? Non sai neanche di chi stiamo parlando"
Replicai, ignorando la ragione di tutto quel suo improvviso interesse.

"Da quanto mi ha detto Bret, ti piace da impazzire"
Per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva.
"Bret? Che stai dicendo?"
Santo Cielo, il mondo era diventato una banda di pettegoli ed io odiavo i pettegolezzi.
Ero troppo geloso di quello che si era instaurato tra noi due per lasciare che ne parlassero tutti.

"Mi ha chiamata un po' di di giorni fa, per sapere come stessi, e mi ha raccontato un po' di questa ragazza"
Oh, lo avrei ammazzato, lo avrei fatto davvero e con goduria. Come gli veniva in mente di riferire a mia madre certe cose?

La tempesta che mi ha travolto.Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz