79. Uscirne vivi.

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Kylie svegliati.
Puoi farcela!
Devi solo aprire gli occhi.
Mettiti in salvo, Kylie!
O sarà tutto finito.

Un calore estremo iniziò a circondare il mio corpo. Sentivo la pelle bruciare, la testa sul punto di scoppiare, ed un caldo atroce che si attorcigliava attorno a gambe e braccia, e mi impediva quasi di respirare.

Sbattei le palpebre lentamente, non rendendomi subito conto di ciò che stava succedendo. Era tutto così irreale da non poter sembrare altro che un brutto incubo. Eppure quando il cervello si mise di nuovo in moto, ricordai perfettamente quella violenta esplosione che mi aveva scaraventato contro il pavimento duro della casa di mio padre, facendomi perdere i sensi. Aprii gli occhi, una volta per tutte, e per poco non svenni di nuovo.

Il corridoio alle mie spalle era quasi interamente coperto dalle fiamme.
Le stesse fiamme che si erano portate via la vita di mia madre. Il mio corpo prese a tremare inevitabilmente al ricordo di quell'evento. Certe ferite, seppur curate, non svaniscono neppure con il tempo.
Mi sembrava quasi di vederla, la donna che mi aveva messo al mondo, spegnersi sotto gli occhi dei vigili del fuoco.

Presi consapevolezza del mio corpo, osservandolo di sottecchi.
Non ero ferita, nonostante il mal di testa sembravo non aver riportato gravi danni, eppure il mio cuore piangeva a dirotto.

"Caleb" Il suo nome uscì automaticamente dalle mie labbra, in un leggero sussurro.
Non ero sola in quella casa, mio padre e Caleb erano lì con me. Quella consapevolezza permise al mio cervello di riprendere in mano la situazione.
La casa stava andando a fuoco, alcuni muri erano crollati e la mia intera vita era appesa ad un filo.

Mi alzai da terra, con notevole difficoltà, e mi guardai intorno.
Non poteva essere vero, doveva essere un incubo!
"Caleb!" stavolta urlai, più forte che potei. Non avevo idea di dove fosse, ed il pensiero che potesse trovarsi in grave pericolo mi distrusse.

Mi trovavo nel corridoio centrale della casa, lì dove le fiamme non avevano ancora attecchito. Al contrario, la zona della villa dove era situato il salotto in cui io e mio padre avevamo discusso, alle mie spalle, era sommersa dal fuoco, mentre la parete che divideva le stanze vicine tra loro era crollata rovinosamente.
Oh mio Dio. Oh mio Dio.

In preda al panico più totale, l'unica cosa che mi venne in mente di fare fu sfilarmi la felpa di dosso e usarla per coprirmi naso e bocca. Non sapevo quanto davvero potesse essere utile come azione ma ero in uno stato di shock troppo grande per fermarmi a pensare a ciò che stavo facendo.

"Qualcuno mi sente?" Urlai, con le lacrime agli occhi. Caleb non rispondeva. Nessuno rispondeva, maledizione ed io non avevo la minima idea di cosa fare. Mi presi qualche secondo per riflettere. Cal era appena entrato al momento dell'esplosione sicuramente doveva trovarsi nei paraggi dell'ingresso, mentre mio padre - stinsi un labbro tra i denti- lui era rimasto nel salotto.

Forse era stato davvero un addio, quello che c'eravamo scambiati pochi minuti prima. Forse non sarebbe uscito vivo da quell'inferno, perché come era già successo a mia madre, il fuoco aveva deciso di rubargli la vita. Se possibile, il mio respiro si fece ancor più irregolare.
Era come se l'aria non riuscisse ad accedere ai miei polmoni.

Decisi di avanzare nella direzione in cui le fiamme erano ancora deboli. Dovevo trovare Caleb, in un modo o nell'altro.
Se dovevo morire, volevo morire sapendo di averlo potuto guardare un'ultima volta.

Percorsi il corridoio, per svoltare poi in corrispondenza della cucina, la prima stanza che mi capitò davanti agli occhi.
La porta ad arco in legno bruciava ed il fumo era così fitto da impedirmi di vedere quasi totalmente. Tossicchiando sempre più ripetutamente, mi diressi all'interno della cucina in fiamme. I pensili, così come il resto della stanza, erano quasi completamente carbonizzati dalla furia devastante del fuoco, tuttavia sembrava che al suo interno non vi fosse nessuno.

La tempesta che mi ha travolto.Where stories live. Discover now