Epilogo: la lettera di Caleb. (pt.2)

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Cara Kylie,

Chi mai avrebbe detto, che oggi ti avrei scritto una lettera d'amore come succede in quei film romantici che ami tanto?

Ebbene sì, ti scrivo perché non trovo modo migliore per esprimere ciò che sento, e perché voglio che tu ricordi per sempre le mie parole, come un marchio indelebile sul tuo cuore che nessuno sarà in grado di cancellare.

Fin dalla prima volta che ci siamo visti, i miei occhi sono rimasti incantati dalle tue iridi azzurre come il cielo, le stesse iridi che non sapevo avrebbero sconvolto tutti i miei piani.

Più le guardavo e più domande aleggiavano nella mia mente, impedendomi di pensare.
Eri di una bellezza illegale e anche se non te lo ho mai detto, ogni volta che il tuo sguardo si incrociava con il mio, mi sembrava di non capire più niente, come se quegli occhi riuscissero ad offuscare ogni pensiero.

Sai, di te, avevo quasi paura, perché eri così diversa dalle altre persone che avevo incontrato nella mia vita, così inaspettata da rendere ogni nostro incontro un incredibile dilemma, ed ogni conversazione un punto interrogativo. Non riuscivo a comprenderti e ciò mi faceva impazzire.

Tu eri fragile, come una foglia d'autunno, ricordi? Versavi lacrime amare, o scappavi per un niente, lasciandoti andare ad un mondo troppo crudele per una perla come te.

Ma nonostante ciò, io ti ammiravo. Ammiravo quel tuo modo silenzioso di covare il dolore in un angolo remoto del petto, per tirarlo fuori soltanto nel buio della solitudine.

Avevo appena scontato sette mesi di riformatorio, e nessuno nell'intera scuola non provava anche solo un briciolo di terrore nel vedermi passargli davanti, eppure a te sembrava non importarti di niente.

Non ti importava di chi fossi, da dove venissi. Non ti importava il fatto che io fossi un delinquente, un pericolo da cui stare alla larga. Ti bastava sapere che ero un'anima dannata, segnata dal dolore, esattamente come la tua.

Non mi scorderò mai dei nostri primi incontri, del mio modo rude di allontanarti o del tuo immischiarti in affari che non ti riguardavano. Impicciona, era il mio soprannome preferito per te, in quel periodo.

Il punto era che non riuscivo a capire perché una ragazza volesse penetrare così a fondo nella vita di un ragazzo che l'avrebbe soltanto portata sulla cattiva strada.

Dannazione, non ti limitavi ad una semplice attrazione fisica, come tutte le donne che incontravo, tu volevi entrarmi dentro, e incamminarti tra i miei segreti più nascosti, tra le ferite più profonde ed i dolori più ingestibili. Ed io non riuscivo proprio ad accettarlo, sai.

Tu eri pura come una rosa bianca, io sporco dalla testa ai piedi.
Tu sorridevi alla vita nonostante il dolore, io nel dolore ci annegavo.
Tu eri sincera e cristallina come le acque del mare più limpido, io sommerso dal crimine e dalle bugie.
Come potevo lasciare che i nostri destini si incrociassero?

Sono stato un vigliacco, lo so. Perché invece di accoglierti come il dono più bello che mi fosse capitato, ti ho strappata come un inutile foglio di carta.

Non mi pentirò mai, per il modo in cui ti ho fatta sentire, ma voglio almeno che tu sappia che nel bene o nel male, ho sempre fatto di tutto per proteggerti da me, dal mio lurido mestiere.
Credevo che allontanarti fosse la maniera giusta di farlo, eppure mi sbagliavo di grosso.
Più ti tenevo distante e più ci ritrovavamo attratti come due calamite destinate ad unirsi.

Poi però, con il tempo, qualcosa è cambiato.

Passavano i giorni, ed io ero convinto che ti saresti arresa, che non saresti riuscita a resistere ai miei sbalzi d'umore o ai miei silenzi.
Pensavo fermamente che il tuo era un interesse passeggero e che prima o poi anche tu, stanca di tutto, te ne saresti andata. Ma non è successo nulla di tutto ciò. Al contrario, mi hai preso per mano, e con le tue dita piccole e delicate, mi hai trascinato fuori dal baratro in cui ero piombato.

La tempesta che mi ha travolto.Where stories live. Discover now