56. Insanamente sua.

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"Every time we make up the truth is fading
Everyone's blind when the view is amazing"

Ero quasi sicura che qualcosa o qualcuno avesse urtato contro il grande bidone dell'immondizia qualche metro più in là, ma non vedevo niente muoversi.
Mi agitai inevitabilmente, così decisi di lasciar stare e tornare dai ragazzi.

"Dolcezza, che ci fai qui?"
Sussultai, voltandomi di scatto.
Tremavo, e non più dal freddo.

Avevo riconosciuto quel volto senza troppe difficoltà. Era il ragazzo che Caleb aveva sequestrato nel sotterraneo del suo palazzo. Che ci faceva nascosto dietro un cassonetto?

"D-Devo andare" farfugliai in un modo o nell'altro.
"Così in fretta?" La sua mano afferrò il mio polso, facendomi accapponare la pelle.

"Che sta succedendo?" Jacob.
Non ero mai stata così felice di vederlo.
"Niente" rispose il ragazzo, con un sorriso inquietante sul viso.
"Va via Aron, è meglio per tutti" ringhiò Jacob. L'attimo dopo, mi trascinò dentro con lui, assicurandosi che non fossimo seguiti.

"Non so come ringraziarti" alzò le spalle. "Allora non farlo"
"Per favore non dire niente a Caleb" dissi d'un tratto, facendolo sospirare.
"Mi dispiace" inarcai un sopracciglio.

"Che significa?" Domandai ansiosa.
"Non posso farlo. Potrebbe essere importante" mi passai nervosamente una mano tra i capelli.
"Ma se..." non ebbi il tempo di terminare, mi aveva già lasciata sola.

***

Impiegai circa dieci minuti prima di trovare Chloe. Era sorprendentemente sola.

"Chloe, dov'è Bret?" Fece le spallucce.
"Aveva una questione da risolvere...sai nulla?" Tossicchiai in difficoltà.
"Credo proprio di no" risposi cercando di sembrare convincente.
Non mi andava di essere sottoposta ad un altro interrogatorio.

"Lascia quel bicchiere!" le ordinai, indicando la birra che teneva in mano, già vuota per almeno i tre quarti.
"Non riuscirei a sopportare anche una Chloe ubriaca" roteò gli occhi, posando però il bicchiere sul bancone.

"Sicura che non sai niente di questa faccenda? Perché qualcuno sembra abbastanza arrabbiato"

Il suo sguardo andò oltre le mie spalle.
Quando mi voltai, vidi Caleb marciare furioso nella mia direzione, seguito da Bret e Jacob che, invano, tentavano di stare al suo passo, con arie preoccupate.

"Andiamo"

Esitai qualche istante e ciò sembrò non gradirgli per niente.
"Adesso e velocemente" precisò, digrignando i denti.

Non feci in tempo a dir niente a Chloe,  la sua mano grande mi strinse il braccio, e mi condusse fuori dal locale.
"Sali" ordinò, una volta raggiunto un piccolo furgoncino nero.
"Tutto questo è assurdo" borbottai sedendomi al suo interno.

"Come scusa?" Prese posto al mio fianco.
Sperai che non prendesse l'imprudente decisione di mettersi a guidare in quel momento o avrei dovuto preoccuparmi anche di una mia probabile morte quella sera.

"Non capisco perché ti comporti come se io fossi la causa dei tuoi problemi" replicai stizzita.
"Ed io non capisco come puoi anche solo pensare di nascondermi una cosa del genere" sbatté una mano contro il volante, facendomi sussultare.

"È questo il motivo! Sapevo che avresti reagito in questo modo" dissi, cercando di non lasciar cadere lo sguardo sui suoi occhi tempestosi. Dovevo restare lucida.

"Tu non capisci la serietà della situazione. Credi che siano tutti innocui come te"
mi morsi un labbro, dispiaciuta per le sue parole amare.
"Avrebbe potuto farti del male. Lo capisci o no?" Socchiusi gli occhi.

"Sto solo cercando di proteggerti, cazzo"

Incastrai lo sguardo nel suo, ancor più caotico, e una lacrima mi accarezzò la guancia. Sembrava non voler comprendere ciò che davvero mi feriva.

"Come faccio a capire, Cal? Non so niente di quello che ti circonda, di quello che fai, dei pericoli in cui ti imbatti, delle persone che frequenti" sentii la gola bruciare. "Non ti fidi di me, probabilmente non lo farai mai, ed io non posso andare avanti così" confessai. Pronunciare quelle parole ad alta voce era ancora più doloroso.
Le sue dita si posarono leggere sulle mie.

Oh Dio, il mio cuore non poteva reggere tutto ciò.

"Ti sbagli Ky, sono io che non mi fido più neanche di me stesso" mi strinse la mano. "Non piangere, per favore" quasi mi supplicò, mentre il suo pollice passava delicato sulle superfici bagnate del mio viso, asciugando ogni traccia di sofferenza.

"Vorrei soltanto conoscerti davvero" biascicai, facendolo sorridere.
"Lo stai già facendo, senza neanche rendertene conto" arricciai le labbra.
"Se ti tengo all'oscuro di alcune cose è perché non voglio metterti in pericolo in alcun modo. Cazzo Ky, sei il mio unico punto debole" posò la fronte contro la mia.

Dio, facevo fatica a respirare.

"Voglio solo il tuo bene, Kylie"

Non sapendo più cosa dire, feci l'unica che volevo davvero: lo baciai.

Non lo baciai con le labbra o con la bocca. Lo baciai con l'anima. Perché lo amavo, lo amavo come non avevo mai amato prima.

Era inutile mentire, ormai non serviva più a niente, mentre le sue mani mi avvolgevano il viso, io mi sentivo insanamente sua.

Non c'era fame, non c'era quell' implacabile passione, quell'avidità, ad unire le nostre labbra come era sempre accaduto, ma soltanto una dolcezza che mi faceva tremare anche le ossa.

Era un bacio delicato, lento...una piacevole tortura che però sembrava mettere fine a tutti i problemi.

"Non capisco più niente" mormorò tra un bacio e l'altro. Non avrei potuto aiutarlo in quel caso, perché io quella storia, non l'avevo mai capita.

Ci guardammo ancora una volta, dritti negli occhi, in uno di quegli sguardi che ti porti dietro per tutta la vita.

Separammo lentamente le nostre labbra. "Tu mi offuschi il cervello" sorrisi, era da tempo che io il cervello lo avevo messo da parte.

"Cazzo" disse soltanto quando il suo cellulare prese a suonare.

Tempismo perfetto.

Accettò la chiamata, e rimase in silenzio qualche secondo.
"Un codardo di merda" sbraitò poi. "Arrivo" lo sentii dire, prima che terminasse la chiamata.

"Che succede?" chiesi. Ero preoccupata, non volevo che si mettesse in pericolo per colpa mia e di quel tipo, Aron.
"Niente di così importante, ma devo andare" distolse lo sguardo.

Lo faceva di rado ed era chiaro che stesse mentendo. Morivo dalla voglia di sapere altro ma rimasi in silenzio. Non volevo complicare ulteriormente le cose.
"Ok" riuscii a dire.

Caleb mi riaccompagnò a casa.
Il viaggio era stato estremamente silenzioso, come del resto era prevedibile.

Scesi dal furgoncino, e lo osservai un'ultima volta.
"Sta attento" Lui annuì, con l'accenno di un sorriso, per poi tornare a fissare la strada.

"Kylie" le mie gambe si fermarono ed io mi voltai di nuovo nella sua direzione.

"Buonanotte"

La tempesta che mi ha travolto.Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu