68. Bloccato fuori dal paradiso.

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Caleb's pov.

Alzai il volume della radio, quella canzone sembrava stata scritta esclusivamente per urlare al mondo quei pensieri che da tempo tenevo nascosti.

"Perché mi fai sentire come se
fossi stato chiuso fuori dal paradiso
per troppo tempo, per troppo tempo
Sì, mi fai sentire come se
fossi stato chiuso fuori dal paradiso
per troppo tempo, per troppo tempo"

Chissà se un giorno gliel'avrei cantata, occhi dentro occhi, come avevo fatto quella sera al pub, pregandola con lo sguardo di capirmi quando neanche io ne ero in grado.

Avevo approfittato della sua assenza per far visita a mio padre.
Volevo assicurarmi che non avessero scoperto ancora nulla riguardo l'esistenza di Kylie.
Sapevo che era soltanto questione di giorni, ma anche una sola ora, in quella situazione, poteva essere fondamentale.

Parcheggiai l'auto di fronte al cancello di casa Bennet. Le luci erano spente, così come le avevo lasciate.

Controllai l'ora; erano le 21:30, come poteva essere possibile che non fosse ancora tornata?
Ero sicuro che il supermercato chiudesse alle 20:30.
Che cazzo stava succedendo?

Entrai in casa, gridando il suo nome, con tutto il fiato che avevo in gola.
Non c'era traccia di lei da nessuna parte. Estrassi il cellulare dalla tasca con le mani tremanti.
Chiamata persa da Kylie
Un messaggio è stato lasciato alla segreteria telefonica.
Feci partire la registrazione vocale più in fretta che potevo.

"Cal, so che può sembrare una sciocchezza...ma ho come l'impressione che qualcuno mi stia seguendo. Richiamai se puoi, ok?"
Le mie ginocchia non ressero. Caddi a terra.

Quelle parole continuavano a ripetersi all'infinito nella mia testa, impedendomi di respirare. Annaspavo in cerca d'aria, ma sembrava non essere da nessuna parte. Lei non era da nessuna parte.

Provai a richiamarla, con quel briciolo di lucidità che mi era rimasto.
Il suo numero era irraggiungibile.
"Porca puttana!" Quell'urlo mi bruciò la gola. Mi alzai, sferrando calci e pugni contro il muro, contro il nulla.
Era ciò che avevo, il niente.

Come cazzo potevo sopportare l'idea che qualcuno le facesse del male? Come cazzo potevo accettare il fatto che qualcuno l'avesse portata via da me? Non avevo la più fottuta idea di cosa fare, dove cercare, come trovarla.

Decisi di chiamare Bret. Non sarei riuscito ad affrontare la cosa da solo.
"Cal? Che succede?" mi morsi un labbro, fino a quando non sentii il sangue venire a contatto con la mia lingua.
"È scomparsa, Bret" farfugliai.
"Credo che qualcuno l'abbia rapita cazzo" gridai disperato, con voce rotta.

"Di che parli? S-sei davvero sicuro?" Inspirai a fatica.
"Sì. Qualche figlio di puttana deve averlo fatto mentre percorreva il tragitto per il supermercato" dissi, con il cuore fermo. "Ha lasciato un messaggio alla segreteria dicendo che aveva l'impressione che qualcuno la stesse seguendo" strinsi i capelli in un pugno.
"Se avessi risposto alla chiamata, avrei potuto aiutarla, cazzo" lo sentii sospirare.

"Ok, adesso calmati. Non è colpa tua, non potevi saperlo" scossi la testa, ma rimasi in silenzio.
"Devi concentrarti e restare lucido ok? Solo così potrai aiutarla"
Affermò, forse aveva ragione. Mi stavo comportando come un fottuto vigliacco.

"Pensa prima di tutto a chi potrebbe aver fatto una cosa del genere e perché" cercai di ragionare, ma tutto sembrava confuso.
"Non ne ho idea, Bret. Potrebbe essere qualcuno che vuole soldi da suo padre, qualcuno vuole colpire me in primis, o nel peggiore dei casi uno stupratore, un drogato, un ladro qualunque" ipotizzai.

"In questo momento possiamo solo aspettare. Se si tratta di qualcuno che intende ottenere qualcosa in cambio da te o da suo padre, sicuramente si farà vivo nelle prossime ore" Sentenziò, cercando di restare calmo. Non era certo qualcosa che mi riusciva.
"E se qualcuno le avesse già...fatto del male?" dirlo ad alta voce fu più doloroso di quanto pensassi. "Si risolverà tutto" mi rassicurò.

La verità era che non ci credeva neanche lui. O almeno non così fermamente come voleva far sembrare. Se nessuno si faceva vivo, avrei chiamato la polizia e fanculo tutto. Potevo finire in galera, morire, ma vivere con la consapevolezza che poteva esserle successo qualcosa di terribile era troppo da sopportare, troppo cazzo.

"Suo padre potrebbe sapere qualcosa. Bret, ti prego, chiedi a Chloe di chiamarlo" dissi.
"Sarà un brutto colpo per lei, ma lo farò" lo ringraziai, era in situazioni come quelle che riusciva a dimostrarmi tutto il suo affetto più sincero.

***

Le ore a seguire furono le peggiori della mia vita. La mia mente elaborava gli scenari più tragici mentre le mani stringevano forte la sua fotografia, come se ciò potesse in qualche modo riempire quel vuoto che avevo nel petto.

Avrei voluto toccarla, sentire la sua pelle scorrere sotto le mie dita e gridarle con gli occhi il mio amore.
Avrei voluto dirle tutto ciò che non ero riuscito a dire, quando ancora era rannicchiata tra le mie braccia, sotto le lenzuola calde del suo letto.

La sentivo quasi la sua mano che discreta mi accarezzava la guancia ruvida per via della leggera barba.

I minuti passavano, ma niente sembrava poter essere in grado di sbiadire l'immagine delle sue iridi azzurre, che mi sussurravano di non preoccuparmi, di stare tranquillo.
Sì, perché questo era ciò che mi avrebbero detto se solo avessero potuto.

"Bret?" sbattei ripetutamente le palpebre. "In persona" Mi alzai da terra, e gli andai incontro. Non aveva l'aria di chi porta buone notizie.
"Ho parlato con Chloe" esordì.
"Il padre non sapeva della sua scomparsa, nessuno lo ha contattato" deglutii faticosamente.

"Come ha reagito?" Fece una smorfia.
"Come un padre che scopre che la figlia è stata rapita" sbuffai una risata.
"Se gli fosse davvero importato di lei, non l'avrebbe lasciata da sola come ha fatto"
sputai con acidità. Quel verme non meritava di certo la mia comprensione.
"Un padre degno di essere chiamato tale capirebbe quanto dolore si prova nel vedere la propria figlia morire e non augurerebbe mai a nessuno di provarlo"
Distolsi lo sguardo.

"Non so se riuscirò a sopportare tutto questo" ammisi. Faceva così male, che io, Caleb Moore, mi ero messo completamente a nudo e avevo lasciato che qualcuno mi sfogliasse come un cazzo di libro aperto.
Bret mi venne incontro e con un gesto improvviso mi strinse a sé in un abbraccio fraterno.

"Sii forte. È ciò che vorrebbe da te"

La tempesta che mi ha travolto.Where stories live. Discover now