21. Anima nera.

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"Nei corridoi non si fa altro che parlare di quello che è successo ieri" Alzai le spalle, con fare disinteressato.
""Non è successo niente di così importante" Risposi sottovoce.
"Oh si invece!" Si guardò intorno, per poi avvicinarsi al mio orecchio.

"Dicono che ti stia difendendo in continuazione!" Roteai gli occhi.
"Sono solo sciocchezze. Non farebbe mai una cosa simile"

"Ma i fatti parlano chiaro" Sbottò.
"Mio fratello è piuttosto incazzato"
Mi accigliai, confusa.
"Non sopporta l'idea che sia stato Caleb a difenderti e non lui"

"Peccato che lui non era neanche lì"
Mi lasciai scappare.
"Lo so, non è un periodo facile per lui. Non vuole perderti" Sospirai pesantemente.

"Io lo capisco, ma non è neanche colpa mia se ci troviamo in questa situazione" Le spiegai pacatamente, prima di ricevere una pacca piuttosto violenta sul braccio.

"Eccolo" Mi accarezzai la pelle dolorante, per poi voltarmi nella direzione opposta.

Era Caleb.

Percorreva il corridoio con passo svelto ed il cappuccio della felpa calcato sulla testa.

I ciuffi mori ricadevano spettinatamene sulla sua fronte, dove i lividi della settimana precedente erano ancora evidenti.

Una mano nella tasca, e l'altra che stringeva tra le dita una sigaretta accesa.

In un modo o nell'altro, mi ritrovai a pensare ancora una volta a quanto fosse tremendamente bello.

Sì, probabilmente era sbagliato per una come me, anche solo posare gli occhi su uno come lui, ma per il mio sguardo era naturale cadere sulla sua perfetta figura.

Quando Chloe richiamò la mia attenzione, i libri che tenevo tra le mani caddero rumorosamente a terra. Ritornai alla realtà, e mi chinai per raccogliere quanto mi era caduto.

Ci fu solo un piccolo problema.

"Cosa ti ha distratto, piccoletta?"
Alzai lo sguardo dal pavimento e per forza di cose il mio cuore iniziò a battere più veloce del dovuto.

"I-io..." Si avvicinò, abbassandosi alla mia altezza, e afferrando i libri da terra.

"La prossima volta..." Soffiò contro il mio viso. "Fissami meno, vedrai che non cadono"

Strizzò un occhio, per poi andarsene, lasciandomi con la bocca asciutta, ma i libri di nuovo in mano.

"Io dico che ti sta bene!" Lanciai un'occhiata torva alla mia amica. "Ultimamente lo stai guardando un po' troppo" Abbassai lo sguardo, purtroppo aveva ragione.

"Lo so, ma è comunque perfido! Si diverte a mettermi in imbarazzo!" protestai.
"Niente che non ti avessi già detto"
Mi rinfacciò. "Però è stato divertente...la tua faccia soprattutto" Sghignazzò, facendomi sbuffare.

"Lasciamo stare, devo andare"
Ebbene sì, per mia sfortuna, quel giorno, avrei dovuto tenere anche il corso di fotografia.
"D'accordo, a stasera tesoro"
La salutai ridacchiando, e dopo un lungo sospiro, mi diressi verso l'aula assegnata per la lezione.

La raggiunsi con meno difficoltà delle precedenti, ritrovandomi dopo poco davanti alla porta di questa.

Feci per aprirla, quando qualcuno mi sorpasso con prepotenza, anticipandomi.

"Ehi" Sbuffai, senza ottenere nessuna risposta. Lasciai perdere e presi posto al suo fianco, cercando di evitare il contatto visivo.

"Potevi essere più gentile" Borbottai, non riuscendo più a trattenermi.
Caleb si voltò con un sopracciglio inarcato, e l'espressione divertita.
"Ma io ho scelto di non esserlo"

Alzai gli occhi al cielo. Aveva sempre la risposta giusta al momento giusto e questo mi rendeva ancora più impacciata di quanto già non lo fossi.

"Buonasera, ragazzi!" Esordì il professore accomodandosi alla cattedra.
"La scorsa volta vi avevo dato un compito da svolgere e sono curioso di vedere come lo avete portato a termine" Sospirai, ed agitata tirai fuori la mia fotografia, quando l'insegnante iniziò a passare tra i banchi.

"Signorina Bennet, vero?" Annuii.
"Faccia vedere" Spostai lentamente le mani, lasciando scoprire la foto che avevo scattato.

Le foglie secche d'autunno.

"Vuole parlarmi del significato di questa immagine?" Mi chiese cordialmente.
"Rappresenta in parte quello che oggi sono, o almeno quel che io credo sia in parte la mia vita: una foglia d'autunno"

Abbassai lo sguardo, imbarazzata.
Come se non bastasse, un paio di occhi stava mandando a fuoco il mio profilo.

"Complimenti, è una bellissima foto"
Accennai un timido sorriso. Sapere che fosse piaciuta al professore, in parte mi rilassò.

"E lei signor Moore?" Lo guardò in cagnesco, probabilmente per via dell'episodio della volta precedente.

Il ragazzo al mio fianco iniziò a rovistare nella tasca dei jeans, per poi estrarre la sua fotografia mezza accartocciata.

Nero.
Nessun colore, nessun soggetto.
Solo nero.

Per qualche istante, nessuno proferì parola. Era quello l'effetto che aveva sulla gente.

La zittiva.

"Mi dica qualcosa a riguardo" Lo invitò il professore con tono serio.
"Dicono che nella fotografia, come nell'arte, un'opera non abbia bisogno di spiegazioni"

L'uomo davanti a lui continuò a guardarlo impietrito, mentre nella mia mente vorticavano domande su domande, centinaia di dubbi, su quell'anima nera.

Tu, nascosto nel buio della tua esistenza,
del tuo passato,
ti credi colpevole di un non commesso peccato.
Tu che bruci dentro, e di te lasci ceneri,
Apri il cuore,
a chi il cuore te l'ha rubato,
a chi ti ha squarciato il petto,
di ogni corazza spogliato.
Così pura, così vera,
Sarà la macchia di colore, nella tua anima nera.

La tempesta che mi ha travolto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora