Capitolo 13.1

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                                                           È la tua luce



«E questo è l'ultimo.» pensai ad alta voce, dopo aver abbellito il mio carrello pieghevole con i mazzi di fiori selezionati dalla signora Berti.

Era un carrello comodo, bianco perla, che si spingeva con facilità, e i cui due ripiani erano stati organizzati per mostrare i bouquet in vendita.

Appesa a una sottile catena, una targhetta argentata aveva inciso l'indirizzo della Bottega dei Profumi, e muovendo il carrello tintinnava.

Elias ne aveva uno suo, verniciato di nero, che aveva preparato pochi minuti prima, e che gli invidiavo tanto. Era quasi solo lui, infatti, l'artista dei mazzi che sporgevano, rigogliosi, da lì.

«Appena in tempo.» disse all'orizzonte velato. «Arriva il battello.»

                                                                      ✴

Ciuffi scuri e ribelli uscivano dal cappellino di lana di Elias. Lo aveva indossato appena usciti dal residence e non se lo era ancora tolto.

Li fissai, mentre lui respirava a pieni polmoni l'aria di lago dalla prua, ora che l'imbarcazione iniziava a navigare.

«Cosa c'è?»

Offusca la ragione, rompe le maschere, e fa uscire le vere emozioni. Era grazie al vino che aveva bevuto, se di notte Elias aveva pianto?

Un filo di tristezza era ancora cucito su di lui, anche se il suo abbigliamento era curato quanto quello di un ragazzo il cui ambiente lavorativo richiedeva formalità.

«Niente.»

Era solo un fioraio, un cameriere, un tuttofare, come del resto lo ero io alla Bottega, ma questa mattina sembrava proprio un venditore.

«Ti manca la corona di magnolie.» aggiunsi, sorridendo di me stessa.

«Intendi per essere a posto?»

«Qualcosa del genere.»

Lui non sorrise, e io mi accorsi tardi che osservava, contratto, le mie labbra.

Il ricordo della sera prima, di quanto si erano avvicinate a me, sembrò investire tutti e due.

Tolse lo sguardo.

«Bè, una ragazza.» scandì, sovrastando perfino il cielo con il suo busto, e oscurando il sole debole. «Potrebbe sempre mettermene un'altra, più tardi.»

Un dubbio, insinuatosi nei miei pensieri al pari di un'edera rampicante, rimase anche quando sbarcammo a Montisola con i nostri bouquet.

Una ragazza qualsiasi a Carzano o...io?

                                                                      ✴

Avevamo il permesso del Comune di stare nella piazza centrale, ma se da un lato la posizione era ottima, dall'altro, la competizione era alta.

I mazzi di fiori venivano ammirati, ma pochi si fermavano a chiederne il prezzo, le distrazioni delle altre bancarelle erano tante, e sia io che Elias non eravamo abituati a vendere in strada.

«Forse sbagliamo a stare fermi.»

«E dove vorresti andare?» mi chiese, annoiato. «Non possiamo allontanarci.»

Feci un giro di prova, e iniziai a presentarmi ad alcune persone che sembravano rilassate e disponibili. Erano una famiglia di quattro persone, genitori e figli, e chiacchierando del mio lavoro alla Bottega, riuscii a portarli dai nostri carrelli di fiori.

Elias mi guardò stupito per qualche secondo, poi si attivò a raccontare che ogni mazzo portava con sé un significato e un'emozione propria, che non abbandonava mai i bouquet neanche dopo l'acquisto.

«E a che cosa vi ispirate voi quando li lavorate?» ci chiese il più piccolo dei due figli.

«Io alle stelle.» risposi, di getto e tremai dentro a quella ammissione.

Gli occhi dei bambini si spostarono su Elias, aspettando anche la sua risposta, ma lui non parlò.

Sembrava d'improvviso assente, quasi volesse scappare da noi e isolarsi.

«E tu a lei, vero?» ribatté il più grande, indicandomi.

                                                                   ✴

La mattina andò meglio di quanto avevamo immaginato: il primo piano del carrello di Elias era stato completamente svuotato.

Vendere non era facile, ma avevamo imparato che entrare in empatia con le persone faceva strappare un sorriso e una banconota in più.

«Se ti vedesse la Berti ora.» iniziò lui, spostando alcuni fiori dal ripiano inferiore a quello superiore.

Il suo complimento mi sorprese. Non mi aveva più parlato da quando quel bambino ci aveva messi in imbarazzo e i suoi genitori lo avevano ripreso.

«Se ci vedesse.» lo corressi.

Elias si bloccò, girandosi verso di me. Sembrava così serio da essere sul punto di dire qualcosa di importante che mi agitai.

«Io non ho fatto niente.»

«Sì che hai...»

«È merito tuo, Ester.»

Il tono della sua voce era definitivo, non ammetteva repliche, questa volta.

«Di entrambi.» insistei.

«Di chiunque fosse», s'intromise una donna, facendoci notare qualcosa di insolito che si muoveva tra i turisti. «Tra poco sarà pure suo perché sta venendo proprio qua.»

Guardai con occhi sbarrati, senza capire a che cosa fosse dovuto quel trambusto, finché non riconobbi lui.

Un ragazzo biondo stava lanciando in aria una  polvere dorata che teneva in una sacca di velluto nero, e con i suoi sorrisi spingeva di proposito a seguirlo.

Il cuore sussultò, e fece attorcigliare per reazione lo stomaco. Feci un passo maldestro, e scontrai Elias, che era rimasto a guardare la luce dell'oro entusiasmare la folla senza dire una parola.

«Un illusionista, di sicuro.» definì la donna, prima di ammutolire di fronte ai lineamenti di una bellezza che non poteva essere altrettanto definita.

No, una stella.

Zeno stava arrivando.

Questa parte ho dovuto farla ruotare attorno al lavoro, ma credetemi, gli eccessi della Festa dei Fiori torneranno presto e io non vedo l'ora! Ho programmato i prossimi due capitoli, incursione romantica in arrivo ahaha Ho poi iniziato un nuovo pr...

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Questa parte ho dovuto farla ruotare attorno al lavoro, ma credetemi, gli eccessi della Festa dei Fiori torneranno presto e io non vedo l'ora! Ho programmato i prossimi due capitoli, incursione romantica in arrivo ahaha Ho poi iniziato un nuovo progetto di storia che sarà una fanfiction, e ho aperto una pagina Instagram associata al mio profilo Wattpad. Tutto in costruzione, per essere sempre più presente tra voi :-)

Saiph - La mia stellaWhere stories live. Discover now