Capitolo 14.1

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                                                                  Sotto le candele


La notte aveva un odore di legna bruciata, con un sentore di dolce, caramellato.

Era buono; entrava in me a ogni respiro, e mi rilassava, chiedendo di abbandonarmi a lei.

Facce sazie con ghirlande di fiori al collo sembravano esserne assuefatte, sentivano forte la sua influenza. Ridevano con bicchieri di vino in mano, e guardavano molto avanti, per capire.

Era quel fumo lontano che ondeggiava al cielo, tra i tetti delle case vecchie, e saliva fino alle nuvole, con la pretesa di toccare le stelle. Era lui che inalavo.

Ed era al centro del paese.

Una tra tanti, avanzavo per vederlo da vicino, nell'oscurità dell'ora, che era stata favorita dallo spegnimento di quasi tutte le luci artificiali.

Sorrisi di me.

Al buio, in ogni senso.

Ero in un paese surreale, al chiarore di sole candele, poste sui balconi delle abitazioni, lungo il lastricato di pietra e sugli archi.

Camminavo in un giardino di fiori di carta e fiammelle in vetri colorati, disposte in modo armonioso, che si riverberavano sulle acque del lago.

Le persone apparivano in un alternarsi di graziose luci e naturali ombre sui volti, animandosi al ritmo serrato di percussioni e cimbali.

Mi fermai dove si radunavano in molti, a cerchio, facendo finta di essere con qualcuno di loro invece che da sola, e trovai il falò.

A mano a mano che la gente si spostava, potevo avanzare di una fila, e poi di un'altra ancora, arrivando a sentire il soffio dei bracieri.

Io, a differenza loro, non avevo niente da buttarci dentro. Guardavo chi lo aveva, semplicemente, chi si divertiva a bruciare fogli, onorando quella che doveva essere una tradizione.

Gli occhi di un ragazzo, dall'altro lato della pira, mi fecero sciogliere più del calore che sentivo per la vicinanza con il fuoco.

Fissi nei miei, da quando mi avevano trovata, avevano scintille che ne incendiavano il duplice colore chiaro, per il riflesso del rogo e...

Deglutii forte.

Il biondo dei suoi capelli sembrava ora rosso, come il minerale di un altro pianeta di cui nessuno sapeva l'esistenza.

Mi ritrassi, pensando ininterrottamente che era proprio lui, che era veramente qui, ma non appena lo ricercai, non c'era già più.

Arrivò al mio fianco, selvatico, il profilo longilineo, la perfezione di ogni suo tratto, che faceva sembrare i suoi abiti comuni qualcosa di trascendentale come lui.

E fu l'impatto di una meteora.

«Nessun foglietto, oggi?» chiese, con una certa curiosità e una punta di insolenza.

«No, nessuno.»

«Peccato.» mormorò, alzando le spalle, e sorrise. «Lo chiamano "il mangia desideri".»

Si spinse verso il falò, lasciandomi indietro, ad ammirare la sua schiena, e prese dalla tasca del suo giubbotto un ritaglio di carta.

«È tuo?»

Lui mi lasciò nel dubbio, fino a quando non ebbe lasciato andare quel foglio segreto nel fuoco, a incenerire tra le alte fiamme.

Mi doveva una risposta, e questa volta ardito, Zeno mi guardò con tanta voracità che mi sembrò di essere appena stata fatta sua.

Nell'anima.

«Anche io ho un desiderio, per questa notte.» disse.

                                                                              ✴

La sua mano si posò sul mio fianco, possessiva; le sue iridi, una verde e una azzurra, nelle mie, vidi le sue pupille ingrandirsi di un nero incandescente come lava.

Sentii il suo tocco anche attraverso i vestiti, dominante, voleva tutto quello che poteva prendere, per trasformarlo in sospiri e rugiada.

«Voglio vivere.» sussurrò, e si abbassò su di me, le labbra sul mio mento, semiaperte, ferme, accelerarono i miei battiti quasi oltre il limite.

Scesero sul mio collo pulsante, e lo lambirono morbide, la lingua che lasciava, gentile ma decisa, il suo umido segno.

«Zeno...»

Ora respiravo pesante, non controllavo più il mio corpo, tremavo per i brividi infuocati che mi stava dando e per quelli che poteva ancora darmi.

«È...il tuo desiderio?»

Il ragazzo non rispose, e con altre leccate e baci rese la pelle intorno alla mia clavicola così sensibile che mi sembrò di sentire pure i suoi denti strisciare, seducenti.

Lentamente si ritrasse, e mi sorrise: nello sguardo una luce folle, ebbra, che implorava di cedergli, in ogni modo lui richiedesse. Un bagliore cremisi nella sua eterocromia, che mescolava i suoi due colori, come quelli di una tavolozza di un pittore colto dalla pazzia.

Era il falò alle sue spalle, che si cibava di desideri e speranze, a rinfrangersi sul suo corpo e a illuminarlo con i suoi guizzi lucenti.

«Puoi aiutarmi, Ester?» domandò a voce fioca Zeno, percorrendo tutto il mio corpo con uno sguardo trafugatore che m'infiammò. «Mia stella.»

Qui inizia a fare caldo, non so voi, ma io lo sento ahahah Zeno sembra sapere esattamente cosa vuole per quella notte, amoregg-ehm vivere, ma siamo sicuri che il foglio con il desiderio che ha gettato nel fuoco fosse davvero su quello? L'atmosfera...

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Qui inizia a fare caldo, non so voi, ma io lo sento ahahah Zeno sembra sapere esattamente cosa vuole per quella notte, amoregg-ehm vivere, ma siamo sicuri che il foglio con il desiderio che ha gettato nel fuoco fosse davvero su quello? L'atmosfera ha per me importanza, infatti ho speso tante parole per farvi vedere un nuovo lato del paese. Canzone per questa parte: "Zalagasper - Baloni". Spero vi sia piaciuto, nei prossimi, come sapete si continuerà a vivere (ah ora si chiama così, direte) :-D A presto!

Saiph - La mia stellaWhere stories live. Discover now