Capitolo 1

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Kelsey aprì gli occhi.
Si guardò attorno e rabbrividì. Non si era trattato di un incubo.
Era ancora lì, nascosta in una caverna gelida. Non aveva più nessuno, tutta la sua famiglia era saltata in aria con il suo pianeta.
Al suo fianco, i suoi unici pilastri: Joy, proprietaria dell'azienda di trasporti intergalattici, e Marcus, pilota e capitano della EarthSpaceX.

Erano gli unici sopravvissuti di un pianeta ormai scomparso. Tutti gli abitanti della Terra sapevano di essere a rischio da quando la missione Apollo300 era fallita miseramente.
Quel giorno, Kelsey, Joy e Marcus stavano effettuando una consegna sul pianeta Hakta e quando avevano cercato di fare ritorno a casa, non avevano più trovato il loro pianeta. Erano stati inseguiti dalle forze di Jaxon ed avevano dovuto fare un atterraggio fortuito in una zona deserta del pianeta Zaccai.

Kelsey cercava di non mollare, ma non poteva fare a meno di pensare che, ormai, non aveva più un passato e non avrebbe più avuto un futuro.

<<Devi smetterla di scrivere quella storia>>, esclama Michela, la mia spavalda sorellina.

<<Mi aiuta a rilassarmi! E poi, potrei anche diventare famosa sai?>>, le rispondo mentre salvo il file sul PC.

<<Em, lo sai anche tu che non è così semplice. E poi ci ha già pensato un certo George Lucas a raccontare di queste  cose stellari>>.

<<Lo so, lo so! La mia però sarà una storia d'amore. A proposito... Non devi vederti con Davide?>>, le dico sventolando la mano per mandarla via.

<<Sì, più tardi. Tu a che ora esci?>>.

Guardo l'orologio e mi rendo conto di aver perso la nozione del tempo.

<<Miki! Dovevi avvisarmi prima, Isa mi uccide se arrivo in ritardo>>, urlo iniziando a sistemarmi.
Lei si limita ad alzare le spalle facendo una strana smorfia.
Dieci minuti dopo, sono per strada, con i capelli stretti in una coda spettinata. Per mia fortuna, la fermata della metro è vicina a casa e pochi minuti dopo sono a destinazione.

<<Sei in ritardo, Emma>>, mi saluta Isabella appena entro nel locale.

<<Andiamo, Isa. Sono in perfetto orario, ora mi metto la divisa e ci siamo>>, le rispondo con un occhiolino.

<<Em, solo perché sei mia sorella non vuol dire che tu possa arrivare in ritardo. Io sono la proprietaria e arrivo ogni giorno prima di tutti quanti. Tu dovresti fare lo stesso, lo sai>>, replica mia sorella con il suo solito tono pacato.

Mia sorella, Isabella, ha avviato da cinque anni questa attività.

Inizialmente era solo un piccolo bar, ma con tutto il suo impegno e con le sue abilità da pasticcera, è riuscita a trasformarlo in uno dei posti più in voga della zona.
Il merito era tutto del suo famoso Tè delle Cinque: alle 17 di ogni venerdì pomeriggio, Isa preparava i suoi migliori pasticcini, copriva alcuni tavoli con un'elegante tovaglia bianca e si preparava ad accogliere le signore della zona.
Si dà il caso che una di queste signore, Carla, ne aveva parlato con la nipote che, dopo aver visitato il locale aveva scritto, sul suo popolare blog, una recensione talmente lusinghiera da trasformarlo in uno dei luoghi più gettonati della zona. Non è facile emergere a Milano, ma con tanta bravura e un po' di fortuna, mia sorella ci era riuscita.

Negli ultimi mesi, con il guadagno ricavato in questi anni, aveva investito e allargato il locale: una sala era stata trasformata in ristorante, mentre l'altra continuava a svolgere la funzione di bar.

<<Em, stasera tu seguirai la sala ristorante con Claudio, mentre tu, Clara, seguirai la sala bar. Gianluca, come sempre, tu starai al bancone dando il cambio a Marco. In cucina siamo giù pronti, le prenotazioni sono tante, come ogni sabato sera. Quindi teniamo duro e, Serena, mi raccomando, facciamo tintinnare questa cassa. Tutti ai propri posti>>, esclama mia sorella pronta per iniziare il turno serale.

Lei è incredibile: normalmente, è la persona più dolce di questo mondo, ma appena mette piede in questo locale si trasforma in un generale calmo e deciso.

Mentre mi destreggio tra i tavoli non posso fare a meno di ripensare alla mia laurea in Economia e Management. C'era poco da fare, il locale di Isabella mi aveva proprio salvata. 

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