Capitolo 43

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Andrew arriva puntualissimo a bordo della sua lussuosissima Audi.
E per mia somma sorpresa, quando scende per venirmi incontro, non indossa il suo solito completo elegante, ma dei jeans neri e un giubbino di pelle. E sì, indossa una camicia, ma è anche vero che nell'insieme è piuttosto sportivo.
<<Cosa fai già qui? Ti avrei citofonato>>, mi dice avvicinandosi.
<<Sì, beh, non volevo farti aspettare>>, ma la verità è che non volevo aspettare io! Non vedevo l'ora di vederlo. Lo so che non si dice, ma ho mal di pancia da agitazione, oltre alle solite farfalle nello stomaco.
<<In effetti, sei piuttosto puntuale per essere una ritardataria cronica>>, dice accarezzandomi il naso con la punta del suo indice perfetto.
<<Non sono una ritardataria>>, borbotto, <<È che mi capitano sempre degli imprevisti>>.
Andrew sorride: <<Ma oggi non sei in ritardo>>.
E, oddio, lo giuro, la sua voce si è abbassata di un'ottava! Sa essere dannatamente sexy perché il mio unico pensiero al momento è di tornare a casa e portarlo in camera e sbatterlo contro al muro. Oh mamma, mi sto trasformando in mia sorella. E la cosa assurda è che non ha detto niente di che!
<<Sei sportivo. Come mai sei così sportivo? Non fraintendermi, stai bene. Benissimo. Ma tu di solito non sei così...sportivo>>, bofonchio parlando a raffica. La mia me interiore mi rimprovera immediatamente. Si può essere così imbranati? Ho sempre parlato con lui e ora non sono più in grado di pensare.
Lui però non sembra darci peso: <<Solo per te a dire il vero. Per colpirti il più possibile>>.
<<Come se ce ne fosse il bisogno>>, borbotto a bassa voce.
<<Vogliamo andare? Se sei d'accordo, potremmo andare in quel locale messicano che ti piace tanto. Oppure, se ti va possiamo andare da me e lanciarci in una maratona Star Wars. Lascio scegliere a te>>, dice con un sorriso. E il mio stomaco fa una capriola mentre la mia mente si affolla di pensieri sconci. Andare a casa sua al primo appuntamento. È anche vero che ci conosciamo da un bel po' e siamo entrambi adulti, ma Cosmopolitan dice che si deve resistere per far aumentare il desiderio.
Al diavolo le convenzioni sociali.
<<Mi tenti da morire con Star Wars, lo sai vero?>>.
<<E allora lasciati tentare>>.

Per tutto il tragitto, sento il mio stomaco fare su e giù. Sto andando a casa di Andrew. Che tra l'altro non mi ha nemmeno baciata o abbracciata o altro.
<<Ti prego, rilassati, stai facendo agitare anche me>>, mi dice con un sorrisetto.
<<Sono rilassata. Molto rilassata>>, replico secca osservando il suo profilo. Mi basta notare il suo scetticismo per capire che è inutile negare: <<Ok, hai ragione. Sono agitata perché... mi piaci molto di più di quanto mi sarei aspettata. E, dopo tutto questo tempo, abbiamo un appuntamento>>.
Senza neanche accorgermene siamo arrivati a casa sua ed Andrew mi fa gentilmente strada.
<<Sai, anch'io sono un po' agitato. Soprattutto perché non avrei dovuto invitarti a casa mia così>>.
Io lo guardo confusa e anche lui lo nota.
<<Non mi fraintendere. È che, come ti ho detto, anche tu mi interessi. È come se tutta l'irritazione che provavo per te al nostro primo incontro, si fosse trasformata in altro. E non vorrei sembrarti un tipo interessato solo al sesso a causa di questo invito. Volevo davvero portarti fuori per un appuntamento tradizionale>>.
Io arrossisco immediatamente, come una dodicenne alle prime armi, perché non mi sarei mai aspettata che Andrew parlasse di sesso.
<<E ora sono più agitata di prima>>, bofonchio entrando a casa sua facendolo, inaspettatamente, scoppiare a ridere.
<<Non mi prendere in giro>>.
<<Non oserei mai>>, mi dice con un sorriso ironico, <<so io cosa ci vuole. Ci facciamo portare da mangiare? La prossima volta ti invito ad una cena vera e propria>>. Andrew ha già capito che il cibo è il mio punto debole.
Io, infatti, mi illumino all'improvviso: <<Avrei voglia di patatine! O di pizza>>.
<<Vuoi entrambi?>>.
<<No! Meglio le patatine>>, rispondo osservando il suo bellissimo divano. Vorrei evitare danni con mozzarella e pomodoro.
<<E patatine siano!>>, esclama tirando fuori il cellulare e procedendo con l'ordinazione. Andrew mi invita ad accomodarmi, mentre si dirige verso il suo televisore esageratamente grande e tira fuori i dvd di Star Wars.
<<Aspettiamo che arrivi la consegna prima di iniziare? Se no poi dobbiamo interrompere>>.
Il coreano si limita ad annuire.
<<Sai, ho proprio sbagliato a giudicarti. E non avrei mai detto che fossi un fan di Star Wars. Sono rimasta spiazzata quando hanno raccontato del tuo accappatoio>>, gli dico con sincerità.
<<E come mai?>>, mi chiede curioso scrutandomi con i suoi profondi occhi a mandorla che fanno agitare nuovamente il mio stomaco.
<<Beh, sembri così serio e realista che non ti ci vedevo a vedere film del genere. Ma lo ammetto, stranamente avevo torto>>.
Lui si siede accanto a me e si lascia andare in un sorrisetto rilassato: <<È bello evadere dalla realtà qualche volta>>.
E così iniziamo a chiacchierare ed Andrew mi racconta della sua vita.
È nato in Corea, ma si è trasferito in America per gli studi universitari. Ad Harvard, ovviamente. Poi ha sentito il richiamo del Bel Paese.
<<Hai conosciuto mia madre. Abbiamo fatto talmente tante vacanze in Italia, dai suoi parenti, che era inevitabile sentirmi a casa. Così quando al lavoro ho saputo della possibilità di trasferirmi da New York a Milano, non ho avuto dubbi>>.
<<Ed eri single?>>, chiedo ricordandomi subito dopo che non sono domande da fare ai primi appuntamenti.
<<Più o meno. Avevo una relazione seria, stavamo insieme dai tempi del college e lei voleva che ci sposassimo. Però sentivo che mancava qualcosa. Quindi ho accettato il lavoro a Milano e per un po' abbiamo avuto una relazione a distanza che poi è finita>>.
<<E pensi di trasferirti ancora?>>, gli domando con una punta di apprensione. Il solo pensiero che possa ripartire mi fa stringere lo stomaco. Sono molto più presa di quanto pensassi.
<<Per ora non ci penso proprio. Sto bene qui, ho comprato casa e, guarda caso ho persino conosciuto una persona molto interessante>>, dice abbassando la voce ed avvicinandosi a me.
<<Ah sì? E chi sarebbe?>>, rispondo con un tono un po' strozzato.
<<Oh è una ragazza un po' strana, sai? Intelligente, con dei bei gusti musicali, fan di Star Wars. È anche bellissima. Un po' imbranatella eh. E si diverte a provocarmi continuamente, ma è decisamente interessante>>.
<<In effetti sembra perfetta. Io non me la farei scappare>>, replico con orgoglio.
Quando suona il citofono, la distanza tra noi è quasi annullata e io sobbalzo involontariamente.
Andrew si allontana lasciandomi sul divano con il cuore a mille che, al suo ritorno dopo un paio di minuti, non è ancora tornato alla normalità.
Mi alzo per afferrare la mia borsa a caccia del portafoglio, ma il coreano mi blocca con il suo tono glaciale: <<Non ci provare neanche>>.
Dopodiché inizia a disporre il contenuto sul tavolino davanti a noi e, soddisfatto del risultato, spegne le luci e preme Play sul telecomando. Indossa gli occhiali e si siede accanto a me.
In pochi istanti la colonna sonora di Star Wars invade la stanza. Sarà la vicinanza del coreano, o le patatine davanti a me, o Star Wars, ma mi sento felice come non mi succedeva da tempo.
Con lo scorrere del tempo, mentre guardiamo Han Solo battibeccare con Leia, io ed Andrew ci avviciniamo sempre di più. Ho tolto gli stivaletti per acciambellami sul divano e, mentre continuo a mangiare le mie patatine rapita dal film, lui mi passa delicatamente una mano attorno alla spalla. Con il cuore che riprende a martellare impazzito, mi appoggio a lui e alzo lo sguardo per vedere i suoi occhi. Mi avvicino alle sue labbra, attratta come un metallo da una calamita. Andrew mi stringe di più a sé e, con l'altra mano, mi accarezza il viso. Ci lasciamo entrambi trasportare dal bacio e mi ritrovo sdraiata su di lui. Sono ad un passo dal mettermi a cavalcioni sopra Andrew.
E sono così rapita che le patatine mi cadono di mano. Mi stacco forzatamente da lui e mi chino a raccoglierle.
Quando rialzo la testa di scatto, colpisco qualcosa di duro e, insieme al mio urlo, sento un grugnito di dolore provenire da Andrew.
Oddio.
Gli ho tirato una testata. E quando noto con orrore le macchie rosse sulla sua camicia, mi pare di sentire un tuffo al cuore.
Ho ferito il coreano al nostro primo vero appuntamento!
Andrew si stringe il naso e con una smorfia di dolore, non appena mi vede scattare in piedi agitata, prova a calmarmi: <<Non ti preoccupare, va tutto bene>>. Ma la sua voce è sofferente e io non riesco a dire altro se non: <<Sangue>>.
Lui abbassa lo sguardo verso la camicia e poi, allontanandosi le mani dal viso, le guarda perplesso.
<<Non è sangue, sto bene>>.
Io continuo a scrutarlo confusa e terrorizzata. Già mi vedo al pronto soccorso a cercare di spiegare come ho fatto a dare una testata all'avvocato.
<<Calmati>>, mi dice facendo ancora una smorfia di dolore, <<È ketchup. Mi hai sporcato la camicia di ketchup>>.
<<Oh>>, bisbiglio stupita.
<<Dovrei farti causa>>, aggiunge cercando di sorridere, ma poi gli sfugge nuovamente un grugnito di dolore.
<<Ti prendo del ghiaccio?>>, gli domando ancora agitata. Lui però mi batte sul tempo e si alza iniziando a slacciarsi la camicia con estrema nonchalance.
Gli guardo i pettorali come se non avessi mai visto nulla di più bello. Per un attimo mi chiedo cosa sono quei bozzi sullo stomaco, ma ci metto poco a realizzare che sono addominali. Considerando che io non li ho, non posso biasimarmi per il mio stupore.
Dopo qualche istante Andrew torna rivestito e con del ghiaccio tra le mani.
A me viene quasi da piangere.
<<Vieni qua imbranatella. Non ci credo che mi hai colpito per salvare delle patatine>>, esclama tirandomi contro di sé ed avvolgendomi. Io circondo la sua vita con le mie braccia e appoggio la mia testa sulla maglietta pulita, vicino al suo cuore. Che batte velocemente quanto il mio.
Poi Andrew mi bacia gentilmente i capelli continuando a stringermi contro di sé.
E riesce a trasformare un momento tragicomico in romanticismo puro.

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