Capitolo 21

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Mi risveglio di colpo accecata dalla luce abbagliante. Mi sento come un orsacchiotto appena uscito dal letargo e non mi importa che sia già pomeriggio, io dormirei ancora. In effetti, considerando che siamo andati a dormire attorno alle cinque del mattino, sarebbe impossibile biasimarmi.

Il letto di Isa è vuoto. Chissà se sono l'ultima ad essersi svegliata. Quando mi guardo allo specchio mentre mi lavo la faccia, mi pare di vedere il riflesso di un panda. Ho delle occhiaie terribili e qualche residuo di trucco.

<<Buongiorno!>>, esclamo entrando in cucina sbadigliando e stiracchiandomi.

<<Non si usa la mano davanti alla bocca?>>, dice l'ultima voce che avrei voluto sentire il primo giorno dell'anno.

<<Mmmh...buon anno>>, ribatto stancamente, alzando un po' la voce. Ora ogni volta che lo guardo mi torna in mente il momento in cui lui e Valeria si sono baciati. E onestamente la cosa mi infastidisce.

<<Buongiorno e buon anno. E cerca di non urlare>>, bisbiglia, <<non voglio che gli altri si sveglino!>>.

Il mio cuore ha un sussulto e sarà anche un modo di dire inflazionato, ma io sento le farfalle nello stomaco. O meglio, i pipistrelli. Quei soliti maledetti pipistrelli che svolazzano nel mio stomaco ogni volta che questi occhi a mandorla mi guardano. Ma la mia piccola speranza viene presto spenta quando lui aggiunge: <<Non voglio che gli amici di Vale si sveglino. Non voglio che ricomincino come ieri sera>>.

Vale. La ragazza che lui ha baciato questa notte. Come vorrei che il mio cervello fosse davvero razionale. Invece no, mi sento strana, o forse è solo un po' di malinconia.

<<Perché?>>, gli domando.

<<Perché?! Ti devo ricordare cos'è successo ieri sera? Tu ti sei addormentata, ma loro no. E sono andati avanti tutta sera ad insinuare che io avessi già un anello pronto in tasca. Oddio>>, dice appoggiandosi una mano sugli occhi.

<<Ed è così?>>.

<<Non ti ci mettere anche tu! Ma perché ne sto parlando con te poi?>>, borbotta irritato.

  Già, perché ne parla con me? Non andiamo neanche d'accordo. Rimango in silenzio per un attimo e mi verso il caffè.  

<<E come mai sei già sveglio? Insonnia d'amore?>>, dico stuzzicandolo ancora.

<<Ricominci?>>.

<<Mi scusi, mr. Choi. Dimenticavo che lei non ama essere preso in giro>>, ribatto con ironia.
Il suo sopracciglio destro fa un movimento stranamente espressivo. <<Ah, come iniziare bene l'anno nuovo>>, aggiunge poco dopo con un sorriso lieve, di quelli che si notano a malapena.
<<Seriamente, dove sono Isa e Lorenzo? E fra quanto dobbiamo partire? Sono già le tre del pomeriggio>>, bofonchio con un altro sbadiglio.

<<Sono a passeggiare. Ti conviene prepararti perché quando arriveranno partiremo subito. A meno che tu non voglia restare qui>>, mi dice freddamente.

E così faccio. All'arrivo di Isa sono già pronta sull'attenti. Stranamente.

Quando raggiungiamo Champoluc sono fisicamente e mentalmente provata. Ho la nausea e nemmeno l'aver dormito per l'intero viaggio mi ha aiutata. In più, il solo guardare il profilo perfetto di Andrew mi fa tornare in mente quel bacio...

Probabilmente si tratta solo di disperazione... tra un pisolino e l'altro, ho fatto l'errore di controllare Facebook e, al di là delle mille coppie che hanno pubblicato foto, ce n'è stata una che mi ha fatto ribaltare lo stomaco: Francesco ha regalato un anello di fidanzamento a Ginevra. E stanno insieme da pochissimo. Noi siamo stati insieme per anni eppure è chiaro che non ha mai avuto l'intenzione di sposarmi. E' assurdo come questa consapevolezza mi faccia ancora male. Razionalmente continuo a ripetermi che probabilmente uno così non mi meritava. Insomma, sono Emma Jlo Nachos Lopez, accanita mangiatrice di nachos e talentuosa ballerina. Eppure, il continuare a ripetermelo non serve a molto. Per quanto io cerchi di non pensarci, quest'anno è iniziato in modo molto strano.
Solo il cibo riesce a consolarmi. Non voglio nemmeno parlarne con Isa perché so che si preoccuperebbe troppo per me e non si godrebbe i momenti felici con Lorenzo.
Quindi quando andiamo a cena, per farmi passare questa infelice sensazione allo stomaco, mangio un piatto gigantesco di polenta concia e spezzatino seguito da delle frittelle di mele.

Quando gli altri si ritirano nelle loro camere, io decido di fare una passeggiata per le vie del centro. Mi infilo il cappotto e la sciarpa e vado a fare quattro passi sperando che mi aiutino a ritrovare la pace con me stessa. Dio, quanto vorrei che la mamma fosse qui.

Dovrei proprio riprendere a scrivere la mia storia. Appena torno a casa mi rimetto lì e mi dedico a Kelsey e Jaxxon. Sicuramente mi aiuterebbe a distrarmi. 

Mentre cammino sento un'improvvisa fitta allo stomaco seguita da un senso di nausea.
Ok, forse non si trattava di nausea emotiva. A quanto pare non sono così tragica come pensavo! Ero convinta  che questo malessere fosse dovuto a Francesco e ad Andrew, ma ora mi viene il sospetto di non aver digerito qualcosa. Nel dubbio, inizio a camminare più velocemente fino a fiondarmi su per le scale dell'hotel per raggiungere la mia camera.

<<Isa fammi entrare, non ho la chiave. Sto malissimo>>, urlo bussando ripetutamente alla nostra porta e tenendomi stretto lo stomaco con l'altra mano. Ad aprire la porta, però, non è mia sorella.

<<Ma cosa...>>, esclama Andrew, mentre un'altra fitta mi spinge a correre verso il suo bagno.

Lui mi segue preoccupato, ma non ha il tempo di dirmi nulla perché io sono già ripiegata su me stessa con la testa infilata nel water. Onestamente la sua espressione scioccata e perplessa, mi farebbe morire dal ridere se non fosse che sto rimettendo anche la cena del giorno prima. Forse anche l'anima visto che mi sento sfinita e prosciugata. Andrew si avvicina borbottando e mi tiene i capelli e la fronte.

<<Non so nemmeno perché ti sto aiutando>>, mugugna tra un mio conato e l'altro.

Sto talmente male che non riesco nemmeno a sentirmi a disagio per la situazione. Mi gira la testa per lo sforzo e vorrei solo sdraiarmi.

<<Ti aiuto, aspetta>>, mi dice mentre tiro l'acqua.
Mi riempie un bicchiere d'acqua e versa un po' di collutorio dentro per aiutarmi a togliere quel sapore disgustoso che ho in bocca. Inconsciamente, mi aggrappo al coreano per non perdere l'equilibrio. O forse il mio subconscio è fin troppo avanti e sa che è il caso di approfittarne.

Andrew mi accompagna verso il divanetto e mi aiuta a sedermi.

<<Ok, stai qui seduta. Vuoi qualcosa di caldo?>>, domanda bruscamente.

Io scuto la testa, per poi pentirmene subito. Mi gira tutto.

Il coreano mi appoggia delicatamente la mano sulla fronte. E nello stesso istante mi rendo conto che non posso più negare l'evidenza, soprattutto non a me stessa. Andrew non mi dispiace affatto. Non so spiegarmelo, non capisco se si tratta di attrazione fisica o se è il suo carattere...c'è qualcosa che mi spinge sempre a stuzzicarlo, ad infastidirlo. Lui mi piace e non c'è momento peggiore per rendersene conto: proprio qui, nella sua camera, mentre lui mi tiene una mano sulla fronte, la sera dopo che ha baciato un'altra. Pochi minuti dopo aver vomitato nel suo bagno.

<<Non hai la febbre>>, sussurra, <<Hai preso freddo?>>.

Oh mamma mia, mamma mia. La consapevolezza di quello che è successo mi colpisce come un pugno nello stomaco. Ho vomitato nel suo bagno. Cavolo, mi sono giocata qualunque possibilità di conquistarlo in futuro. Non che ne avessi molte considerato come mi tratta, ma sicuramente più di adesso. Spinta dalla vergogna, mi alzo di scatto per correre verso la mia camera, ma non ho nemmeno il tempo di rimettermi in piedi che tutto diventa sfuocato.

Andrew mi afferra e mi fa sedere nuovamente.

<<Rimani qui finché non ti riprendi. Ok?>>, dice con un tono stranamente gentile.

<<E' colpa tua>>, borbotto stanca.

<<Mia? Sicura di non aver bevuto? Non avrai sbagliato piano di proposito, spero>>.

Io mugugno qualcosa ed Andrew, spinto da pietà, dice gentilmente: <<Niente, niente. Che disastro che sei>>.

No OtherWhere stories live. Discover now