Capitolo 19

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A Natale saliamo tutte sulla macchina di Isa dirette verso Magenta, una piccola cittadina della provincia di Milano. La nonna vive lì, in una bella villetta circondata da un praticello verde che lei cura con amore.

Appena arriviamo, Tobias ci accoglie correndoci incontro.

Io lo stringo con affetto: <<Tobias! Piccolino, ma guarda come sei diventato bello>>.

<<Em, Tobias non è piccolino! Vero? Tu sei un labrador, mica un minuscolo chihuahua>>, ribatte Michela accarezzandolo.

<<Forza, venite dentro! Fa frecc>>, urla la nonna dalla porta.

Non appena entriamo, vengo avvolta dal delizioso profumo di cibo e il mio stomaco inizia a brontolare felicemente.

<<Emma, varda, sei diventata magra magra. Sembri un chiodo. Isabella e Michela, non commento nemmeno>>. Neanche il tempo di abbracciarmi e già comincia con questa storia.
Per lei sono sempre magra e non gliene frega niente se porto una taglia 44. Certo, con Isabella, amante della palestra, e Michela, amante del divertimento, ci ha rinunciato. Loro sono sicuramente più in forma di me, ma venire dalla nonna mi da sempre certe soddisfazioni.

<<Ambrogio, sono arrivate!>>, grida la nonna richiamando il marito.

Lui esce dalla cucina con il suo grembiule bianco e ci abbraccia. Ci saluta velocemente e torna nel suo regno: ama cucinare e credo proprio che Isa abbia ereditato questa passione da lui.

Infatti, nel giro di poco, spariscono entrambi in cucina, mentre io e Michela seguiamo la nonna verso la sala da pranzo. La tavola è già stata preparata e noto che questa volta è stata apparecchiata per sedici persone. Noi siamo le prime, stranamente, e di lì a poco iniziano ad arrivare i nostri parenti.

Nostro zio Carlo assomiglia tantissimo a suo fratello, nostro padre, ed ogni volta che lo vedo sento una stretta al cuore. Non vediamo nostro padre da anni e non si fa sentire quasi mai, tutto impegnato a vivere la sua vita americana con la sua nuova family. Il nonno, che ogni volta che sente nominare il figlio espatriato non può fare a meno di chiamarlo barlafüs, ha smesso di parlargli, ma la nonna, invece, ha provato per anni a farlo rinsavire. Ovviamente nostro padre non ha voluto saperne di tornare in Italia e, forse, è meglio così perché non credo ce la farei a conoscere la sua nuova figlia. Quella che non ha abbandonato.

<<Allora! Non vi fate mai vedere>>, ci rimprovera subito zia Luisa, la moglie di zio Carlo, mentre Elisabetta, la nostra cuginetta di cinque anni, si getta tra le mie braccia.

<<Tra lavoro e università, ci vediamo poco anche tra noi che viviamo nella stessa casa>>, replica Michela.

<<Anche la Sofia Loren viene qui a Magenta più spesso di voi>>, borbotta la nonna. 

Quando siamo al completo, non posso fare a meno di guardarmi attorno: il nonno e la nonna; zio Carlo e zia Luisa con la piccola Elisabetta seduta tra di loro; zia Marta con il marito Alessandro e il figlioletto Mattia, una peste di dieci anni; zia Rossella e zio Nicolò con le due figlie. Caterina e Lidia. Le uniche parenti che sopporto a malapena. Lidia oggi si è trascinata dietro il fidanzato, Giorgio, un tipo tutto tatuato e con un piercing al sopracciglio. La nonna cerca di ignorarlo, così come il nonno, ma mi basta notare come lo osservano di sottecchi per capire che avrebbero fatto a meno della sua presenza.

Io sono seduta accanto al nonno e ogni volta che Lidia dice una sciocchezza, come capita spesso, e ride come un'oca, lo vedo alzare gli occhi al cielo.

<<Allora, Emma, ho capito male o stai facendo la cameriera nel locale di Isabella?>>, mi domanda Lidia.

<<Sì, hai capito bene. Diciamo che ho deciso di cambiare un po'>>, replico con un sorriso cercando di sembrare disinvolta. Come se l'idea di aver mandato invano almeno un centinaio di curriculum mi lasciasse completamente indifferente. 

No OtherWhere stories live. Discover now