Capitolo 31

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Kelsey, rinchiusa in una cella per nulla confortevole, continuava a riguardare il braccialetto che le aveva donato Marcus. "Ti aiuterà quando ne avrai bisogno, ricordartelo", le aveva detto.
Quella sottile barra dorata che si arrotolava intorno al suo polso, non aveva niente di minaccioso e i soldati di Jaxon non avevano pensato di sequestrarglielo.

In quei giorni trascorsi in solitudine, aveva riflettuto molto e, l'unico piano che era riuscita ad elaborare era estremamente rischioso.

Quel giorno, sarebbe stata portata al cospetto di Ory, il sommo consigliere.

L'unico motivo per cui Jaxon le aveva risparmiato la vita. Sapeva benissimo cosa sarebbe successo. L'avrebbero torturata per cercare di ottenere informazioni che non aveva e alla fine l'avrebbero uccisa.

Doveva tentare la fuga, in un modo o nell'altro: alla peggio sarebbe morta, ma a quel punto, cosa aveva da perdere? Ci doveva almeno provare. Aveva una sola chance e non poteva perderla, anche perché la vita in prigione le stava già prosciugando le energie.

Cosi quando le due guardie entrarono nella cella e la strattonarono senza troppi riguardi, Kelsey seppe che quello era il momento di agire: sfilò una pietra dal suo bracciale e la piantò dritta nel collo della prima guardia. Rapidamente fece lo stesso anche con l'altra. Senza avere il tempo di reagire i due finirono a terra, completamente inermi.
Kelsey sperava di non aver mai bisogno di utilizzare quell'arma. Infatti, quelle pietre rosse, incastonate nel suo bracciale, nascondevano dei piccoli spilli iniettati di un potente veleno, in grado di uccidere sul colpo. Marcus aveva progettato quel bracciale con la speranza che non le venisse mai tolto e così era stato: avevano pensato a privarla delle sue armi, ma non di quell'insignificante gioiellino.

<<Grazie Marcus>>, bisbigliò sfilando la divisa di uno dei due poveri malcapitati ed indossandola. Prese le armi di entrambi e si premette l'elmetto sulla testa.

Raggiunse a passo spedito l'hangar e, mentre stava per saltare su una piccola nave, venne raggiunta dal laser di una pistola che le ferì lo stesso braccio che Jaxon le aveva colpito pochi giorni prima. Si girò spaventata e, quando si ritrovò davanti il volto minaccioso del suo nemico, non potè fare a meno di sparare a sua volta. Vide lo stupore negli occhi scuri di Jaxon quando il colpo di lei gli sfiorò la gamba. Kelsey sperava di rallentarlo: sapeva benissimo che lui era sempre stato un veloce corridore e il fatto che le sue guardie fossero ancora distanti ne era la prova.

Kelsey corse sulla nave, arrivò alla plancia di guida e chiuse il portellone. La nave si mise immediatamente in moto e, con un colpo di fortuna, riuscì ad uscire dall'hangar prima che il passaggio si chiudesse del tutto.

Spinse i motori al massimo della velocità ed impostò il pilota automatico in direzione Nettuno. Nessuno la stava seguendo, probabilmente la sua mossa inaspettata aveva confuso tutti. Kelsey non riuscì a trattenere un sospiro di sollievo: non era ancora in salvo, ma tutto sommato non era stato così difficile fuggire.

<<Alzati>>, disse tranquillamente una voce maschile terrificante alle sue spalle. Non era quello il momento di arrendersi: raccolse con un movimento impercettibile l'arma che aveva appoggiato sulle sue gambe, si voltò rapidamente e sparò alla cieca.

Il colpo arrivò a destinazione in modo del tutto inaspettato, colpendo l'addome di Jaxon che lasciò cadere la sua arma per portarsi la mano inguantata sulla ferita.

Kelsey corse verso di lui e con un calcio allontanò l'arma del nemico. Quando lui si accasciò al suolo, dalla sua bocca uscì un grido inaspettato. <<Jaxon!>>, urlò avvicinandosi al ragazzo.

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