Capitolo 32

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Cammino accanto ad Andrew silenziosamente. Nessuno dei due sa cosa dire. Non riesco a capire cosa sia successo a Gianluca, forse ha solo bevuto troppo.

E non credevo avrei mai visto Andrew perdere la testa in quel modo. Probabilmente se non fossi caduta, si sarebbero picchiati. Tutto sommato, il mio volo poco aggraziato è stata una fortuna. 

Cavolo, sono proprio caduta come un sacco di patate. 

Mi osservo per l'ennesima volta le mani leggermente insanguinate. Non riesco ancora a crederci.

<<Siamo arrivati>>, dice il coreano fermandosi davanti ad un portone di vetro. Quando saliamo in ascensore, non so chi sia più a disagio tra i due. Andrew non riapre bocca finché, dopo aver inserito la chiave nella toppa della porta di casa sua, non mi invita ad entrare.

E quello che mi ritrovo davanti, è esattamente ciò che mi aspettavo da lui. Il salotto è arredato con uno stile semplice e moderno, il divano in pelle bianca si fonde perfettamente con l'arredamento grigio. Ed è impossibile non notare il televisore gigante appeso alla parete con tanto di impianto dolby surround.

<<Cavolo, ti sembrerà di essere al cinema>>, sussurro, un po' a disagio, cercando un argomento di conversazione. L'ultima volta che abbiamo parlato, eravamo a casa mia e io gli ho fatto ben capire cosa pensavo di lui.

<<E' un po' esagerato, vero? Ma mi piace guardare i film come si deve>>.

E' tutto molto curato e, se non fosse per le foto appese alla parete, sarebbe anche molto freddo.

Andrew si toglie la giacca e l'appoggia sul divano insieme al mio cappotto e alla mia borsa.

<<Vieni>>, mi dice freddamente.
Quando si volta e nota il mio sguardo confuso, aggiunge subito: <<Andiamo in bagno, devi sciacquarti almeno le mani con l'acqua. Poi disinfettiamo>>.

<<In bagno?>>, ripeto ingenuamente, <<Ancora non capisco perché devo disinfettare...non è grave>>.

<<Lo diventerà se non ti curi.. E per la cronaca, stai sanguinando, ecco perché! E non farti strane idee>>, borbotta mentre attraversiamo il corridoio.

<<Come potrei? So bene cosa pensi di me>>, rispondo alle sue spalle osservando i muscoli che si intravedono sotto la camicia chiara. Andrew mi guarda scocciato, mentre apre la porta del suo bagno:
<<Dimenticavo che tu sai sempre tutto. Siediti>>.

Sciacquo le mani e mi accomodo sul bordo della vasca idromassaggio, abbastanza largo da potermici sedere comodamente.

<<Non ti facevo tipo da vasca>>, esclamo prima di rendermi conto che forse non è il momento giusto per fargli capire che potrei aver pensato a lui sotto la doccia. Un po' di volte.

<<Infatti, sono più da doccia, è nell'altro bagno>>, mi risponde aprendo gli sportelli laccati e tirando fuori l'armamentario di garze, disinfettante e cerotti.

<<Sei come una farmacia>>, dico sorridendo.

<<Ho un nipotino. Il figlio di mia sorella è una peste e, ogni volta che mi prendo cura di lui, si fa male>>.

<<Forse dovresti controllarlo meglio>>, esclamo ridendo.

<<C'è gente distratta in giro. Figurati un bambino>>, mi risponde sorridendo e inginocchiandosi davanti a me.

<<Lascia, faccio io. So come disinfettare>>. Questa situazione è imbarazzante e l'idea di farmi curare come una bambina mi mette davvero a disagio. 

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