Capitolo 17

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Oggi sono rientrata al lavoro dopo qualche giorno di malattia. Non posso dire di essere in formissima, ma a parte il respiro alla Darth Vader, mi sono ripresa. Non sono più contagiosa, altrimenti Isa non mi avrebbe nemmeno fatto avvicinare al ristorante, ma continuo a sentirmi il naso un po' chiuso.

Questa mattina sono al bancone del bar con Gianluca e ho l'occasione per ristabilire perlomeno il nostro rapporto amichevole. Durante le prime ore, pur lavorando fianco a fianco, non siamo riusciti a parlare molto a causa del continuo via e vai di clienti. In settimana, le ore del mattino sono sempre le più agitate al bar.

<<Allora, come sono andati questi giorni senza di me?>>, esclamo entusiasta appena il flusso di persone inizia a rallentare. 

<<Bene dai>>, risponde freddamente mentre prepara gli ultimi caffè della mattinata.

Ci riprovo ancora: <<Hai fatto tante conquiste?>>.

<<Mah, come al solito>>.

Forse il chiedergli delle mille ragazze rimorchiate non è l'idea migliore, ma mi pareva comunque un modo amichevole per ricominciare a parlare. Da quando abbiamo iniziato, questa mattina, ad adesso, avremo scambiato si e no 10 parole.
Per un po' rimango in silenzio a riflettere. Non riesco a capire cosa gli sia successo. Perché è cambiato così? Ed è così solo con me? Insomma, Gianluca è sempre stato gentile e mi ha sempre riempita di complimenti. Ora mi guarda a stento in faccia.

<<Sai? Ho continuato ad allenarmi nella preparazione del mojito>>, dico al mio collega, <<Devo ancora perfezionarmi. Qualche volta te li farò assaggiare>>.

Lui annuisce.

Sono talmente annoiata dal suo atteggiamento che, approfittandone dell'orario, decido di andare ad aiutare Serena a preparare la sala per il pranzo. Il menù a prezzo fisso attira parecchi lavoratori, oltre ai nostri clienti abituali. Ci sono alcune signore del club del libro che pranzano qui almeno tre volte a settimana. E ogni volta devo fare del mio meglio per evitare di parlare troppo con loro perché, da quando hanno saputo della mia uscita con il nipote di Carla, continuano a cercare di appiopparmi i loro nipotini e non so per quanto ancora potrò continuare a usare la scusa del "sono uscita da poco da una storia seria". Probabilmente non per molto.
La signora Rosangela, divorziata e collezionista di uomini, mi ha già detto più volte che secondo lei non dovrei abbandonare il campo, ma, al contrario, dovrei lanciarmi nella caccia. Se le altre la sentono... avrò appuntamenti da qui all'eternità. Non mi importa dei consigli degli altri, non voglio più un appuntamento al buio come quello con Dj Alex.

Quando il ristorante inizia a riempirsi, io e Serena cominciamo a correre tra i tavoli.

<<Buongiorno, vuole ordinare?>>, chiedo ad una nuova cliente.

<<Non ancora, aspetto una persona>>, risponde con un sorriso. Non riesco a definire la sua età, presumo attorno ai quarant'anni. E' bella e ha dei lunghi e mossi capelli scuri.

Ricambio il suo sorriso e mi allontano dal suo tavolo per poter servire altri clienti.
Quando rientro dalla cucina per l'ennesima volta, non posso fare a meno di notare che la persona che la signora stava aspettando è arrivata. E io la conosco fin troppo bene. Andrew Choi indossa uno dei suoi perfetti completi eleganti e sorride gentilmente alla donna seduta di fronte a lui. In un attimo i pipistrelli riprendono a svolazzare nel mio stomaco, finché non noto che la donna sta stringendo amorevolmente la mano di Andrew. Provo immediatamente la stessa sensazione che sento quando vado sulle montagne russe: un vuoto nello stomaco fastidioso, ma accompagnato da una sferzata di adrenalina. Nella mia testa parte, inevitabilmente, un film mentale degno di un Oscar: mi immagino che lui possa essere il suo toyboy o qualcosa del genere.
Lei è elegante quanto lui. Indossa un semplice abito verde stretto in vita da una sottile cintura nera. 

No OtherWhere stories live. Discover now