Capitolo 37

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Andrew continua a guardarmi come se sospettasse che io sia la mente dietro la mossa folle di sua madre. Andiamo, non posso negare che potrebbe essere nel mio carattere architettare un piano simile, ma non in questo caso. E, soprattutto, non con sua madre!

<<Non sapevo che volessero venire qui>>, dico cercando di giustificarmi. Sono un po' a disagio. Non c'è un manuale per capire come ci si deve comportare quando si ha a che fare con una persona che è sparita dopo un bacio? 

<<Sì, immagino>>. La sua risposta è così fredda che inizio a chiedermi se non mi sono immaginata tutto quello che è successo quella sera. Questo spiegherebbe perché non si è fatto sentire.

<<Ehm...come stai?>>, gli chiedo cercando di allentare la tensione e l'imbarazzo.

<<Bene>>, risponde guardandosi intorno, come se fosse a disagio.

Io raccolgo ogni briciola di coraggio e, dopo aver esitato qualche istante, mi sento pronta per chiedergli perché non mi ha scritto. Insomma, ci siamo baciati. Forse avrei dovuto farlo io, Vomitella o no. 
Ma Andrew mi anticipa, spiazzandomi completamente: <<Mi dispiace per l'altra sera>>.

Non posso fare a meno di guardarlo confusa. Questa frase è così inaspettata che non credo di capire. <<Oh>>, è l'unica cosa che riesco a borbottare. Oh. Come se non sapessi più parlare. E in effetti sono senza parole, ma con mille pensieri che mi frullano nella testa.

<<Non so come sia potuto succedere. Tu avevi bevuto troppo e non avrei dovuto>>, continua a spiegarmi.
<<Oh>>, ora mi è più chiaro il senso delle sue scuse, <<Ok, ti ringrazio per avermi chiarito la situazione>>. Il mio tono è talmente sarcastico che quasi non mi riconosco. O meglio, mi riconosco eccome. Questo sarcasmo è proprio da me.  

<<Non fraintendermi. Io...>>.

<<Non fraintendere? No, certo mi sembra tutto chiarissimo>>, esclamo interrompendolo, <<Bene, se è quello che vuoi, possiamo dimenticare tutto e far finta che non sia mai successo nulla>>.

<<Ti ricordi? Eri talmente ubriaca che io...>>, mi chiede titubante.

<<No. Non ricordo nulla. Contento? Ti rendo il tutto più semplice>>. Credo che il mio tono di voce si sia alzato di un'ottava. Probabilmente agli occhi delle persone che ci passano accanto, sono una pazza isterica.

<<Non è questo che voglio dire. Tu ti ostini a fraintendere. E non mi dai nemmeno il tempo di spiegarmi>>, continua incatenandomi con i suoi magnetici occhi a mandorla, così scuri e profondi, <<Ascoltami, ok?>>.
Ma prima che io possa annuire, ipnotizzata, una ragazza si avvicina salutandolo.
Indossa un pellicciotto e un'elegante longuette che scivola perfettamente sul suo fisico scolpito. E io sono qui, come una scappata di casa con la mia maglietta dei Clash che sbuca da sotto la felpa aperta.

<<Oh, e io mi ostino a fraintendere>>, borbotto risentita. Altro che fraintendere.

<<Noemi!>>, esclama stupito mentre lei gli si avvinghia al braccio destro.

Noemi. Ancora questo nome? La prima volta è stato a casa sua, dopo il cambiamento di Gianluca. Noemi dagli occhi verdissimi e le gambe lunghe come un fenicottero. Avrebbero dei figli bellissimi. La vita è ingiusta.

Andrew mi osserva visibilmente a disagio. Tranquillo, avvocato, non spiffereró a Noemi del nostro bacio.
Il suo sguardo dispiaciuto mi fa venire voglia di mettermi a piangere, ma di certo non posso farlo qui e, anche se la mia voce non è ferma come vorrei, riesco a dire: <<Scusate, ora devo proprio andare>>.

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