Capitolo 38

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Andrew mi ha mandato un paio di messaggi. Vuole parlarmi. Beh, sai che c'è? È un po' tardi ormai. E poi di cosa vuole parlarmi? Che parli con la sua bella Noemi. E lo so che è infantile da parte mia, ma al momento non voglio né vederlo né sentirlo. 
Infatti, ho preso un'allegra settimana di ferie che sto beatamente trascorrendo sul divano e, se non fosse per i continui borbottii della mamma, di Michela e di Isa, starei benissimo.

Sono nel pieno di una maratona di film romantici, un delirio masochista, e cosa posso chiedere di più? E non mi importa se non è un modo salutare per trascorrere le proprie ferie: io voglio solo staccare!

Avrei dovuto prenotare un viaggio e partire con Ross, ma lei è troppo impegnata con il lavoro, quindi va benissimo anche il mio divano. E il mio letto. E la mia poltrona.  E questa solitudine!
Dopo un'attenta analisi di questi classici dell'amore, mi è chiaro da dove nasce la mia attrazione per lui. Andrew è freddo e distaccato, ma in grado di stuzzicare la mia mente. È così fastidiosamente sicuro di sé che la sua personalità si scontra con la mia in modo inevitabile. Non abbiamo niente in comune eppure mi attrae.
Un po' come Bridget e Mark Darcy.

Alla millesima lamentela da parte della mia famiglia, decido di fare il borsone e mettermi in macchina per andare dai nonni. Quando suono il citofono colgo la nonna del tutto impreparata.
<<Scusa nonna. Avrei dovuto avvisarvi. Posso stare qui per oggi?>>, le chiedo non appena mi abbraccia.

<<Non devi avvisare nanin. Sei sempre la benvenuta e puoi restare quanto vuoi>>, mi risponde non riuscendo a nascondere il suo sguardo preoccupato.
<<E' quello che speravo. Se potessi restare anche stanotte sarebbe fantastico>>. Ho gli occhi che bruciano, come sempre in questi giorni in cui l'unica cosa che vorrei fare è piangere. Mi piace pensare che sia colpa di quel periodo del mese, ma non è così.
Il nonno rientra a casa poco dopo e non appena mi vede, seduta al tavolo con sua moglie a sorseggiare un tè, non riesce a nascondere la sua felicità né, tanto meno, la sua preoccupazione: <<Oh nani, che bello averti qui. Ma va tutto bene?>>.

<<E' quello che sto cercando di scoprire, Ambrogio>>, gli risponde la nonna invitandolo, con un gesto della mano, a sedersi con noi.
Mi sento in dovere di dare una spiegazione: <<Sì, va tutto bene, ma sono in ferie e avevo bisogno di tranquillità. Scusate per l'improvvisata>>.

<<C'entra un ragazzo? O è il lavoro? Hai litigato con le tue sorelle?>>, mi domanda la nonna guardandomi con i suoi occhi comprensivi contornati da rassicuranti rughette. Il suo sesto senso è sorprendente.
Mi sforzo di sorridere, ma sono certa che il risultato non è affatto soddisfacente: <Un po' tutto, in realtà. Sto pensando di lasciare il ristorante, ho fatto un colloquio per una posizione interessante e sembra sia andato bene>>, rispondo sinceramente.

<<E' fantastico, tesoro! Ma perché vuoi lasciare il ristorante? A te piace lavorare lì>>. 

Sì, mi piace, ma so per certo che lì, probabilmente, mi toccherà rivedere più volte Andrew in dolce compagnia. E il pensiero mi terrorizza. E poi non avrei potuto trascorrere il resto della mia vita lì, a me interessa il marketing. 

<<E il ragazzo?>>, mi chiede schietta. Al nonno sfugge di mano il cucchiaino con cui stava mescolando il suo tè.
<<Uno stupido avvocato coreano>>, borbotto.

<<Brutta gente gli avvocati!>>, esclama il nonno guardingo facendomi scappare un sorriso. 

La nonna lo ammonisce subito dandogli uno schiaffetto sulla mano: <<Tas! Non dirle così. Cosa ti ha fatto, tesoro?>>.
<<In realtà niente. Ha un'altra>>, bofonchio sentendomi patetica a raccontare di questo rifiuto a loro.

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