Capitolo 41

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<<Mi spieghi cosa c'entra Noemi adesso?>>. Ma subito dopo avermelo chiesto, viene come folgorato da un lampo di consapevolezza: <<Ah>>.

Andrew fa un passo verso di me: <<Credevi che avessi una storia con Noemi? Ho l'impressione che tra di noi ci siano stati molti fraintendimenti, è per questo che volevo parlarti>>. 

<<Stai o non stai con Noemi?>>, gli domando diretta. 

<<Non sto con Noemi! E' una collega>>, replica sicuro avvicinando il suo viso al mio. Ma quando sta per annullare completamente la distanza, sono io ad allontanarmi e, senza pensarci due volte, inizio a straparlare: <<Andrew. Tu mi piaci, mi piaci molto. Solo che siamo già passati di qua e tu te ne sei pentito. Onestamente, non voglio che ricapiti>>.

Gli appoggio le mani sul petto per mettere ancora più distanza tra di noi, ma mi basta quel contatto per rischiare di perdere quel barlume di ragione che mi ha impedito di baciarlo. Andiamo, cervello, non abbandonarmi!

<<Me ne sono pentito? Tu te ne sei pentita, hai detto che volevi far finta di nulla>>.

<<No!>>, alzo la voce irritata, <tu hai detto che ti dispiaceva per l'altra sera!>>. C'è talmente tanta tensione tra di noi che non so per quanto potrò resistere senza urlare come una folle. In più sento il cuore che mi martella nel petto, talmente forte da rimbombarmi nella testa. Anche in questo momento è così sicuro di sé che la sua voce mi fa sentire un brivido scorrere per tutta la schiena. E no, non si tratta di paura. E, oddio, mi sono anche dichiarata. Gli ho detto che mi piace. Non che ci sia qualcosa di male, ma non pensavo di dirglielo così. 

Lui è agitato quanto me e si passa nervosamente una mano tra i capelli prima di sospirare e iniziare a parlare:<<Avevo ragione a volertene parlare! Ma poi mi hai evitato in tutti i modi... Quando ho detto mi dispiace, intendevo dire per la situazione. Non avrei dovuto baciarti mentre non eri al pieno delle tue facoltà. È stato una gesto deplorevole>>.
<<Andrew, ero ubriaca, ma sapevo cosa stavo facendo! Ho passato mesi a sperare che mi baciassi. Credimi, deplorevole non è di certo il termine a cui pensavo>>. Ormai sono senza filtri, ma lui non si scandalizza neanche. 

Mi osserva attentamente come se volesse capire se sto dicendo la verità. <<Sei così testarda>>, borbotta. 

<<Io testarda?! E tu sei così... sei così...>>, ma non mi viene un aggettivo adatto. Così affascinante? Detestabile? Intelligente? Solo che non ho il tempo di continuare perché Andrew mi coglie alla sprovvista appoggiandomi una mano sul viso e incollando le sue labbra alle mie. 

Ed è una sensazione così incredibile che mi sembra di sentire un fuoco d'artificio esplodere nello stomaco. 

Il suo bacio è talmente casto che quasi mi vergogno del fuoco che sento anche là dove non batte il sole. Le sue labbra sono appoggiate alle mie, mentre con il pollice sinistro disegna dei cerchiolini sul mio viso. In trepidante attesa apro leggermente la bocca, sperando che lui colga il messaggio e quando, finalmente, la sua lingua accarezza la mia, perdo completamente il lume della ragione. Mi sfugge un verso gutturale, ma lui non ci fa caso e continua a baciarmi sempre più passionalmente. Gli passo una mano sulla nuca e faccio scorrere le mie dita tra i suoi capelli neri e setosi, mentre la sua mano abbandona il mio viso per appoggiarsi alla mia schiena. Mi tira contro di sè ed è come se il corpo non aspettasse altro. E, giuro, se non cercassi di trattenermi, probabilmente, proverei ad avvinghiare la mia gamba al suo fianco. Avevo dimenticato queste sensazioni: la passione e quel vuoto nello stomaco che ti mette i brividi. 

<<Forse avrei dovuto chiedertelo prima, ma ti andrebbe di uscire con me?>>, mi chiede quando rimette la distanza tra le nostre bocche. Vederlo così, con le labbra arrossate, mi fa sorridere. 
<<Credevo fosse chiaro>>, ribatto ansiosa di riprendere. 
<<Voglio evitare fraintendimenti, voglio che questa volta sia chiaro: mi piaci, Emma. Oserei dire che mi piaci da mesi per quanto io abbia provato a soffocare questo interesse...>>. Io lo fulmino con lo sguardo e lui capisce al volo: <<Vedi, mia madre ottiene sempre quello che vuole. E questa volta non volevo dargliela vinta! Sembra infantile, ma...a volte è difficile quando prova a gestire la mia vita come se fossi ancora un adolescente. Solo che questa volta, aveva ragione. Tu sei fantastica>>.
<<Oh sì, mi ricordo di una volta in cui hai espresso il disappunto nei miei confronti mentre lei mi elogiava>>.
<<Mentivo. All'inizio, in realtà, non ti sopportavo>>, mi svela, <<ma credo fosse reciproco no?>>. 

Io annuisco: <<Non lo posso negare. Eppure, non ci è voluto molto per capire che provavo qualcosa per te. Credevo fosse solo un interesse fisico, ma a Capodanno ci sono rimasta così male che non potevo più negarlo neanche a me stessa>>. 

<<A Capodanno ti sei presentata in camera mia, ma di certo non pensavo che fosse per vomitare nel mio bagno>>. 
<<Ti prego, non me lo ricordare>>, rispondo a disagio, <<A Capodanno sei stato baciato da Valeria e poi mi hai proposto il tuo amico>>. 

<<Che idiota che sono stato>>, borbotta. 
<<Meno male che lo sai!>>, gli dico sorridendo e riprendendo il nostro bacio. 

Sono così inebriata da lui che mi sembra di essere tra le nuvole.

<<Sai cosa?>>, mi dice staccandosi nuovamente, <<La cosa che mi piace di più è che, tutto sommato, siamo molto simili. E ho come la sensazione che tu mi capisca più di chiunque altro>>. 
<<A parte i mille fraintendimenti, intendi?>>. 

Andrew mi guarda sorridendo dolcemente: <<A parte i mille fraintendimenti sentimentali. Forse è stato l'odio reciproco ad unirci o forse siamo semplicemente sulla stessa lunghezza d'onda. O forse il fatto che tu, con le tue risposte orgogliose, mi hai folgorato. Credo tu sia la prima ragazza in assoluto che mi fa sentire così, come ti diceva mia madre... Di solito le persone non osano tanto>>.  

E un po' mi viene da ridere se ripenso al coreano impettito che è entrato nel locale dicendo che non ero niente di che.

<<Sappilo, non dimenticherò facilmente i commenti che avevi fatto sulla mia scarsa avvenenza>>, borbotto fingendomi offesa. 

<<Direi che mi sono ricreduto poco dopo! E comunque, non vedo l'ora di farmi perdonare>>, risponde incollando nuovamente le sue labbra alle mie. 

Mi aggrappo al suo collo mentre lui mi spinge delicatamente contro il bancone. Devo fare uno sforzo richiamando, ancora una volta, tutti i miei neuroni a raccolta: non posso saltare sul bancone e trattenerlo tra le mie gambe.

<<Scusate, non voglio interrompervi, ma di là stiamo aspettando il dolce>>. 

Quando riapro gli occhi mi rendo conto che Michela è lì sulla porta che ci fissa divertita. So benissimo che non mi risparmierà battutine di nessun tipo. 

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