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Michael's point of view

La sala era colma di gente che conoscevo fin dai tempi del liceo, i loro visi li avevo quasi dimenticati per via del lungo periodo trascorso fra l'azienda di famiglia e la carriera. Quasi 17 anni erano passati, troppi, lontano da i miei amici più cari.

«Michael!! Come va? Ti piace la festa?» esordí lo sposo distogliendomi dai pensieri, nonchè Jamie il mio migliore amico di sempre.

«Bene J, ma soprattutto congratulazioni!!» lo abbracciai calorosamente.

«Grazie davvero, sono felice che tu sia venuto ma Annie? Non la vedo.» il mio amico scostò la testa fra gli invitati a destra e a sinistra nella speranza di vederla.

Annie. Conobbi anche lei ai tempi del liceo, ci innamorammo immeditatamente presi dal fuoco e della passione ci sposammo anni dopo, ma come spesso accade non tutti i matrmoni sempre funzionano, in oltre le cose tendevano sempre a cambiare come appunto era successo a noi.

«Ha l'influenza.. ma ti manda gli auguri.» gli sorrisi il più sinceramente possibile. Odiavo mentire, sopratutto agli amici più cari, ma dovevo.

«Si certo come no, scommetto che avete litigato di nuovo» ridacchiò lui, incrociando le braccia, io allentai la mia cravatta per la tensione.

«Noo.. ti sbagli Jamie» non si sbagliava affatto, e quella litigata fu la causa vincente della sua mancata presenza al matromonio dei nostri migliori amici.

«Va bene, diciamo che mi sbaglio.. ok? Ma tu devi uscire un po', svagarti, e poi era davvero parecchio tempo che non ci vedavamo noi due!» mi picchiettò la spalla spalla con la mano io gli sorrisi, sapevo di aver trascurato i miei affetti e le mie amicizie per via della mia carriera.

«Si è vero..» risi.

Jamie si allontanò, per dare inizio alle danze il primo ballo fu quello fra gli sposi, una ragazza abbastanza minuta con un lungo abito nero senza spalline, dai capelli ramati raccolti sul lato destro del collo, prese posizione accanto al microfono

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Jamie si allontanò, per dare inizio alle danze il primo ballo fu quello fra gli sposi, una ragazza abbastanza minuta con un lungo abito nero senza spalline, dai capelli ramati raccolti sul lato destro del collo, prese posizione accanto al microfono. Sulle melodiose note di una canzone di Mariah Carey la sua voce iniziò ad espandersi in tutta la stanza: le luci calorono per dar spazio a effetti luminosi su tutto il pavimento. La sentì cantare tutto il tempo senza mai staccare gli occhi dalla sua immagine, che mi aveva rapito completamente. Si muoveva disinvolta, senza paura del palco, osservai le sue mani stringere il microfono. Gli acuti si fecero più intensi e mi chiesi come, una tale voce potesse appartenere ad una così minuta creatura. Mi sentì rapito, quasi come un incantesimo, non riscivo minimamente a distogliere gli occhi da quella donna. Senza rendermene conto la canzone finì, tutti applaudirono e presi a farlo anch'io ancora estasiato. La ragazza scese dal palco, volevo a tutti i costi congratularmici, così iniziai a girovagare un po' per la sala nella speranza di incontrarla.

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