24.

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Mia's point of view

Tutto il giorno la mia mente era stata occupata da Michael e dalla curiosità di sapere come il suo affare fosse andando a termine. Mi preoccupavo per lui, forse anche troppo.
Nonostante quella mattina avessimo chiarito le cose, qualcosa dentro di me restava sempre offuscato e un po' confuso non smettevo di pensare alla sua pelle morbida alle sue grandi mani, al suo profumo forte percepito così da vicino, si, la nostra vicinanza divenne un chiodo fisso nella mia testa.
Più eravamo vicini, più mi trasformavo in una calamita dal non potergli stare lontano.
Quando c'era lui era tutto così diverso, così nuovo e spensierato. Mai, avevo provato qualcosa per qualcuno in quel modo, lui non era il solito ragazzino che attrai nei club o nei giardini dell'Università, lui era un uomo colto e gentile di un certo charm. Un uomo adulto, che mi faceva provare emozioni talmente forti che le gambe quasi non reggevano il mio stesso peso. Era una situaizone complicata e diversa dal solito, sentivo che Michael poteva darmi di più qualcosa che un ragazzo di vent'anni non era in grado di sostenere. Era un legame speciale il nostro, qualcosa che non avevo mai visto e mai provato prima d'ora.

«Mia?Mia mi stai ascoltando?» esclamò Karen sventolandomi la mano smaltata sul viso. Io scossi la testa per mandar via quei pensieri superflui.

«Si, ti stavo ascoltando dicevi?» finsi, in realtà non avevo ascoltato praticamente nulla di tutto ciò che era uscito dalle sue labbra tinte di un rosso fuoco.

«Stavo parlando di Jackson, mi piace ma forse vorrei di più..e..» si fermò, guardandomi stranita io ne rimasi confusa.

«Tu, non mi stai ascoltando!!» mi rimproverò. puntandomi l'indice contro.

«Okay, mettiamola cosi: ti ho ascoltanto fino ad un certo punto poi ho pensato ad altro, contenta?» le confessai sbuffando, mi piantai dinanzi all'armadio fissando i vestiti "eleganti" che dominavano il mio guardaroba da viaggio.

«Per questa volta ti perdorno, ma ora perchè cavolo sei davanti all'armadio»

«Perché Michael mi ha invitata a cena e ha detto di indossare qualcosa elegante, ed io non so che mettermi. Lo sai, non sono per l'eleganza io..»

«Tu sei un maschiaccio, lo so!» continuò lei e scoppiamo a ridere insieme. Volevo bene a Karen, eravamo amiche dal liceo e da quel momento non ci eravamo più separate.

«Anche se..» iniziò a frugare nel suo armadio, decisa e determinata.

«Io ho quello che fa per te!» esclamò maliziosa.

«Sul serio?» osservai con una smorfia negativa l'abito che aveva preso.

«Perché dici cosi?? E cosi bello, almeno provatelo» supplicò.

«Ad essere bello è bello, ma non mi sentirei a mio agio» lei mi piantò davanti allo specchio, appoggiandomi al corpo il vestito nero che aveva preso. Io subffai.

«Non devi essere a tuo agio, ma uno schianto. Almeno provatelo» mi osservai per qualche secondo, poi decisi di provarlo e sentì Karen saltellare dalla gioia, alzai gli occhi al cielo sorridendo.

Dopo un po, uscì dal bagno indossando quel famoso vestito consigliato dalla mia amica. Era leggermente corto, con una gonna a pallancino di colore nero, il corpetto invece a giro maniche presentava sul décolleté uno scollo tondo e una trasparenza orizzontale non adatta esattamente alla sottoscritta.

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