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Mia's point of view

Mi feci coraggio e mi incamminai verso il letto, gli feci cenno di spostarsi in modo da poter scoprire il lenzuolo rosa sottile. Mi infilai sotto, nonostante il caldo afoso ma non sarei riuscit a dormire senza che il mio corpo fosse coperto, abitudine forse.

«E i tuoi genitori invece?» dovevamo conoscerci di più, magari quel discorso avrebbe potuto rompere un po' il ghiaccio e l'imbarazzo. Lui esitò per un attimo, abbassando lo sguardo.

«I miei genitori ora viviono a Londra, si sono trasferiti un paio di anni fa. Mio fratello minore che si è sposato vive a poco passi da loro invece mia sorella, la più piccola, è ancora in casa con i miei» abbozzò un sorriso, io ricambiai. Nel frattempo adagiai la testa al cuscino, spiaccicandoci contro la mia guancia.

«Wow hai una sorella, e come si chiama?» avrei tanto voluto avere una sorella, ma al suo post avevo imparato a considerare Lily come tale, lei era molto di più.

«Si chiama Rita» ridacchiò lui, alla mia espressione sorpresa.

«E' un nome italiano però»

«Si mia madre ama molto l'Italia, e ha deciso di chiamare mia sorella così»

«Non.. vengono mai a trovarti?» a quella domanda lui sembrò irrigidirsi, abbassò lo sguardo e giocherellò coi suoi stessi pollici.

«In realtà neanch'io vado mai a trovarli, a causa del mio lavoro sai. Non mi è possibile allontanarmi spesso dal mio ufficio, ho sempre tantissimo lavoro da sbrigare e devo gestire tutto da solo non ho un partnership che fa questo per me» lo fissai attenta, con occhi scrutatori. Non ne era molto contento del suo lavoro, forse gli portava via troppo tempo, troppa energia, troppi affetti..

«Mi dispiace..» mormorai, ad alta voce, lui finalmente mi puntò dritto negli occhi. Ebbi un fremito lungo la schiena.

«Non dispiacerti piccola peste» sussurò a sua volta, al che gli posi uno sguardo di sfida.

«Non sono una peste io!» mi finsi offesa.

«Fidati lo sei, eccome» enfatizzò queste ultime, dopo di che presi il cuscino che tenevo sotto il capo per spiaccicarglielo sul volto. Rise di gusto, io lo seguí a ruota.

«Così impari!!» storsi il naso, lui afferrò un altro cuscino ma io lo precedetti impedendo così che il guanciale mi finisse sul viso.

«Ma cosi non vale!!» esclamò ridendo a fior di labbra.

«Oh si che vale Signor.Reed» si bloccò per qualche secondo, non smetteva di fissarmi il viso.

«Non chiamarmi signore, non mi piace» era pacato ma allo stesso tempo anche seccato. Accennò un sorriso e in quel momento il mio cellulare vibrò, un messaggio fece illuminare lo schermo:

Chris:"Buonanotte"

Ebbi l'istito di chiudere il blocco schermo, senza rispondere. Ero con Michael e quel momento di pace che sarebbe finito il giorno dopo dovevo godermelo a pieno, senza intralci.

«Ora è tardi dovresti dormire» mi canzonò lui, tenendo un sorrisino dipinto sul volto.

«Anche tu dovresti» risposi a tono, non amavo perdere le sfide e tanto meno non avere l'ultima parola. Lui rise di gusto, strizzandosi gli occhi e passandosi una mano sul viso per poi grattarsi il mento con uno sguardo assorto e riflessivo.

«Mi fai ridere..» sibilò, tenendo gli occhi fissi dentro i miei. Lo guardai smarrita, non volevo ricascarci come una stupida ed uscirne in lacrime o perdente come tutte le volte.

TWENTY Where stories live. Discover now