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Michael's point of view

Ogni volta che incrociavo i suoi occhi pensavo:

E se non l'avessi mai incontrata?

Il suo sorriso mi dava la forza per andare avanti per combattere per noi e per ciò che ci rendeva davvero felici. Quel giorno riscoprì il gusto del divertirsi con le piccole cose, di sorridere per i piccoli gesti e, di riuscire a rendere qualcosa semplice, speciale. Osservai la fanciulla esaminare con entusiasmo le palline di natale decorate ed i nastri folti di paglia colorate, la sua espressione gioiva ad ogni pezzo scintillante e non potei fare a meno di guardala con divertimento, stima e affetto.

«Questo è bellissimo non trovi?» era entusiasta  e super sorridente mentre mi porgeva davanti al viso una pallina di vetro sul quale vi era disegnata la renna di babbo natale in oro luccicoso. Mi morsi il labbro, ingoniando il groppo che avevo in gola ruppi la minima distanza che vi era fra noi adagiai la mia enorme mano sul suo viso riponendole una chiocca ramata dietro l'orecchio.

«Sei tu ad essere bellissima, Mia» sussurrai in maniera impercettibile. Si portese verso di me e mi schioccò un improvviso bacio sulle labbra, leggermente provò a schiuderle in cerca della mia lingua ch'era già pronta ad accoglierla.
Lasciò andare la pallina che aveva fra le mani poggiando queste ultime all'altezza delle mie gote, la sua bocca era calda e accogliente nel frattempo le massaggiai delicatamente un fianco ma quando percepì che le cose stavano prendendo una piega diversa lei era già a cavalcioni sopra di me - neanche mi ero accorto che frettolosamente eravamo arrivati a sederci sul sofà - le massaggiai la schiena arrivando fin sotto la nuca, le carezzai il braccio coperto dal sottile dolce vita nero, lei passò ai primi bottoni della mia camicia bianca infilando le sue piccole mani fredde al di sotto del tessuto, il cuore mi balzò nel petto quando una sensazione di intenso piacere iniziò a divulgarsi nel corpo, la sua pelle a contatto col il mio addome fu come una specie di campanello d'allarme. Non potevo approfittarmi di lei avevamo appena iniziato a capire come gestire quella situazione, volevo che capisse i miei veri sentimenti prima di arrivare ad un passo così importante, volevo riuscire a dirle che l'amavo, che l'avevo sempre amata.

«Io, credo sia meglio che andiamo al Gazebo altrimenti farà buio e si gela lì fuori» mi schiarì la gola cercando di guardare altrove il più possibile, mi staccai da lei lentamente e i suoi occhi le sue movenze mi fecero capire che era completamente d'accordo con me.

Un'ora dopo avevamo finito di addobbare con le luci colorate le ringhiere in legno del gazebo, sistemato gli gnomi al bordo della passerella ciottolata e per finire un enorme babbo natale pendete sul tettuccio del gazebo.

«Be' direi che abbiamo fatto un ottimo lavoro», esordì, non ci eravamo scambiati parola fino a quel momento eravamo avvolti dall'imbrazzo per via di quel ravvicinamento così azzardato e nuovo fra di noi. Lei timidamente acconsentì, regalandomi un caldo sorriso io le baciai il capo prima di massaggiarle i capelli ramati coperti da un basco nero.

Tornammo in casa privandoci dei nostri cappotti e sciarpe, guardai l'orologio e si stava facendo ora di cena, Mia sarebbe dovutata andar via.

«Annie quando arriva?» chiese, cogliendomi di sorpresa.

«Non saprei ehm.. ma credo che arrivi dopo cena sul tardi» le sorrisi, mentre preparavo un thè caldo.

«Tu credi che Jamie mi dica sempre tutta la verità? Insomma.. ho continuamente dubbi su di lui» parlò, titubante.

«Mi hai chiesto di dargli un' occhiata, cercherò di fare del mio meglio ma.. be' no, io non credo che ti nasconda qualcosa ti vuole molto bene» tenne lo sguardo basso, pensierosa.

TWENTY Where stories live. Discover now