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Mia's point of view

Mi sentivo fuori luogo, non adatta. Mi sentì in quel modo per metà della serata, ma grazie all'uomo che mi era accanto la tensione si scioglieva sempre di più. Quella volta ero decisa, coraggiosa e non mi importava della sua risposta o della sua reazione, dovevo farlo, dovevo togliermi quell'enorme peso dallo stomaco, così da potermi sentire finalmente libera e piena dei miei sentimenti.
La cena fu davvero squisita, nonostante l'amaro che avessi in bocca per il fatto che mi avessero scambiata per la figlia e per la sorella di Michael, era dura da affrontare e sapevo di dovermi armare di tanta buona volontà.

«Era ottimo!» dissi, soddisfatta e pulendomi l'angolo della bocca con un tovagliolino.

«Dalla tua espressione deduco che la bistecca ti sia piaciuta» ridacchiò l'uomo dagli occhi color mare.

«Altroché, la più buona che avessi mai mangiato» farfugliai a bocca piena, ma poi me ne pentì subito dopo.

«Oh.. scusate» le persone al nostro tavolo fecero un cenno d'approvazione mentre l'uomo accanto a me, l'imprenditore dell'anno, rise a fior di labbra coprendosi però la bocca con la mano, cercando ugalmente di essere composto.

«Sei di buon appetito Mia» esclamò Bruce, notando la quantità di cibo che stavo ingerendo quella sera.

«Si, molto» gli sorrisi, mentre egli continuò a prendermi in giro con altre occhiatacce e sorrisetti divertiti.

Poi, d'un tratto, qualcuno salì sul palco costatando che il mircofono funzionasse nel modo coretto. L'uomo aveva i capelli rasati e un elegante completo blu cobalto.

«Buonasera, e benvenuti. Senza dilungarci troppo, vorrei spendere due parole per l'uomo seduto qui dinanzi a me. Esatto sto parlando di Michael Reed, un uomo che ha fatto del suo lavoro una passione, una famiglia, incredibile la sua grande, forza di volontà nel voler di migliorare questa città e le intere aspettative internazionali. E' con molto onore che gli conferisco questo premio, complimenti al nostro imprenditore dell'anno.
Coraggio Mile vieni qui non essere timido!» con un semplice gesto incentivo della mano, convinse Michael a salire sul palco, mentre il resto della sala applaudì, compresa la sottoscritta.
Sorrise imbarazzato, iniziado a salutare a destra e a sinistra senza smettere di ringraziare. Egli recuperò il premio per poi avvicinarsi al microfono dopo essersi sistemato i bottoni della giacca e regolto il papillon.

«Ehm, buonasera a tutti, sono davvero onorato nel ricevere questo premio. Vorrei ringraziare profondamente il mio manager e i miei colleghi, la Reed Company per aver reso possibile questo grande progetto che ha dato la speranza a noi tutti di osservare la nostra città in modo diverso, e ovviamente.. ehm, vorrei ringraziare la mia famiglia anche se non è qui, grazie a tutti voi» arrossì sulle gote, trovai adorabile come con lo sguardo vagava altrove per non centrare gli occhi di qualcuno, come sorridesse in modo timido e composto, per non parlare del sorriso stirato e delle evidenti fossette alle guance.
Poi toccava a me, lo avevo pianificato giorni prima nei minimi dettagli, dovevo farlo era la mia occasione. L'uomo scese dal palco, mi guardò stranito e confuso quando mi alzai dalla sedia e gli venni incontro, mi tennì il vestito con entrambi la mani per non inciampare.

«Ma dove vai?» mi sussurò, afferandomi delicatamnete il braccio.

«Tu va a sederti» sibilai dolcemente, obbedì nonostante non gli fosse ancora chiaro il mio atteggiamento. Lo oltrepassai e arrivai poi sul palco, il resto della sala cadde in un silenzio tombale non appena intravidero quella ragazza ambigua e leggermente impacciata.

«Prova prova, perfetto!» dissi, per prima cosa, assicurandomi che il microfono funzionasse nel modo giusto, evitando figuracce.

«Salve a tutti, io.. sono un'amica di Michael e stasera vorrei.. dire due parole» impacciata recuperai il piccolo foglio, l'intera sala mi osservava incuriosita. Aprì il foglio che avevo fra le mani e lo posizionai in modo tale da avere una perfetta visuale delle parole.

TWENTY Where stories live. Discover now