32.

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Michael's point of view

Non potevo far altro che esserne contento della sua presenza. Di solito le giornate passate in ufficio diventavano monotone, noiose, ma quando intravidi il suo viso oltre la finestra della sala conferenze qualcosa mi disse che la giornata avrebbe preso una piega del tutto diversa. L'avevo osservata tutto il tempo, tenevo ogli occhi ben saldi sulla sua folta chioma ramata e sul capo chino intenta a scrivere su fogli. Alzavo lo sugardo, non volevo farmi beccare in fragrante ma lei riusciva a precedere ogni mia mossa.
Ballare nel mio ufficio, mai fatto un qualcosa di più bizzaro, ma con Mia tutto diventava imprevedibile. Bizzarro e meravigliosamente fuori dalla normalità. 
I nostri corpi erano vicini e i nasi si sfioravano senza esitazione, lentamente la indussi a quella danza lenta e soave tenevo salda la mano fra la sua, la canzone finì ed anche i passi smisero di muoversi. Eravamo ancora intrecciati l'uno a all'altra, la mia mano stavolta fu ferma sulla sua schiena, non feci altro che alternare lo sguardo fra i suoi occhi e le sue labbra.

«Be'.. è stato interessante» sorrise maliziosamente, posizioando le sue iridi verdi sulle mie labbra. Si inumidì le sue passandoci su la lingua. La calamita che avevo dentro mi impediva di staccarmici, a tutti i costi qualcosa mi tratteneva dallo star lì ad ammirare la persona che poco a poco stava cambiando la mia vita. Piano avvicinai la mia mano libera alla sua guancia, le sfiorai le labbra con il pollice e Dio so lo sa cosa mi stesse ancora trattenendo. Strabuzzai di poco gli occhi e mi staccai controvoglia strinsi i pugni lungo il corpo e lei si stronfiò il braccio imbarazzata guardando altrove.

«Io.. posso andare un secondo al bagno?» sibilò

«Si ehm.. puoi andare li, quello è il mio bagno privato» dissi, indicandole la porta con gli inserti bianchi alla mia destra. Lei annuì silenziosamente e si precitò chiudendo la porta a chiave. Quando rimasi solo tirai un enorme sosprio di sollievo non mi ero accorto della mia sudorazione eccessiva, tiriai su le maniche della camicia sbottonandone i lembi. Mi sedetti affranto sulla sedia girevole e mi presi la testa fra le mani.
Perché non riuscivo a starle lontano? E perché desideravo cosi tanto baciarla di nuovo? Volevo costatare se fosse reale, se quella sera a Nizza fosse stato soltato un sogno. La mia unica certezza è che quella notte, quel bacio aveva fatto riaccendere quel fuoco che avevo tenuto segretaemente spento per troppi anni, Mia era la mia fiamma, una fiamma che ardeva di passione nel mio petto.
Il telefono squillò, facendomi ritornare alla realtà. Mi composi e poi risposi.

«Si?»

«Signor Reed, c'è sua moglie non sono riuscita a fermarla sarà li a breve e.. » non finì la frase che udì dei pesanti passi nel corridoio.

«Si è qui, grazie Selly» in pre dal panico riagganciai, un minuto dopo la porta si spalancò rivelando mia moglie. Sperai con tutte le mie forze che Mia restasse lì alla toilette ancora per molto.

«Annie»


Mia's point of view

Mi rifugiai in bagno, ed attaccai la testa alla porta scivolai giù e mi sedetti sul pavimento. Sentivo il cuore esplodere e le gote infiammate, cercai di respirare profondamente, un cumolo di emozioni si fece strada dentro me, nel momento in cui capì che ormai stargli lontano era diventata un'impresa difficile. Era complicato da spiegare, ma in Michael c'era tutto ciò di cui avevo apparetemente bisogno, era di famiglia, lo conoscevo bene, era gentile amorevole e mi sentivo protetta fra le sue braccia.
Sapevo che dentro di me stavo combinando un vero disastro ma non riuscivo ad evitarlo, e non volevo, evitarlo.
Mi bloccai udendo la voce di una donna al di fuori della porta. Accostai l'orecchio al legno e corrugai le sopracciglia nella speranza di capirci qualcosa.

TWENTY Where stories live. Discover now