14.

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Mia's point of view

Non mi lasciai coinvolgere dal fatto che Christian Owell mi avesse chiesto di uscire, bensì senza pensarci due volte scrissi a Michael se gli fosse possibile offrirmi un passaggio, volevo coinvolgerlo nel mio buon umore di quella mattina, spesso notavo un velo di malinconia e tristezza nei suoi occhi, da quel che riuscì a capire probabilmente con sua moglie non doveva avere un bel rapporto. Michael era una persona speciale, gentile e di sicuro aveva tutto il dirtto di sorridere, sempre.

«Non vedo l'ora di partire, questa monotonia mi sta uccidendo» esclamò Karen, uscendo nell'atrio dell'Università dove il verde circostanziava tutta la zona fuori dalle aule.

«Parla per te Karen, mia madre e mio padre sono due pesantoni che nemmeno t'immagini» sbuffò seccata Carol.

«E tu Mia? Credi che tuo fratello creerà dei problemi?» la voce di Karen
mi distolse dai pensieri.

«Mh

«Ti ho chiesto se per Jamie va bene che parti, ma mi stai ascoltando?» mi rimproverò, qualche secondo dopo la udì sghignazzare con la bionda.

«Certo che va bene, in caso contrario mi ribellerò»

«Ben detto!» esclamarono in coro.

Ignorai gli altri futili discorsi, come le varie tinte di rossetto da mettersi in valigia o gli abiti succinti che aveva comprato Carol per partire, bensì mi concentrai nell'osservare fuori al viale della Madison sperando di intravedere l'auto nera dell'imprenditore. Così fu, poi il mio cellulare vibrò.

«Sono Michael, ti sto aspettando» la sua voce riempì i miei timpani, oltre che il cuore.

«Allora ti raggiungo, arrivo» staccai, mi morsi il labbro inferiore per non sorridere come un ebete e farmi scoprire dalle mie amiche che sicuramente mi avrebbero canzonato come scimmie.

«Ragazze devo andare..» annunciai loro, che immediatamente smisero di chiacchierare.

«L'autobus passa tra mezz'ora, resta ancora un po'» disse Karen osservando l'orologio al suo polso.

«In realtà c'è Michael qui fuori, è venuto a prendermi» le due ragazze si guardarono maliziosamente poi fissarono me in uno strano modo che inizialmente non capì.

«Siete assurde!!» scossi la testa, ridacchiando per le loro facce buffe.

«Ragazza mia, tu sei fortunata..» piagnucolò Carol.

«Non sono fortunata è solo un amico, ora smettetela!!» cercai d'esser seria ma con scarsi fallimenti.

«Adesso va, che il principe azzurro ti sta aspettando»

«Ah-ah.. divertente» ridemmo tutte insieme sonoramente, poi mi allontanai.

«Ci vediamo da me per le 7?» strillai loro, che annuirono euforiche ed entusiaste. Intravidi l'auto di Michael e aprì la portiera quando mi avvicinai.

«Ehi, scusa se ti ho chiesto un passaggio così all'improvviso» mi sistemai comoda sul sedile.

«Ma tu non dovevi prendere l'autobus?» la sua mano girò le chiavi nel nottolino per poter partire.

«Aspetta..» irruppi.

«Si?» rispose preoccupato.

«Non ti ho ancora salutato» risi piano, per poi avvicinarmi alla sua guancia e schioccargli un forte bacio, lo vidi arrossire e agitarsi un po' sotto il mio gesto.

«Fai sempre così tu?» sghignazzò.

«Così come?» chiesi incuriosita.

«Così bisognosa d'affetto?» sorrise, mostrandomi la sua disarmanente gentilezza.

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