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Michael's point of view

Quella ragazzina vivace, intraprendente e piena di se aveva completamente ragione. Mi stavo comportando come un moccioso in pre dagli ormoni adolescenziali, stavo tradendo Annie e soprattutto stavo tradendo la fiducia del mio migliore amico. Non ero una persona irrascibile, ne tanto meno rabbiosa e vendicativa ma quando vidi la capigliatura bionda del nuovo presunto ragazzo di Mia, sentì cedere ogni particella di razionalità presente dentro di me, quella che avevo avuto per tutti gli anni della mia vita. Vederlo li, accanto alla figura minuta della ragazza che mi aveva fatto ormai perdere la testa, mi mandò n tilt il cervello e i muscoli mi si irrigidirono. Ero un uomo adulto per la mia età ed avevo passato tutta la mia vita ad imparare a tener testa e a non parlare a sproposito, con l'arrivo di Mia però nulla era più come prima, tutto era diverso lei mi aveva fatto riscoprire lati di me che non sapevo potessero esistere. Ci urlammo contro, per l'ennesima volta, poi la vidi sfrecciare veloce in sella alla moto di quel cavernicolo di Christian Owell.

«Si può sapere cosa diavolo è successo?» chiese mia moglie, sottovoce, una volta arrivati accanto alla portiera che si aprì con un pulsante nel mio mazzo di chiavi.

«Non iniziare, mi girava un po la testa e sono uscito» la sua mano mi bloccò il polso.

«Non dire cavolate Mike, ti conosco e quella frase lo sentita bene. Esigo una spiegazione» i suoi occhi erano decisi, non ne sarei uscito vivo quella volta quindi dovevo trovare qualcosa di più convincente.

«Non c'è una spiegazione Annie, non mi piace che Mia esca con quel tipo, non aveva buone intenzioni all'inizio» cercai d'essere sicuro di me, ma specialmente sicuro di ciò che dicevo.

«Tsk.. a te cosa importa di con chi esce la sorella del tuo migliore amico? Stai esagerando sappilo sono io tua moglie lo capisci questo?» ringhiò.

«Mi dispiace per te Annie, ma voglio bene a quella ragazzina non voglio che si cacci nei guai»

Cosa del tutto veritiera

Sbuffò ancora una volta, ma non ci dieci peso e la ringraziai mentalmente per non aver portato avanti quell'ennesima discussione inutile.
Mi sarebbe piaciuto prendermi cura di Mia come una foglia, una sorella, una persona cara di famiglia ma mi sentì tremendamente in colpa quando dentro di me i miei sentimenti per lei si affermarono un giorno dopo l'altro, minuti dopo minuto.

La serata proseguì bene, nonostante fosse iniziata col piede sbagliato. Annie stranamente sembrò rilassarsi, e abbandonare l'ossessione più che giustificata per quella ragazza. A tratti risultò anche un po' taciturna a volte perfino si adagiava sulla mia spalla ed io contraccambiavo sentendomi leggermente a disagio e irrigidito. Noi non eravamo mai stati una coppia da continue attenzioni fisiche specialmente in pubblico, io ero timido e riservato lei una donna benestante e raffinata. Il nostro era un'amore mentale più che passionale, eravamo molto simili la sua famiglia conosceva la mia avevamo frequentato lo stesso liceo e faceva parte dei mio vecchio giro di amici. Appena sposati parlammo della possibilità di avere dei figli, ci provammo per un po' di tempo ma poi Annie dichiarò apertamente di non volerne mentre io ne desideravo da morire, per me essere padre era davvero qualcosa di importante.
Annie sembrava serena ma io non lo ero di certo, sorridevo ed ero di compagnia come sempre ma dentro di me vagava ancora l'accesa discussione che avevo avuto con Mia ore prima, mi sarebbe piaciuto portarla via magari avremmo preso la mia auto e raggiunto la mia casa al mare cenato a lume di candela e sorseggiato del vino rosso sotto un manto di stelle. Ripensai a quel pensiero poetico e ancora una volta mi ritrovai ad essere sorpreso dalla persona che ero diventata, da quando l'avevo conosciuta mi bastavano le semplice cose, il contatto fisico ed amavo ridere senza mai più smettere. La testa era lì , con i miei amici, ma il mio cuore era da tutt'altra parte.

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