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N.B: La canzone è A Thousand Years di Christina Perri

Michael's point of view

La mattina dopo mi concessi un po di relax infondo lavoravo tutto l'anno e di quei tempi una boccata d'aria fresca era proprio ciò che ci voleva. Travis era tornato dal suo periodo di vacanza era stato in periferia a trovare la sua famiglia e il resto dei suoi parenti, per avere un po di compagnia lo inviati a pranzo.

«Come va la vita Signor Reed?» sorrise a trentadue denti quando gli aprì la porta, ci stringemmo in un calorso abbraccio fra uomini.

«Benone e tu? Come sta tua madre?»

«Oh meglio, grazie»

«Forza entra, fa come se stessi a casa tua, lo sai ci conosciamo da anni» rise di gusto, ed io lo accolsi invitandolo a sedersi sul divano con me. Chiacchierammo del più e del meno, per poi arrivare alla fatidica domanda che mi spiazzò completamente.

«Con Mia come vanno le cose?» distolsi lo sguardo, guardando altrove.

«Bene, cioè.. non so come dovrebbe andare?» risi imbarazzato.

«Non lo so signore, me lo deve dire lei» sorrise malizioso il mio autista.

«Non ho nulla di dirti, ed ora smettila Annie potrebbe sentirci» ridemmo imbarazzati, per poi assaporare del buon thè freddo con degli stuzzichini preparati precedentemente da mia moglie.

La sera arrivò presto e per l'occasione indossai il vestito grigio scuro nuovo, mentre mi sistemavo il colletto della giacca di fronte allo specchio, intravidi la figura elegante di mia moglie sulla soglia a braccia conserte.

«Vai a quella perdita di tempo?» il suo fu un tono incolore.

«Si, e non è una perida di tempo» cercai di sorriderle, diedi un'ultima sistemata ai capelli e poi allacciai le scarpe.

«Ti metti cosi in ghingheri.. » sospirò lei, sedendosi accanto al suo portagioie.

«Lo sai, questo è il modo di vestirmi» affermai cercando di non dar peso alle sue parole provocatorie.

«Dovresti venire anche tu.. » le suggerì, però con la speranza che rifiutasse.

«Odio la folla, e soprattutto queste cose per ragazzini» sospirai profondamente, esasperato del fatto che in cinque anni Annie non avesse mai cercato di comprendere la passione nascosta per la musica, o semplicemente le mie doti sonore.

«Non sono cose per ragazzini, e poi.. dovremmo pur divertirci un po, sembriamo degli ottantenni» emisi un risolino, ma sul volto di lei non apparve nessuna espressione, nonché di disprezzo.

«No grazie, rimango qui a casa nostra e dovresti farlo anche tu» mi recai in salotto cercando le chiavi dell'auto e il mio portafoglio nero, poi infilai il tutto nella tasca interna della mia giacca.

«Per stasera passo» cercai di sembrare indifferente e di sorriderle il più naturalmente possibile. Dentro di me sapevo, sapevo ogni cosa ma soprattutto ero consapevole della scelta che avrei dovuto prendere, ma probabilmente non ne avevo il coraggio.

«Ci vediamo dopo» annuì, per poi piantarla in asso e recandomi in garage.

***

Quando parcheggiai intravidi subito un enorme palcoscenico addobbato di luci rosse e gialle, si trattava di una specie di concerto che una delle scuola di musica più prestigiosa di Seattle organizzava ogni anno, era all'aperto una grande orchestra era posta sul davanti e alle spalle una lunga fila di sedie rosse, sperai di riuscire a conquistarmi un posto in prima fila. Come sottofondo c'era una musica classica una che conoscevo, e già parecchie persone accomodate in terza e in quarta fila. Un po titubante mi avvicinai alle sedute cercando dispertamente il mio amico Jamie e sua moglie. Quando lo trovai, era seduto in prima fila con accanto Lily e altri uomini.

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