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Mia's point of view

I giorni seguenti passarono infretta, ero pronta per l'esame dopo l'ultima spiegazione accurata di ciò che non avevo capito da parte di Michael. Le cose sembravo prendere una piega ulteriormente diversa, i suoi occhi quando potevano mi evitavano ed io ci rimanevo di sasso ogni qual volta succedeva. Spesso discuteva con sua moglie quando ero li a casa sua nel suo ufficio per ripassare, mi si stringeva il cuore ad immaginarlo nella scomoda sitazione in cui si trovava, non dev'essere affatto facile vivere sotto il tetto con una persona con la quale probabilmente non vai più d'accordo.

***

Eravamo nel suo ufficio quando lo sentì rientrare e sbattere la porta.

«E' tutto okay?» sibilai con un filo di voce, timorosa del fatto che potesse rispondermi sgarbatamente.

«Si, tutto apposto» sentenziò con un tono incolore. Lo osservai per un po', poi chiusi immediatamente i libri facendo sussultare la sua figura che subito mi guardò con un'aria stranita.

«E'.. successo qualcosa?» mollò la penna sulla scrivania.

«Non continuo fin quando non mi dici che sta succedendo, sei diverso Michael.. parlami» supplicai, con tono pacato. Lui abbassò lo sguardo e mise le braccia conserte.

«Non sono.. cose ti riguardo Mia, e poi tu non c'entri niente è solo che..» aspettai che continuasse ma non lo fece. Mi limitai a fissarlo in volto per qualche minuto dopo di che tornai alla mia ricerca. Dopo un'ora ero decisa nel voler tornare a casa, Michael non mi degnò neanche di uno sguardo o di una parola, lì perdevo soltato tempo e non potevo permetterlo dato che il giorno dopo avrei dovuto sostenere un esame.

«Io vado via, grazie mille comunque» avanzai freddamente, nella speranza che lui reagisse.

«Di nulla, grazie a te» non mi guardò, tenne fissi i suoi occhi sulle sue scartoffie, così presi violentemente la borsa dalla sua poltrona e mi diressi fuori dal suo ufficio nella speranza che si scusa scusasse e che m'avrebbe raggiunta poi, ma non lo fece. Chiusi la porta alle mie spalle delusa per poi percorrere il corridoio, arrivando in soggiorno. Annie liberava i sacchetti della spesa, avanzai piano cercando di non farmi notare infondo non mi ci volle molto per capire che la mia presenza lì non era ben gradita.

«Oh, ciao» mi disse con indifferenza, io sospirai pesantemente.

«Ciao.. » ricambiai con un filo di voce. Mi soffermai sulla soglia, osservando la compostezza del suo vestito color crema e la collana di perle perfettamente intonata a suoi capelli biondi appena acconciati dal parruchiere.

«Ceni qui per caso?» si rivolse acidamente, dovevo andar via di lì il prima possibile.

«No grazie sono apposto.. ci si vede» le abbozzai un mezzo sorriso, poi aprì il portone bianco dell'ingresso ritrovandomi immediatamente in giardino dove l'aria era afosa, nonostante ciò respirare mi fu più facile. Scesi di scorsa la piccola scalinata della veranda ed incrociai la figura esile del signor Dave, stava annaffiando il grande prato fiorito, con accanto a se una pala e un sacco con del terreno. Sorrisi alla dolce scena, dal suo agile comportamento si poteva perfettamente interpretare il suo amore per la natura. Mi soffermai dietro la sua figura con le braccia conserte.

«Salve signor Dave, come va oggi?» il vecchietto seguí la mia voce subito si tolse il cappello e un sorriso gli si dipinse sul volto.

«Alla grande e lei signorina Mia?» mi avvicinai osservando quella graziosa coltura.

«Bene grazie, ma lei non se la prende mai una vacanza?» risi di gusto, mentre osservavo la pala accanto alla sua figura bassa.

«Eh no cara mia, adoro stare qui con i miei fiori e il mio orticello poi posso tornare a casa quando voglio, anche il signor Reed dice che ho bisogno di una vacaza ma onestamente preferisco stare qui» sorrise ampiamente continuando ad annaffiare i fiori con amore.

TWENTY Where stories live. Discover now