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Mia's point of view

La stazione era enorme, ero un po' mi spaventava all'idea di dover viaggiare di notte in un pullman con persone che non conoscevo affatto, forse avevo visto troppo film di terrore. Finalmente smise di piovere ma i vestiti rimasero comunque bagnati fradici. Tirai un lungo respiro e mi avvicinai al bancone per comprare un biglietto.

«Salve, potrei avere un biglietto per Tortala Monterey?» mostrai il mio più gentile sorriso, al contrario dell'uomo baffuto e dai capelli brizzolati.

«Tenga» rispose seccato, ringraziai mentalmente l'inquietante uomo di non avermi chiesto i documenti, perché probabilmente li avevo scordati in casa.

Casa, pensai. Stavo facendo la scelta giusta? Probabilmente si, dovevo stare lontana da tutte quelle persone.

Chi sarei riuscita a perdonare?

Ma soprattutto sarei stata capace di perdonare?

Esausta della lunga strada fatta a piedi sotto la poggia, sprofondai nella comoda poltrona che portava lo stesso numero inciso sul mio biglietto. Mi liberai dalla felpa e adagiai il mio zaino sul sedile accanto al mio. Stavamo per partire, quando le urla di una ragazza impedirono al conducente di poter partire, una volta picchiettato alla porta del veicolo vi salí su ringraziando infine il conducente per averla attesa, sconvolta e frettolosa si sedette accanto a me, recuperai immediatamente il mio zaino per poi adagiarlo sulle ginocchia.

«Prego» avevo sibilato, mi accorsi che al di là del aver chiesto il biglietto, era la seconda volta che parlavo e sentivo la mia voce.

La ragazza mi sorrise, ed io cercai di fare del mio meglio. Aveva i capelli biondi ed un piercing al naso, era vestita in maniera trasandata, anche se, da dove arriva la predica? Sono messa peggio di lei, pensai. Ero così attenta ad osservare il suo look e le sue unghie smaltate di nero, che non mi accorsi neanche che mi aveva rivolto la parola.

«Dov'è che vai?» smossi il capo, ritornando lucida.

«Tortala Monterey» risposi con un filo di voce.

In quell'veicolo non c'era molta gente, notai, osservandomi in giro.

«Oh oh, bel posto da ricconi» canzonò la ragazza. Spontaneamente calai il capo al ricordo di quel posto, alla persona a cui quel ricordo apparteneva.

«Non è.. casa mia, cioè non è mio quel posto» balbettai.

«Ah no? C'avrei scommesso di sì» infondo il suo tono di voce mi parve simpatico, anche il suo viso ispirava fiducia.

«E tu?» azzardai, sperando in una riposta positiva.

«Io vado a Celaya dai miei nonni. Mia madre è morta pochi giorni fa, qui a Seattle non mi rimane granché» fui scossa da quella improvvisa rivelazione infondo ci conoscevamo soltanto da dieci minuti.

«Mi dispiace io.. non volevo»

«Tranquilla non potevi saperlo. E poi, chi fa uso di droghe conosce già il suo destino» rispose con una tale nonchalance quasi invidiabile.

Poi, qualche minuti di silenzio.

«É tu? Chi hai a "Tortala Monterey"?» rise formando con le sue dita delle virgolette alle ultime parole.

«Nessuno.. in realtà» ebbi immediatamente bisogno di confidarmi e quell'estranea li faceva proprio al caso mio.

«E perché ci vai allora?» corrucciò le sopracciglia, incuriosita.

«In verità sto.. sto scappando» la ragazza sgranò gli occhi.

«Sul serio? E da chi?» l'avevo incuriosita a tal punto che perfino si era ruotata completamente verso la mia figura.

TWENTY Where stories live. Discover now