46.

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Mia's point of view

Quando Michael si presentò nel mio camerino, quasi non potevo crederci. Non ci eravamo mai urlati contro in quel modo, mai prima di allora, come mai prima di allora avrei voluto baciarlo più di ogni altra cosa. Lui precedette i miei pensieri, facendonoli diventare realtà. Una realtà meravigliosa, calda e accogliente rassicurante, tremendamente bella quanto sbagliata. Rimasi esterrefatta dopo che Jamie spalancò la porta, pensai che se fosse arrivato qualche minuto prima le cose nelle nostre vite sarebbero cambiate per sempre. Soltanto dopo che Michael uscì dalla porta, ancora esterrefatto e confuso, metabolizzati soltanto l'accaduto.

***

Passarono due giorni, di pieno silenzio assordante datone che probabilmente Michael non aveva il coraggio di parlarmi, o di vedermi dopo esserci baciati e sinceramente neanch'io ne avevo la forza. Mi sarei recata al centro commerciale con Karen quel pomeriggio, dunque mi preparai e presi la borsa a tracolla recuperando il casco rosa dalla scrivania. Chiusi la porta alle mie spalle catapultandomi al piano terra in salotto, tenevo gli occhi bassi smanettavo col mio cellulare quando non mi resi conto di aver sbattuto contro qualcosa.. o meglio, qualcuno.
Sollevai lo sguardo e lo vidi, elegante nella sua postura i capelli castano chiaro gelatinati, le sue iridi azzurre come il cielo e un espressione imbarazzata sul viso. Mi fu difficile guardarlo negli occhi dopo il nostro terzo bacio, era ormai fin troppo chiaro che fra noi ci fosse dell'alchimia, come negarlo dopo tutto.  Mi schiarì la voce.

«Scusa, non ti.. avevo visto» parlai, con un filo di voce. Poi lo oltrepassai ma lui mi bloccò afferrandomi per un braccio e costringendomi e a voltarmi verso di lui.

«Stai bene?» la sua voce era tremante, quasi preoccupata.

«Si.. sto bene, tu?»

«Si» era forse un po' intristito, quasi giù di morale.

«Dobbiamo parlare dell'altra sera» sussurrò per non farsi sentire ne da Lil, intenta a prepare un dolce in cucina, ne da Jamie che chiacchierava  a telefono con il suo capo.

«Non credo ci sia bisogno di parlarne Mike, le cose stanno bene così» mi voltai nuovamente per raggiungere la maniglia della porta, ne uscì fuori e l'aria leggermente fresca per via del tempo uggioso quel giorno, mi fece respirare a pieni polmoni. Sentì però la porta riaprisi e solo allora capì che l'uomo mi aveva seguita anche fuori.

«Invece si dobbiamo parlarne, aspetta» mi prese la mano, non riuscì a liberarmene il suo tocco era qualcosa di indescrivibile.

«Cosa vuoi che ti dica?»

«Io.. ascolta, non starò qui a dirti che è stato uno sbaglio perchè mentirei a me stesso e anche a te ma.. lo sai Mia, è tutto così complicato» si passò una mano fra i capelli, mentre io tenevo le braccia conserte e uno sguardo basso.

«Lo so, cosa credi? Lasciamo le cose come stanno, facciamo finita che non sia successo nulla okay?» mi sembrò l'unica soluzione sensata da prendere a momento, così cercai di sorridergli per rassicurarlo. Lui si sforzò di non sorridere ma non appena vide il mio viso scoppiò in un risolino, accarezzandomi dolcemnte la guancia con la sua ampia mano.

Un clacosn mi fece ritornare alla realtà, Karen con la sua auto era arrivata nel mio viale.

«Adesso devo andare, ci vediamo.. » parlai dolcemente, mentre gli schioccai un leggero bacio sulla guancia. Non fu lo stesso, come all'inizio, qualcosa fra noi era cambiato indietro non si trova e noi neanche potevamo ritornare quelli di prima. I nostri occhi parlavano di tutt'altro.

Il pomeriggio con Karen fu piacevole, comprai dei vestiti nuovi ma soprattutto dei costumi.

«Cosa ne pensi di questo rosso?» chiesi alla mia amica uscendo dal camerino con un costume leggermente satinato rosso, a vita alta.

TWENTY Where stories live. Discover now