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Michael's point of view

Ero nel mio nuovo appartamento, l'ambiente era caldo ed accogliente non eccessivamente grande ma composto di un vasto giardino una piscina a forma di fagiolo e abbastanza stanze per ospitare i miei parenti e amici. Non potevo però di certo lasciarla incustodita ed fu per questo preciso motivo che quel pomeriggio assieme al mio migliore amico accogliemmo le tante domestiche che si erano presentate per l'annuncio postato su interntet e su i volantini in strada.

«Grazie per essersi presentata signora Wasted, le faremo sapere» sorrisi alla bionda donna col caschetto mentre segnai una righa decisa sul suo nome.

«Grazie a lei» si congedò.

«Come ti è sembrata ?» mi rivolsi al mio amico, una volta che la donna avesse varcato la soglia dell'uscita.

«Per carità, quella donna mi mette i brividi» esclamò divertito, io mi accodai.

«Si, sono d'accordo» osservai il foglio fra le mie mani, ormai ne avevo già liquidate quattordici mancava l'ultima.

Qualche minuto e l'ultima donna si presentò nel mio salotto fino a sedersi sulla comoda poltrona dinanzi a noi. La osservai per bene, una gonna scura ed morbida fino al ginocchio, un paio di décolleté nere in camoscio e un pullover bianco. Sollevai il capo e l'osservai in viso, la donna aveva i capelli neri e corti leggeremnte mossi, il suo viso mi parve familiare quasi qualcuno che conoscessi da una vita. Mi soffermai su i suoi occhi, di un verde smerldo quasi abbagliante, strinsi la penna fra i denti mordicchiandone il tappuccio. Non mi davo pace, quella donna io l'avevo già vista. Mi voltai verso Jamie, la sua espressione era oserei dire esterrefatta teneva prepotentemente gli occhi sulla donna in questione esaminandone ogni centimetro. Gli lanciai una sottile gomitata così serrò le labbra nervosamente e per qualche secondo mi parve essere molto in imbarazzo, decisi di lasciar perdere e di concentrarmi invece sulla povera donna messa sotto i nostri riflettori. Mi schiarì la gola.

«Salve, lei è Leticia Morris giusto?» esordii, leggendo con la giusta pronuncia il suo cognome, lei sorrise e ancora una volta quel viso mi riportò bruscamente ad Amanda.

«Si, sono io. Questo è il mio curriculum» parlò con occhi vispi porgendomi il suo foglio ben spillato e ordinato. Jamie non spicciò parola, si limitò ad esservare ogni medesimo moviemnto della donna misteriosa. Lessi le parole con attenzione soffermadomi dove necessario, il contenuto era davvero ottimo.

«E' ottimo, complimenti. Mi racconti un po di lei» mi rivolsi garbatamente. Notai ad un certo punto un pizzico d'agitazione nella voce.

«Be' non c'è molto da dire: sono arrivata da poco in città, anche se sono originaria di qui, sa il lavoro certe volte ti costringe a lasciare la tua amata terra ma sono felice di esserci ritornata. Ho lavorato come domestica anche a Londra per una famiglia molto gentile, ero anche responsabile delle pulizie in un orfanotrofio. Avevo urgente bisogno di un lavoro, ho visto il suo annuncio la paga è davvero notevole per cui, eccomi qui» concluse, non smettei di guardarla neanche un secondo la somiglianza era stupefacente per non parlare degli stessi identici occhi della piccola Mia.

«Qualcosa non va Signor Reed?» la sua voce mi distolse dai pensieri.

«Oh no mi scusi è che.. lei assomiglia molto ad una persona che conoscevo» confessai leggermente imbarazzato, sul volto della donna apparve uno sguardo malinconico per poi sorridermi dolcemente.

Le chiesi qualche altra informazione poi mi alzai dal divano, nell'arco di tutto questo tempo Jamie era rimasto in silenzio, talvolta mi sembrava addirittura paralizzato. Si alzò finalmente insieme a me dando un cenno di vita.

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