Capitolo 6: Trauma

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Appena sono sola torno a sedermi sul letto.
Rimango immobile per qualche minuto, ancora troppo sconvolta per poter pensare davvero a ciò che succederà tra pochi istanti, quando mi deciderò ad aprire il secondo cassetto del comodino e prenderò in mano il libro.
Non voglio farlo. È tutto ciò che so.
Non voglio toccare la copertina beige, ruvida, spessa.
Sentire il peso delle pagine. L'odore antico che custodiscono.
Come se lo tenessero da parte per me. Per la lettura successiva.
L'avvertimento, fino ad ora, non si è mai rivelato fasullo.
La prima volta è stato quando avevo tre anni.
La persona che ho visto morire allora era mia madre. Come vi ho detto, questo è il primo ricordo che ho della mia infanzia.
Il suo omicidio.
Vorrei non pensarci, ma guardo la fotografia sul comodino. Papà mi ha detto che è stata scattata una settimana prima che morisse. Lei è seduta sulla spiaggia, davanti al mare. Il viso è rivolto verso l'obiettivo. Sorride.
Chiudo gli occhi e so bene che rivivere la scena sepolta nei recessi della mia memoria è fin troppo semplice. Si tratta di qualcosa da cui fuggo in continuazione, ma che al tempo stesso non smette di richiamarmi a sé.

Sono sul tappeto, in salotto.
Sto giocando con Winnie The Pooh. Un esemplare gigante di Winnie. È alto più di me. Mi diverto a rotolarmi con lui a terra. La tv è accesa su un canale che trasmette cartoni animati.
Mamma è in cucina, come sempre.
Prepara qualcosa.
Poi il campanello suona.
Una volta, due.
E non è papà. Lui non suona mai. Compare all'improvviso dopo il rumore metallico delle chiavi nella toppa. Il tintinnio più bello del mio mondo di bambina.
Ma questa volta, nessun rumore metallico.
Il campanello suona una volta, poi ancora.
Mamma interrompe i lavori in cucina e attraversa il salotto.
Arriva alla porta, un panno ancora in mano.
Apre senza guardare.
Sento una voce maschile, una voce che non conosco.
Discutono un po', come si fa tra adulti, di cose che non capisco.
Poi lei chiude la porta e viene verso di me.
Sta per dirmi qualcosa, o per fare qualcosa, ma non ci riesce.
Il campanello suono di nuovo, e dopo...
I colpi.
Uno, due, tre.
Bum. Bum.
Bum. Bum. Bum.
Sempre più forti.
Sento ancora la voce dell'uomo, ma non capisco cosa stia dicendo.
Mamma apre e lui entra.
Non riesco a vederlo in viso, ma so che...

Riapro gli occhi, spezzando la catena dei ricordi.
Il dolore è troppo forte. Non credo si placherà mai.
Quindici anni dopo, le immagini sono ancora nitide. Le tengo chiuse, come in un baule, ma non c'è lucchetto che possa fermarle se decidono di uscire a farmi visita.

Ho visto questa scena, per la prima volta, un anno prima che accadesse. Naturalmente ho scoperto soltanto crescendo le tempistiche degli eventi.
Ma le immagini da cui continuo a scappare sono comparse nella mia mente durante una sera estiva di quindici anni fa.
Mia madre aveva appena comperato il libro.
Un volume per bambini intitolato: "Le avventure di Rock il topino magico".
Ero seduta sulle sue ginocchia quando me l'ha letto la prima volta.
È stato allora che ho provato il primo avvertimento.
I miei genitori si sono spaventati talmente tanto che mi hanno portata dal pediatra, perché mi visitasse. Così mi ha raccontato in seguito papà.
La verità è che mentre mamma mi leggeva una delle avventure di Rock, il corpo mi trasmetteva segnali che in seguito sarebbero diventati premonizioni.
Non appena poi ho sfiorato con la mano una delle pagine, ho visto la scena materializzarsi nella mente.
L'omicidio di mia madre, che sarebbe avvenuto un anno dopo.
Non sapevo leggere, allora. Ma è stato sufficiente il tocco della mano.
Oggi, il libro mi scrive ciò che accadrà.

Chiudo gli occhi.

La sento gridare.
Sento...
Ti prego, no! Ti prego, ti prego! C'è mia figlia qui! C'è mia figlia! Non qui, non davanti a lei, ti prego, ti prego!
Poi vedo il coltello.

Espiro. Sento i battiti del cuore accelerati. Le mani sudate.
Non vorrei farlo, ma so che devo.
Apro il secondo cassetto.
Il libro è al fondo, sotto una pila di quaderni del liceo e fotografie che mi ritraggono con mamma.
Lo afferro.
Guardo la copertina beige. La accarezzo con la punta delle dita, seguendo i contorni di Rock il topino magico che mi sorride.
Lo apro.

Verdiana leggeva il futuroOnde histórias criam vida. Descubra agora