Capitolo 23: L'uomo vestito di nero colleziona anelli dorati

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Il locale è a Viareggio, nel bel mezzo della Pineta di Levante. È stato Spartaco a sceglierlo; non lo conoscevo. È un pub in stile ranch. Una staccionata in legno ne disegna il perimetro e divide i tavolini del dehor dai pini, che profumano l'aria intorno a noi.
L'ambiente è illuminato dalla luce morbida di tante piccole lanterne tenute sospese da fili invisibili sopra le nostre teste. Alla radio, Ligabue canta che certe notti la strada non conta, e quello che conta è sentire che vai.
Spartaco solleva il boccale e manda giù un lungo sorso di birra rossa.
Da quando abbiamo sentito della ragazza ritrovata morta nella vasca da bagno all'Hotel del Borgo, non abbiamo parlato d'altro.
È saltato fuori che era una prostituta di origini cinesi.
<<Non ci è riuscito con Nadia. Ci è riuscito con lei.>>
Lo dico senza guardare Spartaco. Quasi come se stessi parlando da sola. Appoggio gli occhi sulla Coca Cola nel bicchiere. Ne mando giù un sorso e mi rendo conto che è diventata calda.
<<Parlami ancora degli anelli, Verdiana.>>
Ripenso alla frase comparsa sul libro, quando credevo che l'avvertimento riguardasse mio padre.

L'uomo vestito di nero indossa stivali chiodati
L'uomo vestito di nero colleziona anelli dorati

<<Durante una delle visioni che ho avuto... collegate alla morte di Nadia... ho sentito un rumore metallico>> cerco di spiegare, <<come...una sorta di tintinnio. Insieme al suono dei chiodi sotto gli anfibi dell'assassino.>>
Spartaco mi fa segno di continuare, mandando giù un altro sorso di birra.
<<Qualche tempo dopo, ho avuto uno dei miei avvertimenti... mentre mi trovavo di fronte a mio padre. Ero convinta che riguardasse lui. Ma quando ho aperto il libro, ciò che ho letto è stata questa frase.>>
Prendo il telefono, scorro le note e gliela mostro:

L'uomo vestito di nero indossa stivali chiodati
L'uomo vestito di nero colleziona anelli dorati
Ed è vicino.

<<Ho collegato il tintinnio che non riuscivo a decifrare al rumore di anelli. E adesso...>>
<<...e adesso>> mi interrompe Spartaco, <<sembra che alla ragazza cinese sia stato tagliato il dito anulare della mano sinistra. È probabile che portasse un anello.>>
<<Già. Che cosa pensi che possa significare?>>
Lui esita. Scuote il capo. Finisce la birra.
<<Non ne ho idea. Ma, Verdiana...>>
Mi guarda e rimane in silenzio per un lungo momento. Quando parla, le sue parole sono misurate, placide.
<<Avanti, dimmi che cosa c'è di nuovo. Avanti.>>
Prendo la borsetta, tiro fuori un foglio che ho piegato in quattro parti. Glielo passo.
Spartaco lo apre, legge cosa c'è scritto, poi solleva gli occhi verso di me.
<<Carlo Imperatore? Chi sarebbe?>>
Esito. Non sono ancora del tutto convinta di volerglielo dire. Di metterlo al corrente del progetto che durante gli ultimi giorni ha preso forma nella mia mente. Ma so che ne terrò fuori mio padre. Non voglio essere io a riaprire le sue ferite. D'altro canto non posso ignorare la voce che continua a gridarmi di fare qualcosa. Di...
Scavare.
Il dettaglio del dito mozzato è soltanto l'ultimo tassello del puzzle, ma ha riaperto frammenti di ricordi che mi fanno paura. Troppa, per pensare di poter gestire tutto da sola.

Ripenso a ciò che ho fatto nel pomeriggio. Alla scatola dei gioielli di mamma. Non erano molti. A quanto mi ha detto papà, non le interessavano granché. Ho trovato degli orecchini, qualche collana. Pochissimi anelli. Ma non la fede nuziale.
Gliene ho parlato. Papà conserva ancora la propria, anche se non la porta più al dito. Mi ha spiegato che la mamma aveva perduto l'anello pochi giorni prima di morire. Ho provato un brivido lungo la schiena, ma mi sono sforzata di nascondere la paura.
Ho trascorso l'interno pomeriggio cercando notizie sul suo omicidio, chiusa nella mia stanza. Ho letto e stampato tutti gli articoli che ho trovato in rete. Non ero mai riuscita a mettere insieme il coraggio per fare una cosa simile. Ho pianto, ho provato fitte allo stomaco, nausea, orrore. Tristezza. Non ho scoperto nulla che non conoscessi già, ma sono arrivata a un nome.
<<Allora?>> ripete Spartaco, <<Chi è Carlo Imperatore?>>
<<Il commissario che si è occupato dell'omicidio di mia madre.>>
Lui sgrana gli occhi e inarca le sopracciglia. Sta per dire qualcosa, ma non gliene lascio il tempo.
<<È in pensione, adesso. Ha una settantina d'anni. Abita a Baia Azzurra.>>
<<Verdiana...>>
<<Ho cercato tra i gioielli di mia madre, oggi. La fede nuziale non c'è. Mio padre dice che l'aveva perduta poco tempo prima di morire. Ma non ci credo. È un altro collegamento, capisci? L'uomo vestito di nero indossa anfibi chiodati... l'uomo vestito di nero colleziona anelli dorati. Perché il libro avrebbe dovuto mostrarmi queste frasi, Spartaco? E poi...>>
Mi guarda senza dire nulla, ma so che ho guadagnato la sua attenzione. <<E poi, la ragazza cinese. Se non avessi saputo del dito anulare amputato, forse non avrei mai messo insieme questi elementi. Ma so che c'è un collegamento... con ciò che è successo a mia madre. E voglio scoprire la verità.>>
Spartaco annuisce. Poi chiama la cameriera e ordina una seconda birra.
<<E tuo padre... gliene hai parlato?>>
<<No. E non intendo farlo. Almeno, fino a quando non avrò trovato delle risposte.>>
<<Dovremmo discuterne con il commissario D'Asti. Sarebbe più...>>
<<Andiamo, Spartaco. Non credi sul serio a ciò che stai dicendo. Ricordi quando ti ho spiegato del mio "dono"? Mi hai chiesto se fossi in cura da qualche parte. E lo capisco. Cosa pensi che farebbe il commissario? O chiunque altro?>>
<<E va bene.>>
Mi guarda, e scorgo una luce strana nei suoi occhi. Ha qualcosa di... paterno, in un certo senso. <<Vorrei domandarti a che cosa ti serve farlo. Approfondire. Scavare. Ma eviterò, Verdiana.>>
<<Ti ringrazio. Perché conosci già la risposta, giusto?>>
Annuisce. La radio trasmette ancora Ligabue. Piccola stella senza cielo, adesso.
Un lungo silenzio, tra noi.
Poi è Spartaco a interromperlo.
<<Ho imparato che chi sopravvive, a un certo punto ha bisogno di conoscere la verità. Chi ha perso qualcuno, nel modo in cui tu hai perso tua madre... magari va avanti per anni, ignorando le domande che risuonano dal profondo. Dal buio. Prima o poi, però, arriva il momento di fare i conti con le faccende irrisolte. La verità, quale che sia, ci dà una mano a far pace con noi stessi. Immagino che adesso tocchi a te, ragazzina.>>
<<Non chiam...>>
<<Ti accompagnerò da questo Carlo Imperatore.>>
Sorrido. Lui mi offre la mano. Gliela stringo.
Prima di mollare la presa, avvicina le labbra al mio orecchio.
<<Allora, quanto avevi di latino?>>

Verdiana leggeva il futuroحيث تعيش القصص. اكتشف الآن