Capitolo 18: Scarpe da danza

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<<Spegni la radio, Spartaco! Per favore, spegni la radio adesso!>>
Grido ed è come se la mia voce provenisse da un altro corpo. Nell'abitacolo stretto della Panda, le parole risuonano con la forza di un'esplosione.
Spartaco si volta verso di me per un istante, e mi è sufficiente a registrare l'espressione sconcertata sul suo volto.
<<Basta, spegnila! Togli questa canzone! Togli questa canzone! Spartaco!>>
Ma la musica è talmente nitida da oscurare il resto del mondo.

"There's a blade by the bedAnd a phone in my hand
A dog on the floor..."
                                      ***
Nadia scende le scale che conducono alla spiaggia facendo attenzione a dove mette i piedi.
Lui le cammina accanto, la radio in una mano e la busta di plastica nell'altra.
È sempre più teso. Sente l'eccitazione crescere ad ogni passo. Percepisce che lei è titubante, ma non ha importanza. Sa di poter mantenere il controllo. È già capitato in passato. Anche con donne molto meno disposte di lei.
Il ricordo lo fa sorridere.

<<Ci siamo>> le dice, quando i loro piedi si posano finalmente sulla sabbia.

La spiaggia è buia. Le uniche luci provengono dall'alto, dalla passerella che hanno appena abbandonato.
Sono soli.
Nadia si volta a guardarlo. Poi rivolge gli occhi verso il mare.
È calmo, piatto, nero. Una tavola oscura e silenziosa.
D'un tratto, lei sente qualcosa dentro. Parte come un solletico. Diventa un formicolio. Poi una morsa allo stomaco.
Ricorda l'altalena di tanti anni prima.
(Non avvicinarti all'altalena, oh, no, resta lontana dall'altalena)
Lui sussurra qualcosa, ma lei è altrove.
L'aria, da fresca, diventa fredda.
Lui appoggia la radio a terra. Apre la busta di plastica. Tira fuori un telo e un paio di scarpe rosa da ballerina, con la punta piatta.
Alza gli occhi verso di lei e preme il tasto play sulla radio.
Parte una canzone.

"There's a nail in the door
And there's glass on the lawn
Tacks on the floor
And the tv's on"

Lui chiude gli occhi quando la voce di Ambrosia Parsley inizia ad intonare "Goodnight moon".

                                     ***

<<Spartaco, spegnila, spegni questa maledetta radio!>>
Più grido e più mi sembra di scivolare fuori dal mio corpo. Faccio fatica a distinguere ciò che mi circonda. I colori si diventano sempre più offuscati. La strada corre veloce fuori dai finestrini e provo una sensazione violenta di nausea. Le mani sudano e tremano. Il cuore va a mille.
E la musica, oh, la musica...
La canzone.
Quella canzone.
È ovunque. Riempie ogni centimetro dell'abitacolo.
(C'è mia figlia qui! Ti prego, ti prego! Non davanti a mia figlia! Non davanti a mia figlia!)

"...And I always sleep with my guns
When you're gone
There's a blade by the bed
And a phone in my hand"

<<Toglila, Spartaco, ti prego, toglila! Spegni la radio!>>
Grido. Grido e piango. E sento che qualcosa di terribile sta per accadere.
Lo sento vicino, molto vicino.
Ed è tutto così...
Simile ad allora.
Così...
L'auto si ferma, Spartaco si gira verso di me e appoggia entrambe le mani sulle mie spalle. Mi guarda con gli occhi sgranati e un'espressione sconvolta in viso. Ma quel contatto mi riporta alla realtà.
<<Verdiana... Verdiana.>>
Sento le lacrime inondarmi la faccia. Ho il respiro corto. Affannato.
Spartaco indica il cruscotto.
<<Non c'è nessuna radio qui, Verdiana.>>

                                   ***

Lui fissa Nadia, che adesso finalmente ha capito.
Sa di essere nel posto sbagliato, insieme alla persona sbagliata.
Sta valutando tutte le possibilità a sua disposizione. Ma si rende conto che sono ben poche, e soprattutto ha troppa paura.
Capisce che il suo sesto senso non l'ha tradita. È sempre stato lì, e ha spinto per farsi sentire, per aprirle gli occhi. Ma è stata stupida, adesso lo riconosce e lo accetta. Si è lasciata stordire dal suo fascino. Dalla sua bellezza, che è assoluta, accecante.
Lui è in piedi davanti a lei, immobile.
Ha depositato il telo sulla sabbia. Ci ha appoggiato la radio sopra. La canzone è terminata, e l'ha rimessa dal principio.
<<Indossale, Nadia>> le dice, con calma, indicando le scarpe rosa da ballerina.
Lei fa un passo indietro.
<<Indossale>> le ripete.
<<No...>>
Lui chiude gli occhi per un istante. Trae un respiro profondo. Inizia a canticchiare le parole della canzone, sottovoce, senza smettere di guardarla.

"Theres'a shark in the pool
And a witch in the tree
A crazy old neighbour and he's been watching me"

Nadia fa un altro passo indietro, ma sente le ginocchia tremare. Come il respiro.
Lui avanza. Infila la mano nella tasca posteriore dei jeans e tira fuori un rasoio.
Le sorride, senza smettere di cantare, senza smettere di fissarla.
L'ultima cosa che Nadia riesce a vedere, prima di fare un passo indietro ed inciampare, è una mezzaluna luminosa che illumina un punto in alto, alle spalle di lui.

                                      ***

<<Nessuna radio>> ripete Spartaco, cercando di tranquillizzarmi.
Sento ancora la melodia della canzone nella testa, ma è meno forte. Resta in sottofondo, però.
Come tanti anni fa.
Come...
Una serie di flash improvvisi interrompono il flusso dei pensieri.
Vedo un ristorante, una monovolume scura, una busta di plastica.
Un paio di scarpe da danza. Un rasoio...
"Oh what should I do
I'm just a little baby..."
...scarpe da danza...
Scarpe da danza.
Sento il corpo paralizzarsi.
Vedo nitida davanti a me l'immagine di un vecchio, enorme portone tenuto chiuso da un miliardo di lucchetti arrugginiti, che di colpo si sganciano.
Il portone si apre, e...
Scarpe da danza, ma certo.
Spartaco stringe le mani sulle mie spalle. Mi è rimasto sempre accanto.
E infine, chiara come il sole, scorgo la mezzaluna illuminata, sul Lungomare del Vento.
E so, con la stessa certezza con cui si sanno certe cose nei sogni, che è lì che dobbiamo andare.
<<Metti in moto, Spartaco.>>

Verdiana leggeva il futuroWhere stories live. Discover now