Capitolo 12: Il ragazzo con la maglietta dei Nirvana

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L'idea di andare al cinema è saltata. Né Rebecca né Felix hanno più voluto considerare la possibilità di guardare un film. Non dopo ciò che mi è successo al parco.
Abbiamo raggiunto il centro di Baia Azzurra e sediamo su una panchina, in piazza Martiri della Libertà, a pochi metri dalla fontana. Sul lato opposto al nostro, proprio all'altra estremità, spicca il grande orologio. È simile a quello che si trova sul viale principale di Viareggio, ma ancora più alto.
<<Ti capita spesso, Verdiana?>>
Mi volto a guardare Rebecca. So che fino a quando non le fornirò delle risposte accettabili, non mollerà. E lo stesso vale per Felix.
Funziona così con i veri amici, giusto?
Soltanto che mi sono sempre tenuta alla larga dalla possibilità di condividere il segreto del "dono" con qualcuno che non fosse mio padre.
Esito, ma sento il peso dei loro occhi puntati addosso, come se fossero due paia di lampade per interrogatori, di quelle che si vedono nelle serie televisive.
Penso a quanto sarebbe semplice lasciarmi andare e raccontare loro la verità. A quanto sarebbe liberatorio.
Poterne parlare con qualcuno della mia età. Finalmente.
Non voglio dire che mio padre non mi aiuti. Fa tutto ciò che può e anche di più. Ma so che confidarmi con loro sarebbe diverso.
Tuttavia...

Dunque, ragazzi: nel secondo cassetto del comodino accanto al mio letto c'è un libro. Si intitola "Le avventure di Rock il topino magico". Ma ad essere magico è il libro. Lasciate che ve lo spieghi.
Di tanto in tanto, provo una specie di scarica elettrica. Dura poco, ma è travolgente. Io la chiamo "l'avvertimento".
In genere, percepisco l'avvertimento quando la persona che mi è fisicamente più vicina è destinata a morire di lì ad un anno. Di una morte violenta.
Allora posso tornare a casa, tirare fuori il libro dal cassetto e sfogliare le pagine. Una di esse, riporterà il modo in cui la persona per la quale ho provato l' avvertimento... morirà.
Tutto chiaro? State già telefonando alla casa di cura più vicina?

<<Verdiana? Sei con noi?>>
Sposto gli occhi su Felix, che parlando mi ha posato la mano sulla spalla.
Annuisco.
<<Sì. Sono con voi. Va tutto bene, sul serio.>>
<<Allora, ti capita spesso?>> insiste Rebecca.
<<No. Perché?>>
Esita per un istante. Si volta in direzione dell'orologio. Poi torna a guardarmi.
<<Beh. Non voglio dire che tu sia rimasta indifferente dopo essere crollata a terra delirando, quasi perdendo i sensi... ma...>>
Si interrompe. Inarca le sopracciglia. <<... Non mi sei sembrata davvero sorpresa. Ecco perché ho pensato che magari... ti fosse già successo.>>
<<No, Rebi. Non mi era mai capitato.>>
Ed è la verità. Non le sto mentendo. Ciò che è accaduto al parco ha stupito me per prima. Posso aver reagito in maniera "contenuta" perché sono abituata a confrontarmi con eventi non proprio ordinari.
A turbarmi è che ...
È stato diverso, questa volta.
È stato come se fossi lì. Ma in un altro momento. Di notte.
E lui era accanto a me.
L'ho visto, sdraiato sull'erba, la testa rivolta verso il cielo.
Canticchiava, gli occhi sgranati.
Canticchiava una canzoncina infantile.
E poi... gli anelli.
Gli anelli sporchi di rosso.
Era sangue, lo so con la stessa certezza con cui si sanno certe cose nei sogni.
Soltanto che non stavo sognando. Ero come... in una sorta di trance.
Lui è stato al parco durante la notte.
Ed era contento.
Sono riuscita ad entrare in sintonia con il suo stato d'animo. E non mi era mai capitato prima.
Provavo l'avvertimento, leggevo ciò che era scritto sul libro e poi... basta.
Nulla di più.
Ma adesso sento che... è come se "il dono" stesse...mutando. Diventando... più forte.
Torno con il pensiero alla cena al ristorante, con mio padre. Anche lì è capitato qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso.

Cos'era successo, al ristorante?
Sono stata male. Ho quasi perso conoscenza.
D'accordo, ma...
Quando?
(il ragazzo con la maglietta dei Nirvana)
Sì. Il ragazzo con la maglietta dei Nirvana.
Era vestito di scuro.
(come l'uomo del parco)
I nostri sguardi si sono incrociati una, due volte.
E poi...
Lui è scomparso.
Non l'ho visto andare via, certo. Ma...

<<Verdiana? Sei sicura di sentirti bene?>>
La voce di Rebecca mi arriva come un'eco lontana.
Sta per succedere ancora.
D'un tratto mi rendo conto che c'è qualcosa che devo fare. Che sento di dover fare.

Alza gli occhi, Verdiana.
Alzali e guarda verso l'orologio.
Guarda verso l'orologio.

È una voce nella mente a parlare. Talmente nitida da coprire gli altri pensieri.
Decido di assecondarla. Sollevo lo sguardo verso l'orologio.
Le grosse lancette nere segnano le dieci e mezzo.
E allora?

Guarda meglio, Verdiana.
Giù.
Più giù.
Più giù...

Scendo con lo sguardo.
Scendo fino a che non lo vedo.
Il ragazzo con la maglietta dei Nirvana.
È lì, da solo, in piedi davanti all'orologio.
È vestito come la sera precedente, al ristorante.
Lo guardo e vedo che sta sorridendo. Anche lui sta guardando verso di me, ma...
Qualcosa non va con i suoi occhi.

Alzati.
Avvicinati a lui. Ma fai attenzione.
Fai attenzione.

Mi alzo dalla panchina e d'un tratto so a chi appartiene la voce che continuo a sentire.
A mia madre.
È proprio lei.
<<Verdiana?>>
Rebecca mi chiama. Poi Felix fa lo stesso.
<<Verdiana? Dove stai andando?>>
Non li sto più ascoltando. Cammino verso l'orologio, verso il ragazzo con la maglietta dei Nirvana.
Attraverso la piazza.
Quando arrivo, lui non c'è più.
Ma era qui un attimo fa. Non l'ho mai perso di vista. È sempre stato qui. Come può essere... sparito?
Come può...

Poi, accade di nuovo. Sfioro con la mano il cemento che compone la base dell'orologio. Sento una scarica di tensione travolgere il mio corpo. Scivolo a terra, tanto è intensa, piegandomi sulle ginocchia. E lo vedo.
L'uomo vestito di nero. È nello stesso punto in cui poco prima c'era il ragazzo con la maglietta dei Nirvana.
Come se si fossero...
Scambiati.
O... sovrapposti.
Ha i capelli lunghi. È snello, atletico... Sembra molto affascinante.
Sta parlando e... Sento addirittura il suono della sua voce. Il cuore mi batte forte nel petto e le tempie pulsano. Ho le mani sudate e tremo, sto tremando, lo so, ma devo restare concentrata.
Guardare ancora un po'. Soltanto un altro po'.
Lui non è da solo.
È insieme a una donna. E ho una percezione chiara, assoluta: loro sono stati qui da poco. Proprio qui, davanti all'orologio.
Le sfiora la schiena con una mano. Lei gli sorride.
È Nadia.
Poi ...

La camera d'albergo.
La vasca da bagno.
Il coltello.
Il sangue.
La tv accesa sul meteo, la data di domani.
Gli stivali.
I passi lungo il corridoio...

La testa sta per esplodermi, ma devo resistere. Ancora un attimo. Ancora un attimo perché...
Vedo dove stanno andando.
Il Lungomare del Vento.
È lì che la sta portando.
No...
È lì che l'ha già portata.

<<Verdiana... Diana... Ana... Na...>>
La voce di Felix si mescola a quella di Rebecca. I suoni sono lontani, indistinti.
Non so dove mi trovi.
Ma...

Il Lungomare del Vento.

Sto per scivolare nel buio.
È come quando ci si addormenta. Riesco a capirlo. Sto per lasciarmi andare, esausta. Ma appena prima di abbandonarmi al nero, rivedo il ragazzo con la maglietta dei Nirvana.
Mi strizza l'occhio. Sorride.
Ed è lo stesso sorriso che l'uomo vestito di nero ha rivolto a Nadia prima di sfiorarle la schiena con la mano.
Il Lungomare del Vento, penso.
Poi, tutto diviene oscurità.

Verdiana leggeva il futuroWhere stories live. Discover now