Capitolo 36: Una nuova vittima

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Non si è neppure dovuto sforzare, pensa.
Michela l'aveva invitato a salire per un drink, dopo il caffè.
L'appartamento di Via San Massimo è piccolo e ordinato. Nessuna coinquilina, una sola vicina molto anziana, che non darà problemi. Lo sa perché ha studiato, prima. Si è preparato.
La preparazione è tutto.
Due balconi: uno affaccia sul cortile interno, l'altro sulla strada. Perfetto.
È stato così facile, si dice, mentre si guarda allo specchio.
Le sue mani sono talmente sporche di sangue da sembrare pitturate con la vernice.
L'adrenalina è calata. Il respiro sta tornando regolare, finalmente.
Dovrà pulire tutto, facendo molta attenzione.
Non è segnalato, la polizia non ha le sue impronte. La fedina penale è pulita, ma le precauzioni non sono mai troppe.
Mentre osserva il proprio riflesso, scorge barlumi della persona che era prima che tutto iniziasse, molti anni addietro.
Sono flebili scintille di umanità che appartengono al ragazzo che è stato.
Un estraneo morto e sepolto, che non tornerà.
C'è stato un momento preciso, pensa, un momento di svolta.
La fine della speranza, l'ardore del rifiuto, una porta chiusa.
No, non chiusa.
Serrata, blindata.
Sogni infranti. Nessun futuro.
Nessun futuro.
C'è stato, sì, un momento in cui avrebbe potuto...

Ma il suo undicesimo compleanno resta ciò che è.
Il principio.
Mamma tradiva papà, dice, parlando da solo davanti allo specchio.
Papà ha perso il lavoro, canticchia.
Piano, sottovoce, guardandosi le mani scarlatte.
Chiude i pugni, li riapre.
Papà ha perso il lavoro e trovato la bottiglia, trovato la bottiglia, continua a mormorare, nella sua cantilena.
Buon compleanno a me, nessuno assaggerà la torta.
Vede suo padre strappare l'anello dal dito di sua madre.
Poi...
Poi lei grida, perché lui è molto arrabbiato. Arrabbiato quanto lo sono io, pensa.
Ed è un pensiero che lo tormenta di continuo, che non lo lascia dormire. Che alimenta la sua fame.
Rivive per l'ennesima volta la stessa scena. È la pellicola di un film che si riavvolge all'infinito.
Suo padre apre il cassetto della cucina. Tira fuori il coltello più grosso che trova e lo pianta nella gola di sua madre.
A scandire il tempo di quel momento non sono le lancette dell'orologio, ma le gocce d'acqua che cadono lente dal rubinetto chiuso male.
Clack. Clack
Si rivede in piedi in cucina, fermo davanti a loro, paralizzato. Ritrova gli occhi spalancati e folli del papà. La lama che fa su e giù, su e giù nella carne bianca di lei, colorando il suo mondo di neo undicenne di un rosso eterno.
E tutto diviene sangue, allora. Il pavimento. Il frigorifero. Le pareti.
Il suo mondo.
Buon compleanno.
Clack.
Buon compleanno.
Osserva il padre mentre si allontana dal corpo senza vita della madre.
È un uomo in preda al delirio, un vecchio ai suoi occhi, sfatto e che puzza d'alcool, che barcolla davanti a lui. Una figura talmente imbrattata di sangue da ricordargli gli indiani visti in qualche vecchio film in tv, con le loro pelli dipinte.
Nella destra stringe il coltello sporco, nella sinistra la fede nuziale strappata alla moglie.
<<Mi dispiace, figliolo>> dice.
Sono le sue ultime parole, perché poi si taglia la gola.
Di fronte a lui.
Clack
Buon compleanno, figliolo.

Buon compleanno, ripete lui adesso, fissandosi nello specchio.

Apre il rubinetto, si lava le mani a lungo, con cura, con calma. Il sangue scivola via e poi scompare.
Ma non scompare mai, si dice.
È vita.
Esce dal bagno, si dirige verso il divano, dove ha appoggiato il giubbotto che si è tolto quando è entrato nell'appartamento.
Apre la tasca, tira fuori due paia di manette e i guanti che ha portato con sé.
Li infila, preparandosi al lavoro che lo attende.

Michela non fa parte della ricostruzione. Non ha proprio nulla a che vedere con la ricostruzione.
È un'evoluzione, si dice.
È naturale.
La prossima volta...la prossima vita sarà una ricostruzione perfetta, si ripete. Ma per poter trovare la giusta concentrazione, il bisogno andava placato, e Michela è servita a questo.
La osserva.
Il cadavere della ragazza è a terra, supino, nel sangue.
Questa nuova pelle, riflette, vuole essere vista dal mondo.
Come io ho visto, anche gli altri vedranno.
Afferra i polsi della ragazza e trascina il suo corpo fuori, sul balcone che si affaccia in strada.

Verdiana leggeva il futuroWhere stories live. Discover now