Capitolo 9: Nuovi arrivi

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Mentre aspetto Rebecca e Felix davanti alla pizzeria, penso che la giornata sia trascorsa troppo in fretta. È il diciassette di giugno. Basandomi sul messaggio del libro, so che Nadia morirà... domani.
Torno a soffermarmi sull'incontro che abbiamo avuto ieri, quando è entrata nel negozio nonostante il cartello appeso fuori dicesse che eravamo chiusi.
Mi ha rivelato di essere una sensitiva. È buffo, penso. Una sensitiva incontra una tizia che legge il futuro. La tizia che legge il futuro le spiega che sarebbe meglio evitare le camere d'albergo, perché è lì che l'ha vista morire. Ma, ehi, niente da fare. La sensitiva ha la testa dura. Probabilmente si fida solo delle sue intuizioni.
Domani verrà assassinata. È non c'è nulla che io possa fare.
Rivolgermi alla polizia?
Per dire che cosa? Di sorvegliare ogni stanza di ogni albergo di Baia Azzurra? Perché un anno fa in un libro ho letto che una donna sarebbe stata uccisa?
Certo.
Come no.
I punti di vista dai quali è possibile osservare la mia condizione sono due, ne ho parlato spesso con mio padre.
Le persone potrebbero credere all'esistenza del mio "dono", oppure no.
Se lo raccontassi a qualcuno e non venissi creduta, come succederebbe nel novantanove per cento dei casi, verrei presa per una squilibrata.
Se invece venissi creduta... se descrivessi ciò che ho letto e poi l'evento si verificasse... come di certo accadrebbe, allora verrei presa sul serio. E studiata. Analizzata. Magari rinchiusa da qualche parte. Gli scienziati si strapperebbero i capelli per me. Non soltanto in Italia, ma nel mondo. E i politici...Per non parlare dei giornali. Della tv. Internet, YouTube, Instagram, TikTok... Finirei ovunque.
Sarebbe l'inizio di un nuovo incubo.
Ecco perché cerco di mantenere il segreto.

Ho visto tre persone morire, inclusa mia madre, un anno prima che accadesse. Tre, e ora Nadia è la quarta.
Ma se escludiamo mia madre, non ho mai avuto modo di rincontrare una delle vittime a distanza di un anno, ossia poco prima che l'evento previsto dal libro si verificasse.
Così mi trovo in una situazione ancora più complicata, adesso. Perché Nadia non è ancora morta. Non che io sappia, almeno.
Questa notte non ho dormito. Ho pensato a lungo a lei. Al modo in cui le nostre strade si sono incrociate ancora, a distanza di un anno.
Posso sforzarmi di fingere che non sia così, ma la verità è che continuo a domandarmi se esista una ragione per questo. Qualcosa che io possa fare.

Forse, che io debba fare.

C'è un dettaglio non di poco conto che accomuna le morti di cui il libro mi ha messa al corrente con un anno di anticipo. Ed è che ognuna di esse si è verificata in circostanze violente.
Mia madre è stata assassinata.
La seconda persona, un cert...
<<Verdiana, eccoti!>>
Sposto gli occhi in direzione della voce che mi sta chiamando, e vedo Rebecca a pochi passi da me.
Oggi ha i capelli di un blu acceso. L'ultima volta erano arancioni. Li ha spuntati ancora un po'. Le arrivano appena sotto le orecchie. Per quanto si sforzi di mantenere dei look del tutto scombinati, il suo viso è talmente bello che riesce a star bene in ogni modo decida di conciarsi.
Ama il trucco vistoso, i piercing, i tatuaggi, la musica metal e la birra.
È ferma davanti a una vecchia Panda bianca, sporca, con la carrozzeria arrugginita.
Mi avvicino a lei, che intanto si gira rivolgendosi verso qualcuno seduto al posto di guida.
Guardo verso la persona al volante, che sta parlando con lei.
È un uomo enorme. Talmente grosso che mi chiedo come faccia ad entrare e uscire dall'automobile. È rasato e indossa un paio di occhiali da sole calati sul naso. Ha una barba nera, folta e lunga. Sul collo spicca un grosso tatuaggio a forma di spada con la punta rivolta verso l'alto. Un serpente vi è avvolto intorno.
Una sigaretta gli pende dalle labbra e indossa una canotta bianca, non certo appena uscita dalla lavatrice, senza maniche. Le braccia sono gigantesche, e dalle spalle muscolose spuntano grossi ciuffi di peli.
Lo vedo sorridere a Rebecca. Ha un canino d'oro.
<<Grazie per il passaggio>> gli dice lei.
Lui annuisce, mi scruta dall'alto in basso e poi riparte, accendendo la radio al massimo del volume.
Non fatico a riconoscere la voce di Bruce Dickinson, perché Rebecca è un'accanita fan degli Iron Maiden, e mi ha fatto ascoltare credo l'intera discografia della band insieme a lei.
Quando siamo sole, la guardo, sgranando gli occhi.
<<Reby? E lui.... Chi sarebbe?>>
Lei si stringe nelle spalle.
<<Oh, nessuno. Cioè, soltanto... mio zio. È appena arrivato in Versilia. È un investigatore privato, o qualcosa del genere.>>

Verdiana leggeva il futuroWhere stories live. Discover now